Gianluca Paolucci, La Stampa 17/6/2013, 17 giugno 2013
DRESDNEREBANCAAKROS QUELLE“COMMISSIONI” PAGATE IN LIECHTENSTEIN
Una sconosciuta società del Liechtenstein che «introduce» affari in derivati indifferentemente con enti locali, banche e casse di previdenza. Dalla parte del venditore, sempre lo stesso soggetto, Dresdner Kleinwort. Abbastanza da far scattare qualche campanello d’allarme, all’interno della banca tedesca che nel 2008 è stata acquisita da Commerzbank.
Qualche domanda se la deve essere posta, tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, anche Jens-Peter Neumann, all’epoca capo della divisione di capital markets di Dresdner Bank. Proveniente da Goldman Sachs, il banchiere basato a Londra è di fatto il numero due della banca tedesca, a capo della divisione allora più redditizia dell’istituto. A seguito di una serie di segnalazioni provenienti dall’interno della banca, decide di rivedere i rapporti con gli «introducer». Ovvero, quegli intermediari che «presentavano» controparti alla struttura di vendita per concludere affari. Quella di utilizzare gli «introducer» era all’epoca una prassi abituale e codificata all’interno della banca. Per il loro accreditamento, esisteva anche un modello prestampato da compilare. Tra questi, nel lungo elenco di quelli autorizzati dall’istituto, figurava anche la Alfafin di Vaduz. Che, evidentemente, dal piccolo Stato incastrato nelle Alpi gestiva una rete niente male. Introduce il contratto tra Dresdner e la provincia di Catanzaro che è all’attenzione della procura della città calabrese, ad esempio. Ma non solo: secondo quanto ricostruito da La Stampa , transitano dal Liechtenstein un gran numero di altre operazioni. In particolare, esistono una serie di fatture emesse da Alfafin Establishment per operazioni in derivati condotte tra Dresdner Kleinwort e Banca Akros tra il maggio 2006 e l’ottobre 2007, per un totale di 3,327 milioni di euro in poco più di un anno. Le fatture sono emesse da Alfafin verso la sede londinese di Dresdner - alla quale faceva capo la divisione «sales» dei derivati - e, nel dettaglio, si tratta di cinque operazioni: un index linked swap con sottostanti Eurostoxx 50 e Nikkei 225 per un nozionale di 90 milioni, per il quale viene emessa una fattura di 675 mila euro con valuta 16 maggio 2006. Uno swap su valute per un nozionale di 100 milioni e una commissione di 900 mila euro, con valuta 3 agosto 2006. Uno swap sull’alternative energy index, per un nozionale di 50 milioni e commissione di 550 mila euro. Un equity-linked swap sull’azionario con sottostante l’indice Dj Stoxx Sustainability 40, con nozinale di 90 milioni e commissione di 585 mila euro. Infine, un Hybrid basket Swapperunnozionaledi50milioni, poi riparto per ulteriori 30 milioni e commissionirispettivamentedi325 mila euro e e 292,5 mila euro. Va aggiuntocheBancaAkros,delgruppo Bpm, è il principale operatore italiano sul mercato dei derivati.
Secondo quanto ricostruito, la verifica imposta da Neumann porta alla cancellazione di un gran numero di «introducer». Alfafin sarebbe stato utilizzato in particolare come introducer per le vendite di derivati, struttura che all’epoca aveva come responsabile per l’Italia Alfredo Paramico, banker di lungo corso uscito da Dresdner nel 2008. Il nome di Dresdner compare anche negli atti dell’inchiesta Mps: è l’istituto che vende a Siena il contratto Alexandria. Sull’operazione Mps-Dresdner compare anche un altro intermediario difficilmente catalogabile: la famigerata Lutifin, finanziaria svizzera anch’essa sconosciuta fino allo scoppio dello scandalo Mps ma che aveva come «clienti» tutto il gotha della finanza italiana e internazionale. I finanzieri che hanno indagato sulla società osservano che «l’intermediazione posta in essere da Lutifin tra Mps e Dresdner e retribuita con seicentomila euro non appariva affatto necessaria al punto da sembrare un pretesto per il pagamento di una tangente a soggetti terzi». Sabato scorso il pm di Milano Roberto Pellicano ha chiesto il processo per 18 persone, tra dipendenti e manager di Lutifin e funzionari di banche italiane e straniere. Sulla Alfafin ha invece avviato una rogatoria la procura di Catanzaro, che ha aperto un fascicolo relativo al derivato sottoscritto nel giugno 2007 tra Dresdner e la provincia calabrese. Per quel contratto, sarebbe stata pagata una provvigione di 750 mila euro alla Alfafin, per la quale la procura di Catanzaro sta cercando di risalire ai beneficiari finali. Il contratto con l’ente locale calabrese viene firmato da Antonio Rizzo, colui che tempo dopo denuncerà le malefatte della «Banda del 5%», il gruppo di trader dell’area finanza di Mps capitanati da Gianluca Baldassarri. Ma le domande aperte resteranno ancora molte. Quante Alfafin e Lutifin ci sono? Quante «bande del 5%» hanno operato nelle banche italiane e straniere? Quanta parte delle operazioni finanziarie transita per strutture di questo tipo? E quante operazioni sono state realizzate, a prezzi spesso gonfiati, solo per fare una«cresta», realizzare un profitto personale e occulto di pochi in danno di banche, azionisti, mercato?