Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il presidente del Consiglio Enrico Letta è in Irlanda per il G8: con la Merkel, Obama e gli altri si parla soprattutto della Siria, della guerra civile in Libano, del nuovo corso iraniano (se sarà un nuovo corso). In Italia intanto ci si scervella sul decreto-monstre di sabato scorso, ottanta articoli detti del “Fare” che dovrebbero dare un contributo alla ripresa.
• Io ho capito soprattutto che finalmente avremo il wi-fi dappertutto.
E ha capito male. Suppongo che sia stato tratto in inganno dall’espressione “liberalizzazione del collegamento wi-fi”. Si tratta semplicemente dell’abrogazione di norme, previste a suo tempo dal ministro Pisanu (governo Berlusconi), in base alle quali chi utilizzava una rete internet wi-fi doveva farsi identificare. Il wi-fi dappertutto è connesso con la realizzazione della banda larga ovunque e della fine del cosiddetto “digital divide”, un’espressione che tutti dicono in inglese e che in italiano suona altrettanto efficace, cioè “divario digitale”. Al Nord mi connetto meglio e più velocemente che al Sud, in città meglio che in campagna eccetera. Su tutto questo, che ha impegnato anche un pronunciamento della Commissione europea («dobbiamo porre gli interessi dei cittadini e delle aziende europee al centro della rivoluzione digitale» eccetera, questo già nel 2010), c’è ancora poco o niente. Del resto, il governo opera con il “cacciavite”, nuovo modo di dire.
• Che significa?
Che invece di fare grandi proclami - come potrebbe essere: costruiamo un ponte sullo stretto di Messina - si preferiscono piccoli interventi, sui quali i contrasti tra le forze politiche sono meno accentuati e che possono rendere più facile da sfruttare quello che gia c’è. A proposito del Ponte sullo Stretto, per esempio, il decreto toglie soldi al progetto e, con denari ricavati da vecchi finanziamenti per la Tav Torino-Lione e per il terzo valico Milano-Genova, mette insieme tre miliardi con i quali farà ripartire i cantieri delle metropolitane di Milano, Napoli e Roma e i lavori per l’autostrada Ragusa-Catania. Secondo il governo, questa sola mossa potrebbe valere 30 mila posti di lavoro. Le imprese edili potranno anche compensare i debiti fiscali con i crediti che hanno accumulato verso lo Stato. Gliela dico così come l’hanno raccontata a noi, si tratterà poi di leggere i decreti attuativi. C’è infatti sempre questo guaio con queste mega decretazioni d’urgenza, che poi hanno bisogno di un’ulteriore attività legislativa, su cui non riferisce nessuno, per stabilire come si fa la cosa che si è deciso di fare. Negli anni passati gli incagli su questa seconda parte dei percorsi non si contano, dovuti anche a gelosie dell’amministrazione che difende in genere le posizioni acquisite messe in pericole dalle nuove disposizioni. Staremo a vedere.
• Secondo lei quali sono i punti più importanti messi a posto da questo cacciavite?
Fa venire le lacrime agli occhi la storia che il fisco non potrà rivalersi, per debiti inferiori ai 120 mila euro, sulle prime case dei contribuenti, purché non di lusso. Ma forse i due punti più importanti sono i soldi messi a disposizione delle banche perché finanzino la piccola e media impresa e le norme per sveltire il processo civile. Lei sa che gli stranieri ci hanno detto mille volte che non vengono a investire da noi anche perché, in caso di contenzioso, le sentenze non arrivano mai.
• Cioè le banche si decideranno finalmente a prestare soldi alle imprese?.
Se un’impresa decide di acquistare un macchinario, potrà farsi finanziare dalla banca che a questo scopo stipulerà una convenzione con la Cassa Depositi e Prestiti. Sono cinque miliardi di euro, da spendere entro il 2016 (il finanziamento non potrà superare i due milioni a impresa). L’interesse dovrà essere basso e a questo scopo lo Stato mette 400 milioni per coprire la differenza tra il tasso bancario e quello effettivamente pagato dal cliente. C’è poi un primo fondo di garanzia per cinquanta milioni destinato all’innovazione e alla ricerca ed è prevista anche una multa di 50 euro al giorno da applicare ai funzionari che con la loro colpevole infingardaggine ritardano l’espletamento di una pratica. Qui sono davvero curioso di leggere il decreto attuativo: come si individuerà il funzionario? Quale tribunale lo sanzionerà? Mi immagino i milioni di ricorsi al Tar. Il lazzarone, comunque, non rischia per legge più di 4.000 euro, il che equivale a un ritardo di 80 giorni.
• Sa che non ho mai capito espressioni come “fondo di garanzia”o “agenda digitale”?
“Fondo di garanzia” significa semplicemente che, di fronte alla banca, il cliente è garantito dallo Stato. L’“agenda digitale” sarebbe il programma di sviluppo tecnologico del Paese. L’espressione è stata inventata a Bruxelles. Su questo, oltre alla liberalizzazione del wi-fi di cui s’è detto sopra, s’è anche stabilito di trasferire la materia digitale a Palazzo Chigi, affidandola a Francesco Caio, fondatore di Omnitel, già amministratore di Olivetti e risanatore di Cable&Wireless, l’uomo a cui nel 2008 si affidarono gli inglesi per lo sviluppo della loro banda larga.
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