Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 9/11/2014, 9 novembre 2014
SE LEOPARDI FA IL PUNTO SULLE STELLE
La scena finale del film di Mario Martone Il giovane favoloso illustra la visione cosmica della Ginestra dell’ultimo Leopardi (1836), che è l’altra faccia della visione cosmologica della Storia dell’astronomia del primo Leopardi (1813).
Un libro, questo, ripubblicato dalle Edizioni dell’Altana (2002) in una versione aggiornata da Margherita Hack.
Mentre sullo schermo si vedono immagini di stelle, in sala riecheggiano i versi del poema sulle luci fiammeggianti delle stelle, che al poeta «sembrano un punto, e sono immense, in guisa che un punto a petto a lor son terra e mare veracemente». Quest’immagine, pur grandiosa, è sovrastata dalla visione dell’ Almagesto di Tolomeo (150), in cui la terra appare come un punto rispetto non solo alle stelle, ma alla loro distanza da noi. E ancor più da quella del Commentariolo di Copernico (1514), in cui è la distanza tra terra e sole ad apparire come un punto.
Come mostra il film, Leopardi fu testimone dell’eruzione del Vesuvio del 23 agosto 1834, che gli ispirò una parte del poema. Ma ovviamente ha solo immaginato “la forma smisurata di donna” del Dialogo della natura e di un islandese ( 1828), anch’essa nel film, alla quale fa dire con lucreziana saggezza e scientifica certezza che la natura non è né matrigna né maligna, ma solo ignara e incurante dell’uomo e dei suoi crucci.
Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 9/11/2014