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 2014  novembre 09 Domenica calendario

LE PROTESTE DEI TASSISTI: UNA UBER-PUBBLICITÀ


Che la cattiva pubblicità possa in certi casi essere molto proficua, è da sempre la regola di più di un esperto di comunicazione. Una spacconata dei vecchi manipolatori dell’opinione pubblica — si potrebbe pensare. Nell’era del Big Data, possiamo verificarla, in qualche modo misurarla. Diogo Macahdo, un ricercatore del think tank Bruegel, ha voluto testare l’assunto nel caso di Uber, il servizio auto con prenotazione via app diventato un caso mondiale negli scorsi mesi: un indiscutibile esempio di «cattiva pubblicità» data dalle proteste e dalle manifestazioni con le quali Uber è stato accolto dai tassisti e dai divieti introdotti da numerose autorità. Machado ha preso in considerazione la Germania.
   Per prima cosa, ha tracciato un indice delle ricerche delle parole «Taxi» e «Uber» effettuate su Google. Fino al 13 aprile 2014, giorno in cui fu introdotta la prima regolamentazione tedesca del servizio, le ricerche per Uber stavano attorno a un indice 25, mentre quelle per Taxi attorno a 50. Da quel momento, la situazione inizia a cambiare e si ribalta l’ 8 giugno, quando i tassisti tengono le loro manifestazioni contro l’attività che ritengono illegale: l’indice Google per Taxi arriva a 58 e quello per Uber a cento. Dalla fine di agosto in poi, quando il divieto di operatività a Uber è imposto e poi revocato dalle autorità, l’indice indica valori quasi sempre superiori per Uber, tra 60 e 98, rispetto a Taxi, tornato attorno a 50.
Si può pensare che le ricerche su Google siano solo di curiosità, per avere informazioni su un servizio sconosciuto. Machado ha dunque anche misurato la correlazione tra le ricerche per le due parole, supponendo che la maggiore correlazione, cioè il muoversi nella stessa direzione dell’indice riferito a Taxi e a Uber, significhi che la gente cerchi Uber per le stesse ragioni per cui cerca Taxi, cioè per prenotarne il servizio. Il risultato: fino all’ aprile 2014, quando non c’era polemica, il coefficiente di correlazione (ottenuto attraverso una formula matematica per misurare la relazione) era bassissimo e spesso negativo, mediamente, tra l’ autunno 2013 e la primavera 2014, pari a 0,14; da quando sono esplose la battaglia di piazza e la polemica politica, si è impennato a una media di 0,56. I tassisti e le autorità (almeno in Germania) sono insomma stati una gran pubblicità per Uber. E si può dire che i vecchi guru dell’ advertising non sbagliassero di molto.