Giornali vari, 17 giugno 2013
Anno X – Quattrocentoottantesima settimanaDal 10 al 17 giugno 2013Vi avevano detto«Mario Monti e il suo partitonon contano più niente»Volevano dire: non contano niente adesso, dato che al governo basterebbero i voti di Pd e Pdl
Anno X – Quattrocentoottantesima settimana
Dal 10 al 17 giugno 2013
Vi avevano detto
«Mario Monti e il suo partito
non contano più niente»
Volevano dire: non contano niente adesso, dato che al governo basterebbero i voti di Pd e Pdl. Ma un domani... Un domani il Movimento 5 Stelle andrà in pezzi e per formare una maggioranza di centro-sinistra a Palazzo Madama saranno sufficienti una ventina di senatori grillini pentiti. Saranno sufficienti se quelli di Scelta civica (il partito di Monti) ci staranno a sostenere anche il nuovo governo. Ma ci staranno? Come sempre in Italia, il partito si è diviso. La Lanzillotta e Cazzola hanno detto: mai e poi mai. Andrea Olivero, coordinatore di Scelta civica, ha invece sostenuto che è importante «guardare ad altre forze». Casini e Monti per ora stanno zitti. E i grillini? Che vadano in pezzi è sicuro: la senatrice Adele Gambaro ha detto chiaro e tondo che il Movimento ha perso le amministrative per le incontinenze di Grillo, Grillo l’ha scomunicata, lunedì sera l’hanno processata. Intanto Bersani ha detto al Corriere della Sera: finalmente hanno capito che col 25% non possono non ingaggiarsi. E ha aggiunto: «Se Berlusconi fa cadere il governo, non si va a votare».
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Vi avevano detto
«Il pericolo maggiore
per la pace mondiale
viene da Teheran»
Volevano dire: finché resta al potere Ahmadinejad. Ma venerdì 14 giugno l’Iran ha votato il suo nuovo presidente e dalle urne è uscito fuori, a sorpresa, il nome di Hassan Rohani, 64 anni, un religioso hojatolislam (il grado appena inferiore a quello d ayatollah), già convinto khomeinista e avversario dello scià, dieci anni fa negoziatore non fanatico sul nucleare e oggi alfiere dei moderati, che in Iran è come dire "progressisti". È uscito eletto al primo turno con poco più del 50% e ha così ridestato la speranza nel mondo e soprattutto negli Stati Uniti. Accetterà di rallentare la corsa all’arricchimento dell’uranio? Renderà meno complicata la pacificazione in Siria (Teheran sta - e starà - con Assad e gli hezbollah)? L’unico a diffidare è Netanyahu, da Tel Aviv: a comandare sarà comunque e sempre il nostro nemico, la guida suprema Khamenei, dice.
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Vi avevano detto
«Le banche non hanno soldi
per questo non concedono mutui»
Volevano dire: non danno soldi a voi o ai piccoli imprenditori. Ma mettono di corsa mano al portafogli se chi chiede è un potente, un amico o qualcuno con cui si sono messe in società. Per esempio Tronchetti Provera: Banca Intesa e Unicredit sono pronte a prestargli 80 milioni per permettergli di mantenere il controllo su Pirelli (di cui ha direttamente meno del 5%). Per esempio Luigi Zunino, che dopo aver impestato di debiti Risanamento (mettendo di suo solo 421 mila euro) ora vuole riconquistare il controllo della società e le banche sono pronte a sostenerlo. Per esempio Rcs, la casa editrice del Corriere della Sera: Intesa, Unicredit, Ubi, Bpm e Mediobanca sostengono l’aumento di capitale da 400 milioni che eviterà all’azienda di portare i libri in tribunale.
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Vi avevano detto
«Papa Francesco farà piazza pulita
dei loschi figuri della Curia romana»
Volevano dire: per tre mesi, però, non succederà niente. E i tre mesi - il tempo canonico che un gesuita investito di un nuovo incarico lascia correre prima di prendere una decisione - sono scaduti la settimana scorsa. Infatti, Bergoglio ha nominato un prelato di sua fiducia alla banca vaticana (monsignor Salvatore Ricca, «persona semplice e concreta», direttore della Casa Santa Marta dove il papa dorme, e divenuto così suo amico) e sta facendo venire a Roma due degli otto cardinali suoi consiglieri, Pell da Sidney e Hummes da San Paolo del Brasile, il porporato che gli suggerì di prendere il nome di Francesco. La nomina del nuovo segretario di Stato, al posto dell’ottantenne Bertone, potrebbe avvenire il 29 giugno. Nomi che circolano: Giuseppe Bertello, Pietro Parolin.
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Vi avevano detto
«È finita la stagione del rigore
adesso ritorna il festival delle spese»
Volevano dire: vorremmo, ma non possiamo. L’Iva aumenterà (o al massimo il suo aumento sarà rinviato, ma non cancellato). E per i tagli all’Imu si farà il minimo indispensabile. Il governo non ha le risorse per procedere con grandi piani. Può invece tentare la politica del cacciavite, piccoli interventi di manutenzione e razionalizzazione dell’esistente. Sabato scorso, infatti, ha varato un decreto monstre di 80 articoli che è un monumento al cacciavite: decine di micro-decisioni che potrebbero portare benefici importanti. Per esempio, tre miliardi rimediati da tagli alla Tav, al Ponte sullo Stretto e al terzo valico Milano-Genova dovrebbero permettere l’apertura o il completamento di cantieri per 30 mila nuovi posti di lavoro.