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 2013  giugno 17 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 84

(Aldo Giannuli «Come i servizi segreti usano i media»)–

(vedi anche biblioteca in scheda 2228138
e database libro in scheda 2230496)


Inquinatori

I servizi segreti sono i massimi inquinatori dell’informazione.

Pravda

Negli anni Cinquanta e Sessanta, la Cia si procurava la Pravda mentre ancora era in stampa e si faceva punto d’onore di stamparne un’edizione in inglese per il presidente, prima ancora che giungesse nelle edicole russe.

Catena

Ai tempi di Stalin, il capo della Gpu Vjaceslav Menzinskij venne probabilmente avvelenato dal suo vice, Genrich Jagoda, che lo sostituì. Ma per poco, perché il suo vice, Nikolai Ivanovic Eov, con la benedizione di Stalin, lo fece fucilare. Ma nemmeno a Ezov andò bene, perché finì fucilato per ordine di Stalin, che gli preferì Lavrentij Berija, che a sua volta…

Guerra

Uno dei primi casi di «operazioni informative» dei servizi segreti avvenne proprio in Italia, fra l’estate del 1914 e la primavera del 1915: i francesi volevano che l’Italia entrasse in guerra e finanziarono una serie di giornali (fra cui Il Popolo d’Italia di Mussolini) per sostenere la campagna interventista, mentre i tedeschi brigavano (corrompendo giornalisti e politici) perché almeno restasse neutrale.

Russia

Nei primi anni della rivoluzione bolscevica la stampa occidentale si trovò esclusa dalla Russia, per cui i corrispondenti si concentrarono a Riga, in Lettonia, da dove cercavano di fare il loro mestiere raccogliendo notizie da nobili, pope e ufficiali in fuga dalla Russia. Risultato: Il New York Times tra il 1917 e il 1919 raccontò 91 volte che il governo bolscevico era caduto; 4 volte che Lenin e Trotskij si stavano preparando alla fuga; 3 volte che Lenin e Trotskij erano fuggiti dalla Russia; 3 volte che Lenin era stato arrestato ed 1 volta che era stato ucciso.

Precotti

«Ricordo di aver conosciuto negli anni Settanta un giornalista bravissimo – anche se non esattamente uno stakanovista – che aveva un repertorio di pezzi “precotti”, che scongelava in base alla stagione o alla tipologia di evento (sciopero generale, siccità, incidente sul lavoro, riapertura delle scuole e doppi turni ecc.) con i ritocchi necessari. A volte mandava l’articolo prima che il fatto si verificasse e poi se ne andava a passeggio. Così una volta mandò un pezzo su una manifestazione antifascista che si sarebbe svolta in serata: “1500 studenti, lavoratori e partigiani sono sfilati per le vie… gli slogan più gridati sono stati… alla fine della manifestazione tafferugli fra i giovani della Fgci e quelli di Lotta Continua”. Perfetto, solo che nel pomeriggio un commissario di Polizia di Stato fu ucciso in un conflitto a fuoco con due malavitosi, per cui la questura chiese e ottenne che, in segno di lutto, la manifestazione fosse disdetta. Era tardi, per cui non si fece a tempo a fermare il pezzo e, all’indomani, il giornale dava notizia di una manifestazione mai avvenuta. Quello che è più divertente è che, in effetti, se la manifestazione ci fosse stata, le cose sarebbero andate esattamente in quel modo e anche gli incidenti fra Fgci e Lc si sarebbero verificati come da copione».

Direttori

Fra quanti esercitano un’influenza nella selezione dei vertici delle testate i servizi segreti fanno la loro parte.

Sorge

Nel 1941 gli inglesi avevano bisogno che la Russia entrasse in guerra contro la Germania e, per questo, avevano tutto l’interesse di far arrivare a Stalin le notizie della prossima aggressione tedesca. Ma Stalin non prestò ascolto a quanti (come Richard Sorge, uno dei migliori agenti dei servizi russi) gli segnalavano l’imminente attacco nazista, perché sospettò si trattasse di una manovra di disinformazione inglese per indurlo alla guerra con la Germania.

Kennedy

La versione ufficiale dell’assassinio di John F. Kennedy, escludendo il complotto, assumeva che ci fosse stato un unico cecchino, Lee Oswald; ma Oswald aveva sparato 3 colpi, mentre le ferite di Kennedy e del governatore del Texas che viaggiava con lui erano 8.

Osama

Molti elementi fecero sorgere il dubbio che il morto non fosse Osama, che in realtà sarebbe deceduto prima o vivrebbe ancora, mentre il cadavere apparterrebbe a un sosia. L’ipotesi che il morto non fosse il vero Bin Laden fu autorevolmente sostenuta da un esperto come Steve Pieczenik (uno dei massimi tecnici dell’intelligence Usa, noto in Italia per il suo ruolo nel caso Moro): Osama era morto prima dell’attentato dell’11/9, che fu un «autoattentato». E questo farebbe tornare molti conti: la foto non c’è perché si teme che un eventuale fotomontaggio possa essere svelato, così il corpo è stato fatto sparire per evitare esami imbarazzanti e c’è stata fretta di «ucciderlo» perché non si poteva portare davanti alle telecamere un sosia.

Indifferenza

I servizi non sono ostili alla verità. Sono indifferenti.

Notizie tratte da: Aldo Giannuli «Come i servizi segreti usano i media», Ponte alle Grazie, 13,50 €.