Johannes Buckler, CorrierEconomia 17/06/2013, 17 giugno 2013
«LA POCA CRESCITA? SE TUTTI PAGASSERO LE TASSE...»
Tutti i nodi vengono al pettine. È un proverbio che ci ricorda come, prima o poi, si devono pagare le cattive azioni compiute e che (sempre prima o poi) si devono affrontare e trovare soluzioni a problemi sempre rinviati.
E i nodi ora sono tutti lì. Il nodo della corruzione, il nodo degli sprechi nella pubblica amministrazione, la carenza d’innovazione e ricerca, la mancata valorizzazione dei beni pubblici, la lentezza della giustizia civile, la burocrazia asfissiante. E potrei continuare, ma esiste un nodo che dovrebbe avere la priorità rispetto a tutto il resto: l’evasione fiscale. Evasione fiscale che da decenni carica su una parte del Paese tutti i costi dei servizi.
Ed ecco il nodo venuto al pettine: quella parte del Paese non ne ha proprio più. Qualcuno se ne faccia una ragione: se l’economia fatica a riprendersi è perché abbiamo qualche problema di distribuzione della ricchezza. Punto. E l’abbiamo perché attraverso l’evasione fiscale qualcuno si è mangiato tutti i polli di Trilussa, ossa comprese. Mi chiedo come sia stato possibile mandare al macero l’articolo 53 della Costituzione, sapete, quello che recita «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»?, che quando dice «tutti» significa «tutti», non i «soliti» (resto perplesso, quindi, nel leggere come prioritario il cambiamento della nostra Costituzione. Che in alcuni punti mostra i segni del tempo, ma mi chiedo: prima di modificarla non sarebbe meglio cominciare a rispettarla?).
È chiaro che nella lotta all’evasione le moderne tecnologie informatiche avranno sempre più un ruolo fondamentale. L’interconnessione e lo scambio d’informazioni saranno sempre più indispensabili. La possibilità di incrociare dati permette non solo di abbracciare una platea sempre più numerosa, ma soprattutto di selezionare un certo tipo di contribuente. E in futuro, più dati si riusciranno a incrociare, più preciso sarà il bersaglio, senza creare disagi a chi oggi fa il suo dovere di cittadino.
Già ora è possibile da parte del Fisco accedere in modo trasparente a una pluralità di banche dati. Che vanno dal Pra alla Camera di Commercio, dai Dati del Territorio, all’Inps, Inail. Per non parlare di Equitalia e di alcune banche dati della Guardia di Finanza. C’è ancora da fare? Sicuramente sì, ma passi avanti sono stati fatti e in molti casi gli strumenti e le metodologie sono già sufficienti.
Bisogna dare attuazione a ciò che abbiamo, senza mettere ogni volta in discussione il tutto cercando di ridisegnarlo come fosse una tela di Penelope. È chiaro che un occhio di riguardo dovrà essere posto alla privacy dei contribuenti. L’accesso ai dati deve essere concesso con le dovute cautele e garanzie. Con la speranza che un giorno qualcuno capisca finalmente perché bisogna pagarle queste benedette tasse. Insegnandolo poi ai loro figli. O mangiando semplicemente il 45% del loro gelato, oppure spiegando loro perché potranno per molti anni andare a scuola gratis. A volte, è solo questione di punti di vista.
Johannes Buckler