Mario Sensini, CorrierEconomia 17/06/2013, 17 giugno 2013
EQUITALIA. I 4 MILIARDI DELLA DISCORDIA - L’
ultima nata è Alto Adige Riscossioni, società creata dalla Provincia di Bolzano per procedere autonomamente all’incasso dei tributi. Anche il governatore Luis Durnwalder ha deciso di abbandonare Equitalia: divorzio dal primo luglio, in anticipo sulla scadenza di legge, più volte prorogata, del 31 dicembre di quest’anno. Come lui, tanti tra presidenti di Provincia, governatori e sindaci stanno provando a imboccare una nuova strada.
La giunta di Gianni Alemanno, un attimo prima di lasciare il Comune di Roma, ha stanziato la bellezza di 15 milioni di euro solo per la «piattaforma informatica» e fatto un accordo con la controllata Aequa Roma per avviare, sempre da luglio, la riscossione «in-house».
Il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, medita la creazione di una società insieme al Piemonte e al Veneto per raccogliere i tributi locali «padani». I grandi Comuni e le Regioni si stanno organizzando da tempo per la «riscossione dal volto umano», anche se finora sono solo riusciti a moltiplicare il numero delle poltrone ed aumentare (anziché ridurre) i costi.
Anche l’Italia di provincia è in pieno fermento. I sindaci di paesi, paesini e città continuano a ricevere proposte dalle società private per la riscossione di Tosap, Cosap, Imu, Tares, canoni, multe e ogni altro ben di Dio. C’è chi manda i propri rappresentanti, chi spedisce depliant che spiegano natura e caratteristiche di tributi misteriosi e mai pagati, come i canoni non ricognitori, e ne propongono la riscossione in cambio del 30% dell’incasso.
Nuovi business
Dopo la legge che impone agli enti locali il divorzio da Equitalia è un fiorire di progetti, piani industriali, contatti. Con quelle dieci righe si è aperto un mercato da tre o quattro miliardi di euro l’anno e le società private di riscossione, che da quando c’è Equitalia si accontentano delle briciole e sono comunque sfiancate dalla sua concorrenza, sono a caccia di affari, di ossigeno per sopravvivere. Anche se le trattative non decollano.
È ferma al palo pure Anci Riscossioni, creata dall’Associazione dei Comuni con il gruppo Romeo per partecipare alle gare che i sindaci dovranno fare, se non vorranno provvedere da soli alla riscossione. E anche Poste Tributi, controllata delle Poste, continua a guardarsi intorno.
Il problema è che i privati e gli amministratori locali non hanno fatto i conti con Equitalia. La società guidata da Attilio Befera, con il divorzio forzato dagli enti locali, si troverà un bel po’ di personale in esubero. Tra 1.500 e 2 mila dipendenti che tra non molto, smaltita una dozzina di miliardi di ruoli arretrati degli enti locali, non avranno più nulla da fare. E rischiano il licenziamento.
Il problema è serio ed il governo non può affatto trascurarlo. Sta cercando soluzioni, e soprattutto per questo, nonostante il gran fermento, nel mercato della riscossione si muove poco o niente.
Tempo fa erano stati avviati dei «pour parler» tra alcune imprese private della riscossione, Poste Tributi, e la stessa Equitalia. Sul tavolo c’è l’ipotesi di creare un consorzio volontario tra i privati, che si occuperebbero della riscossione coatta, Poste Tributi, che gestirebbe quella volontaria, e la stessa Equitalia, che potrebbe assorbirne parte dei dipendenti. Anche questo negoziato, però, non sembra fare grandi avanzamenti.
Trasformismo
L’altra ipotesi su cui si lavora, e che prende ogni giorno più sostanza, è la solita riforma gattopardesca all’italiana. Equitalia continuerebbe a fare esattamente quello che fa adesso per conto dei Comuni che vorranno. Non più in prima persona, come agente della riscossione, ma in nome e per conto del Comune o dell’ente locale, che ci metterebbe la faccia con il contribuente. Del resto la crisi tra Equitalia e i Comuni è scoppiata proprio per le cartelle pazze spedite all’incasso dai municipi. Multe e bollette già pagate che hanno fatto infuriare i cittadini e innescato la campagna contro la riscossione pubblica. Che alla fine, quasi sicuramente, resterà pubblica. Cambiare tutto per non cambiare nulla.
Mario Sensini