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 2013  giugno 17 Lunedì calendario

Potere dell’immagine globalizzata: persino i ribelli siriani si appellano al nuovo presidente iraniano Hassan Rohani perché cambi la politica di Teheran nei confronti di Assad

Potere dell’immagine globalizzata: persino i ribelli siriani si appellano al nuovo presidente iraniano Hassan Rohani perché cambi la politica di Teheran nei confronti di Assad. Ma cosa offrono all’Iran che non è neppure invitato alla conferenza di Ginevra? Pensare che Teheran cambi linea solo perché è arrivato un nuovo presidente è ridicolo. Al di là del fatto che nessun candidato ne abbia fatto cenno nella campagna elettorale, la Siria nell’attuale quadro internazionale è una pedina indispensabile per l’Iran e i suoi alleati libanesi di Hezbollah. Come sanno tutti, uno dei motivi per cui l’Occidente è così determinato ad abbattere il regime siriano è perché vuole indebolire l’Iran. Se davvero all’America stesse così a cuore la democrazia nell’area, perché non cominciare dai suoi alleati nel Golfo? Un Iran più isolato è anche l’obiettivo di Arabia Saudita e Qatar, che infatti gettano miliardi nella guerra dei ribelli. Predicatori, come lo sceicco Jusuf al Qaradawi, egiziano di Doha che diffonde tramite «Al Jazeera» i suoi sermoni a 60 milioni di sunniti, proclamano il jihad contro Bashar Al Assad, contribuendo a trasformare il conflitto in un confronto settario con gli sciiti. Allora gli iraniani sono delle vittime? Neanche per sogno: anche loro perseguono una politica di egemonia regionale. Se però non si parte dalla mappa realistica degli interessi concreti, prevarrà il gioco imprevedibile della forza, mascherato da ideologie e propaganda. L’elezione di Rohani può essere un segno di speranza, lo ha detto anche la Casa Bianca. Una speranza che non va soffocata, ad esempio premendo l’acceleratore sulla guerra in Siria. Nonostante i ribelli non vogliano abbandonare l’idea di una vittoria armata (che in questo momento è ben lontana dall’orizzonte), l’unica soluzione è la strada politica come ha detto anche il ministro degli Esteri Emma Bonino, segnando il ritorno dell’Italia alla politica internazionale. Per questo non ha senso escludere l’Iran dalla conferenza di Ginevra, tanto più adesso che ha vinto Hassan Rohani.