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 2014  novembre 09 Domenica calendario

TOH, IL CENSORE ZANDA CADE SUL CONFITTO D’INTERESSE


Roma Il premier Berlusconi dichiara sulla Rai? «Conflitto di interessi!». Il premier Berlusconi assume l’interim dello Sviluppo economico? «Conflitto di interessi!». Il senatore Berlusconi viene regolarmente eletto? C’è comunque un conflitto di interessi che deve essere regolato mediante una legge ad hoc sulle cause di ineleggibilità. Gli otto anni a Palazzo Madama di Luigi Zanda, capogruppo del Pd, si possono benissimo riassumere in questo modo. Peccato che nella trappola del conflitto di interessi sia cascato anche lui.
Il casus belli è rappresentato dal decreto di ripartizione del Fondo ordinario per gli enti di ricerca (per gli addetti ai lavori «Foe»). Si tratta degli 1,75 miliardi che ogni anno il ministero dell’Istruzione assegna alle istituzioni scientifiche. Il ministro Giannini quest’anno s’è ricordata solo a fine settembre che quelle risorse dovevano essere distribuite e, come è prassi, ha inviato alle Camere il documento. Nessuna novità particolare rispetto al passato: lo stanziamento è in gran parte destinato al Cnr (583 milioni), all’Agenzia spaziale italiana (534 milioni) e all’Istituto nazionale di Fisica nucleare (277 milioni). Tra i fondi del Cnr, però, spicca una voce tutta nuova: 426.245 euro per una «infrastruttura di ricerca delle scienze religiose» curata dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII. Chi siede nel cda di questo ente? Il senatore Luigi Zanda.
In commissione Cultura al Senato né il presidente Andrea Marcucci né la relatrice Rosa Di Giorgi hanno battuto ciglio, forse per non turbare il numero uno del loro gruppo. Solo l’ex grillino ora componente di Italia lavori in corso, Fabrizio Bocchino, nel corso dell’esame e la leghista Silvana Comaroli con un’interrogazione, come ricorda Dagospia, hanno sollevato la questione. L’esponente del Carroccio ha chiesto di escludere la Fondazione dal riparto dei contributi, proprio in virtù del conclamato conflitto di interessi. Hanno taciuto, invece, il ministro Stefania Giannini e la collega di Scelta Civica in commissione, Linda Lanzillotta, forse perché coniuge di un altro componente del cda della Fondazione intitolata al «Papa buono», il presidente della Cassa Depositi e prestiti ed ex senatore Ds Franco Bassanini.
Ma vediamo a cosa dovrebbero servire i 426mila euro. Il Consiglio nazionale delle ricerche intende sostenere la realizzazione di «ReS - Religious sciences», una «infrastruttura di eccellenza nell’ambito della ricerca storico-religiosa europea ed internazionale, basata sulle dotazioni scientifiche e sulla rete di rapporti internazionali della Fondazione» con lo scopo di offrire «uno strumento di innovazione scientifica e di conoscenza dell’incidenza del dato religioso nella società contemporanea». Perché la Fondazione e non un’università, allora? Forse perché la Fondazione per le scienze religiose «Giovanni XXIII», con sede a Bologna, è un’istituzione prestigiosa. Oltre Zanda e Bassanini nel suo cda siedono l’ex ministro e attuale presidente di Bpm, Piero Giarda, il presidente emerito della Consulta Valerio Onida, il priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi, il presidente della Fondazione del Corriere Piergaetano Marchetti, il presidente di Confindustria Emilia Romagna Anna Maria Artoni. Forse perché la Fondazione è una creatura di Giuseppe Dossetti e ne è stato presidente Beniamino Andreatta, il «creatore» di Romano Prodi. Forse perché il direttore scientifico è Alberto Melloni, storico del Cristianesimo che ama il dossettismo e detesta Pio X, Pio XII, De Gasperi e Ratzinger, cioè tutto ciò che non è modernismo e rappresenta la tradizione cattolica. Forse perché c’è un conflitto di interessi.