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 2014  novembre 09 Domenica calendario

PAPA PAOLO VI E L’INCONTRO CON L’ARTE DI OGGI

Per il visitatore dei Musei Vaticani, che passando tra le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina incrocia l’appartamento Borgia con la collezione di arte contemporanea, lo sconcerto è inevitabile. Antonio Paolucci, direttore dei Musei, ammette che passare da Raffaello a Marino Marini, Matisse, Chagall, dal Laocoonte e dal Pinturicchio a Fontana, More, Bacon possa suscitare all’inizio un certo disagio: «Solo dopo il visitatore capirà che questo inaspettato segmento museale è ideologicamente motivato, è parte di un più vasto disegno culturale e politico che ha per oggetto il dialogo del mondo cattolico uscito dal Concilio Vaticano II con il tempo presente e per obiettivo di più lungo periodo la ricomposizione di un divorzio fra la Chiesa e le arti che dura ormai da più di due secoli». Artefice di questo progetto fu Paolo VI. In omaggio al Papa beatificato domenica 19, negli spazi monumentali del Braccio di Carlo Magno, dove resterà fino al 15 novembre (ingresso gratuito, da piazza San Pietro a sinistra della Basilica) la mostra «Paolo VI e gli artisti. ‘Siete i custodi della bellezza nel mondo’». Presenta al pubblico una selezione di opere provenienti dalla collezione d’arte contemporanea voluta dallo stesso Pontefice e da lui inaugurata nel 1973. Il dialogo con gli artisti era cominciato una decina di anni prima, con la celebre Messa nella Cappella Sistina, la cui foto è esposta ora accanto alle opere che molti di quegli artisti hanno poi donato ai Musei Vaticani. Paolo VI, nell’omelia, ai pittori e agli scultori parole che ancora oggi colpiscono per la semplicità, la franchezza, la potenza: «Bisogna ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti, come avviene tra parenti che si sono un po’ guastati. Voi ci avete un po’ abbandonato, siete andati lontani, a bere ad altre fontane. Ma per essere sincero e ardito anche noi vi abbiamo fatto un po’ tribolare, perché vi abbiamo imposto come canone primo l’imitazione, a voi che siete creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità Perdonateci! Rifacciamo la pace’ quest’oggi’ qui’». Nel giro di pochi anni, e senza l’impiego di alcun fondo da parte della Santa Sede, il Papa raccolse una collezione di circa novecento opere, che raccontavano non tanto l’arte religiosa ma piuttosto la religiosità dell’arte. Arrivò, in dono da Gianni Agnelli, una delle rielaborazioni che Francis Bacon ha dedicato al Ritratto di Innocenzo X di Velázquez. Altre donazioni comprendevano «Christ et le pientre» di Marc Chagall, la Pietà di van Gogh, un Crocifisso di Salvador Dalì. Le acquisizioni continuarono anche dopo la morte di Paolo VI: Matisse e Diego Rivera, Piet Mondrian e Umberto Boccioni, Giacomo Manzù e Alberto Burri. Nella mostra, curata da Francesca Boschetti, le opere si alternano alle fotografie storiche de L’Osservatore Romano e dei fotografi Felici che documentano le tappe più importanti della relazione tra papa Montini e il mondo dell’arte.