Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport 9/11/2014, 9 novembre 2014
IL DIAVOLO SI RITIRA
Abbandona la strada. Si ritira dalle corse. Stacca il dorsale che non ha mai indossato. Molla il travestimento da diavolo, che era la sua maglia, bandiera, identità. Il Diavolo saluta ed esce di scena. Segato dalla crisi economica.
Dieter Senft, per gli amici Didi, è il Diavolo. Berlinese di Reichenwalde, nato nell’Est e diventato globale, 62 anni portati male nonostante corse e balzi, un passato da modesto corridore, una vita da autentico cicloappassionato, il Diavolo racconta che il peccato originale è di Herbert Watterot, uno «speaker» tedesco, che all’ultima tornata dei circuiti diceva «comincia il giro del diavolo rosso» e quando i corridori entravano nell’ultimo chilometro, invece di «triangolo rosso», diceva «drappo del diavolo». Da lì l’ispirazione per indossare cappello rossonero con le corna, barba bianca, mantellina nera e calzamaglia rossa.
Al mondo è apparso nel 1993, al Tour, in tandem con la moglie Margitta. Da allora il Diavolo ha partecipato a grandi giri e classiche del Nord, Mondiali e Olimpiadi, piazzandosi su strappi, presidiando salite, verniciando l’asfalto, balenando su muri, uscendo da foreste, aizzando il pubblico, incoraggiando i corridori. E rischiando anche la libertà: come in Svizzera, multato per avere imbrattato la strada, o in Italia, rischiando l’arresto perché i poliziotti si erano innervositi non capendo il tedesco o forse pensando che un demonio fosse poliglotta, o ai Mondiali di Hamilton, in Canada, rispedito a casa senza neanche mettere piede a terra solo perché era sceso dall’aereo già in abiti diabolici. Però c’era chi gli offriva da mangiare e bere, chi lo invitava a casa, chi gli chiedeva autografi e foto. I corridori lo amavano e lo evitavano, anche perché lui spesso li rincorreva agitando il forcone. Il suo armamentario, in un furgone griffato, comprendeva una latta da 50 litri di vernice bianca, una ventina di forconi dall’alluminio alla plastica, abiti e ricambi. Per campare poteva contare su qualche sponsor. Un paio di anni fa una trombosi aveva mandato il Diavolo all’inferno, ma lui non aveva resistito al richiamo della strada, anche se sembrava meno luciferino. Finché ha detto basta: «Ormai prendevo mance da 500 euro e non riuscivo a coprire neanche le spese».
Un finale da povero Diavolo.