Luca De Carolis, il Fatto Quotidiano 9/11/2014, 9 novembre 2014
LIGURIA LABORATORIO ROSSO IL CINESE CORRE CONTRO L’IMPERO DI BURLANDO
Genova
Prove tecniche di insurrezione rossa. La sinistra che si aggrappa al Cinese, contro il renzismo rampante che sfonda (e imbarca) a destra, come predica Matteo. Sfida di mondi nella Liguria dove il Pd è una Babele, i dati economici raccontano di un’emergenza e l’alluvione è una ferita che stilla danni e paura. Scende in campo Sergio Cofferati, e le primarie del centrosinistra ligure per la Regione, fissate per il 21 dicembre, diventano una partita nazionale. Nel sabato in cui scioglie la riserva l’eurodeputato ripete come un mantra: “Concentriamoci sulla Liguria”. Ma la posta simbolica è più alta. Perché da una parte ci sono l’ex segretario della Cgil con i bersaniani e tutte le sfumature del rosso, dai civatiani a Sel fino a Rifondazione e alla lista Doria, quella del sindaco di Genova. Dall’altra la “vocazione maggioritaria” della renziana Raffaella Paita: 40enne assessore regionale alle Infrastrutture con delega alla difesa del suolo, moglie del presidente del Porto di Genova Luigi Merlo (anche lui Dem). Designata e sostenuta per la successione proprio dal governatore Claudio Burlando, ex dalemiano, renziano acquisito. Paita piace anche a tanti del centrodestra: così dissestato dopo la caduta del “signore” di Imperia Claudio Scajola da non avere neppure l’ipotesi di un candidato. È lo scenario verso le primarie: per ora con altri due candidati, il dem Alberto Villa e Massimiliano Tovo (Udc, voluto da un gruppo civico). Quattro in corsa, verso le Regionali del 15 marzo. Ma la Liguria ha altro per la testa.
L’alluvione innanzitutto, con il suo carico di lutti e disastri (danni per almeno 200 milioni), prezzo del dissesto idrogeologico. Dalle 18 di oggi alla mezzanotte di domani sarà di nuovo allerta meteo 1: abbastanza per seminare ansie. Il resto lo fa la crisi economica, con 127mila disoccupati in più rispetto al 2008 (dati Cgil), le industrie e i negozi che chiudono. Solo a Genova si abbassa una serranda al giorno, urla la Confesercenti. E la Liguria si svuota dei suoi giovani. Dietro c’è il declino delle partecipazioni statali. Ma pure l’onda degli scandali: dalla maxi-truffa alla banca genovese Carige fino alla rimborsopoli in Regione, con mezzo Consiglio indagato. In mezzo al fuoco Genova: insidiata dalla provincia. Paita viene da La Spezia, una sua vittoria sarebbe uno smacco storico per la classe politica genovese. I vertici bersaniani non sono riusciti a trovare un nome di peso in città. Disperati, una decina di giorni fa l’hanno chiesto al cremonese Cofferati, da qualche anno a Genova con moglie e figlio. Poi si sono rivolti a “Rete a sinistra”, l’area di civatiani ed extra Pd. E alla fine si è trovata la quadra: anche se a sinistra c’è poco entusiasmo.
Perché Cofferati è appena stato eletto europarlamentare e da sindaco di Bologna venne contestato proprio dai “rossi”. Ma ha vinto l’esigenza di un nome forte. Così ieri Cofferati si presenta in conferenza stampa: “Ho deciso per spirito di servizio”. Punge la rivale Paita, il Cinese: “È un errore pensare che chi avuto già responsabilità possa favorire il cambiamento”. Rivendica: “Ormai vivo a Genova da anni”. E l’elezione in Europa? “Ho derogato al principio che un impegno si porta a termine”. Nel pomeriggio riceve a casa sua i rappresentanti di Rete a sinistra. Luca Pastorino, deputato civatiano: “Gli abbiamo chiesto l’impegno a lavorare per un progetto politico diverso da quello del governo Renzi, e di non imbarcare gente da destra come fa la Paita”. Cofferati tiene il punto: “Il mio è un progetto esclusivamente regionale”. Ma la Rete ha voglia di qualcosa di più largo. “Una cosa diversa dal partito della Nazione” dice Pastorino. Paita intanto “accoglie” l’avversario: “Io sono in corsa per le primarie dal 4 marzo, ho rifiutato la candidatura alle Europee. Cofferati poteva fare lo stesso...”. Lei però sta imbarcando pezzi di centrodestra, la sostiene anche lo scajolano Franco Orsi... “Sono amministratori che apprezzano il mio lavoro. Questa è la vocazione maggioritaria di Renzi, e io non mi snaturo”. Dicono che il premier sia arrabbiato con lei e Burlando per la gestione dell’alluvione: “Non mi risulta affatto. Io ho la delega al suolo da pochi mesi, e sulle responsabilità si sta facendo chiarezza”. A margine, la renziana piazza un contropiede, presentando come futuro vice Franco Marenco: cuperliano, e soprattutto “camallo”, lavoratore del porto di Genova.
Già, il porto. “Una delle poche cose che funzionano, l’abbiamo rimesso in piedi” rivendica il presidente Merlo. Snocciola numeri: “Diamo lavoro a 30mila persone, ogni anno portiamo allo stato 3 miliardi tra Iva e accise”. Più d’uno sussurra che Burlando voglia prendere il suo posto: “A me ha sempre detto di no”. Merlo scade tra poco, lo danno in corsa come anti Doria. Lui nega, anche se due giorni fa sul Secolo XIX ha attaccato frontalmente il sindaco. “A me è parsa una sparata elettorale” irrompe Tirreno Bianchi, 66 anni, storico “console” della compagnia dei lavoratori del carbone. Ultimo segretario della sezione portuale del Pci Gramsci Olcese, detesta il Pd di Renzi: “Vuole un partito unico, alle primarie non vado”. Ma i camalli saranno tutti per Cofferati? “Guardi, i camalli se ne fregano. Anche prima, mica votavano tutti per il Pci”.
Luca De Carolis, il Fatto Quotidiano 9/11/2014