Tommaso Rodano, il Fatto Quotidiano 9/11/2014, 9 novembre 2014
CHI HA PAURA DELLO ZERO-VIRGOLA? RIZZO NO
Roma, via dei Frentani. L’Occidente trema: si celebra il ritorno del compagno Marco Rizzo. Rosso che più rosso non si può, lungo il sentiero di una gloriosa, ostentatissima marginalità. Rizzo fu del Pci, di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, della Lista Anticapitalista, dei Comunisti Sinistra Popolare. Vent’’anni di Parlamento, un numero imprecisato di legislature. Oggi, più sobriamente, è segretario del Partito Comunista. La stella polare è il marxismo-leninismo. L’incarnazione storica è lo stalinismo.
La festa di partito si celebra in una vecchia sede del Pci. Ora è un centro congressi che ha assistito alle più recenti scissioni degli atomi della sinistra italiana. Per l’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (che per il calendario gregoriano iniziò il 7 e l’8 novembre 1917), e per il rilancio l’ultima creatura di Rizzo, la sala è sorprendentemente gremita.
Chi ha paura dello zerovirgola? Ci sono gli universitari del Fronte della Gioventù comunista e un pugno di redskins di San Lorenzo. Ci sono vecchi nostalgici e ospiti internazionali: i compagni dell’ambasciata della “Repubblica Bolivariana del Venezuela”, di quella cubana, persino della Corea del Nord. E poi gli amici dei partiti di Grecia, Russia e Spagna. Un compagno della “cellula Jurij Gagarin” cita Pierangelo Bertoli: “Un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Viva il Comunismo, viva l’Unione Sovietica!”. Altro che Berlinguer: “La spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre non s’è mai esaurita!”. La Leopolda rossissima di via dei Frentani si gonfia d’orgoglio e nostalgia, vibrano parole d’altri tempi: “opportunismo borghese”, “socialsciovinismo”, “collaborazionismo”, “apostasia, revisionismo e disorientamento teorico”, “limitatezza parlamentaristica”. Suonano inni e canti popolari: “Stalingrado in ogni città!”. Si vendono busti di Lenin in finto gesso: quello grande a 50 euro, quello piccolo a 25. “Hanno mercato?”, domanda - eretico - il cronista. “Si vendono bene”.
E poi c’è Marco Rizzo, il caro leader. Anno 2014: “L’unica soluzione per risolvere la crisi del sistema capitalistico è il comunismo. Le fabbriche vanno affidate ai lavoratori”. Ma a un giovane che non trova lavoro a un operaio che lo sta perdendo, parla di Stalin? “Non c’è contraddizione, stiamo tornando agli inizi del ‘900, il lavoratori sono di nuovo schiavi”. Il compagno Rizzo non ha fiducia nella democrazia parlamentare, ma grazie a una lunga militanza a Montecitorio vive con una pensione da 4500 euro netti. Un esproprio proletario? “Sono stato l’unico - replica - a essersi licenziato per non avere la doppia pensione”. Addavenì Baffone.
Tommaso Rodano, il Fatto Quotidiano 9/11/2014