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 2013  giugno 17 Lunedì calendario

UNIONE BANCARIA E OMT (SALVA-STATI) GLI STRUMENTI PER USCIRE DALLA TRAPPOLA

Si discute sulle caratteristiche, le implicazioni e i dettagli operativi dell’Unione Bancaria, intesa come meccanismo unico di supervisione affidato alla Bce, che avrà responsabilità diretta sulle principali 150 banche dell’Euroarea. Mentre i dati più recenti sui flussi di credito fra i Paesi dell’Eurozona continuano a segnalare che è in atto un processo di frammentazione. Le banche si ritirano all’interno dei confini nazionali, in particolare con riferimento alla detenzione del debito sovrano e al sostegno alle imprese. Le istituzioni bancarie sono al centro dell’economia dell’Eurozona: il 70% del finanziamento al settore corporate è fornito dalle banche. Negli Stati Uniti, la percentuale è del 30%. Il sistema bancario della Ue è di gran lunga il più importante del mondo: il totale dell’attivo è dell’ordine di 40 trilioni di euro; il dato corrispondente per gli Usa è di 8 trilioni. Si comprende, pertanto, che il deleveraging in atto e la ri-nazionalizzazione dei flussi bancari hanno effetti sull’economia reale particolarmente rilevanti. Le tensioni sulle banche si riflettono negli sbilanci dei pagamenti cross-border dell’Eurozona: agli squilibri nelle partite correnti non si contrappongono, infatti, i flussi di capitali privati. Il “riciclaggio” è collegato agli interventi della Bce a favore dei Paesi con squilibri esterni. A seguito del funzionamento del meccanismo di regolamento Target 2, è la Bundesbank
che accumula “crediti” verso i Paesi europei periferici. Nel luglio 2012, i meccanismi indicati stavano diventando fuori controllo. Solo l’impegno della Bce, espresso da Mario Draghi il 26 luglio («la Banca farà tutto il necessario per salvare l’Euro»), e l’attivazione del programma Omt per l’acquisto di bond sovrani dei Paesi in difficoltà hanno spezzato il circolo vizioso che stava travolgendo l’Euro. Ma il sistema non è tornato verso l’equilibrio, anche per l’errore nel timing, nell’intensità e nella simultaneità delle politiche di austerità fiscale, che hanno protratto e acuito la recessione. Si è verificata, come molti avevano previsto, una grave fallacia di composizione. Il rapporto debito-Pil continua in molti Paesi ad aumentare per la caduta del prodotto. È in questo contesto che si è affermata l’esigenza di rompere il loop fra banche e Paesi sovrani, e l’azzardo morale connesso al salvataggio, da parte del taxpayer, delle grandi banche. Si procede, pertanto, alla creazione del meccanismo unico di supervisione, con la contestuale creazione di un sistema preventivo, ed eventualmente di risoluzione, delle banche in difficoltà. Al contempo, si afferma l’esigenza di disporre di un sistema comune e integrato di garanzia dei depositi bancari. La Bce ha accettato gli oneri e la responsabilità della guida della supervisione unica, nel contesto di questo disegno unitario, che viene tuttavia rimesso in discussione per concentrarsi sull’avvio della supervisione unica. Soprattutto, la battaglia si è riaperta sul fronte principale, quello del programma Omt. La Corte costituzionale tedesca sta valutando le considerazioni, espresse all’interno della Bundesbank, sulla potenziale illegittimità di questi interventi. Si riaprono e si allargano le crepe nel disegno di una vera integrazione del mercato bancario. Per comprendere, non per giustificare, la posizione assunta dalla Bundesbank, occorre analizzare le implicazioni che i progetti sopra descritti hanno, attraverso il meccanismo di regolazione dei saldi tra banche centrali e Bce, sul bilancio della Banca centrale tedesca: l’attivo totale (ovvero la base monetaria) è quasi triplicato dal 2006, superando il trilione di euro. La voce più dinamica del bilancio della Bundesbank è proprio il credito Target 2 concesso alla Bce, e quindi ai Paesi più deboli; i crediti alle banche, tradizionalmente la voce di gran lunga più importante, sono caduti in misura drastica. Paradossalmente, dunque, il rischio di una implosione dell’Euro si rifletterebbe sulla stessa Germania, in aggiunta ai dirompenti effetti sul sistema economico tedesco di una forte rivalutazione del marco conseguenti al ritorno alle valute nazionali. L’Unione Bancaria e il continuo impegno nell’Omt sono, dunque, due obiettivi integrati, da perseguire simultaneamente, come Draghi ha spiegato in un discorso tenuto a Shanghai, ma rivolto a Karlsruhe. Una chiosa finale. Nelle settimane scorse i banchieri centrali di Francoforte, di fronte all’evidenza del credit crunch nell’Eurozona, con effetti particolarmente deleteri sulle Pmi e sull’occupazione, avevano esaminato la possibilità di traguardare direttamente il credito alle piccole imprese con interventi mirati. Sarebbe stata presa in esame l’ipotesi di comprare titoli securitizzati, composti di prestiti bancari alle piccole imprese. Lo schema avrebbe visto la stretta collaborazione con la Bei e la Commissione. Le banche sarebbero state chiamate a condividere parzialmente i rischi, insieme ai diversi Paesi, attraverso opportuni fondi di garanzia. Lo stesso Esm - il meccanismo di stabilità europeo - avrebbe potuto contribuire al risksharing. Sembra, purtroppo, che questi schemi recedano, mentre si afferma la priorità di ricapitalizzazione delle banche e di rigoroso accertamento della qualità del loro attivo. Chi scrive ritiene, viceversa, che considerazioni macroprudenziali (nuovamente la fallacia di composizione e la prociclicità) dovrebbero indurre a un’immediata attivazione di meccanismi quali quelli sopra descritti, che dovrebbero anche comprendere forme di ricapitalizzazione delle Pmi. È lo stesso Consiglio europeo che spinge ad attuare forme e modelli di sostegno agli investimenti. L’emergenza della crescente disoccupazione e della recessione non può esser trascurata nel definire il trade-off appropriato fra ricapitalizzazione (o deleveraging?) delle banche e sostegno alle imprese e all’occupazione. A ben vedere, la sostenibilità stessa delle banche nei Paesi in difficoltà dipende, in primo luogo, dall’innesco della ripresa e dalla riduzione delle sofferenze.