Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 17 Lunedì calendario

DA CROTONE A TRIESTE LE «BLACK LIST» D’ITALIA

Da Crotone a Trieste sono più di mille i chilometri che separano i due estremi sulla mappa per scovare i furbetti del Fisco: nel capoluogo calabro il record di sospettati, vicino al 44%; in quello giuliano il primato di virtuosi, appena l’8% di indiziati. Nel mezzo, una quota di "sorvegliati" speciali che aumenta il proprio peso attraversando il Paese dal Nord al Sud.
Otto milioni di contribuenti potenziali, a livello nazionale, su cui cade l’ombra del sospetto, rimessi al centro dei riflettori dal richiamo della Corte dei conti che ha invocato un «ripensamento degli strumenti antievasione», con il cantiere aperto sulla delega fiscale e il nuovo redditometro ai blocchi di partenza. Invisibili per l’agenzia delle Entrate perché, ufficialmente, non lavorano. Ma che potrebbero rientrare nel buco nero dell’economia sommersa, che rifiuta, per definizione, ogni tipo di "tracciabilità" scientifica: secondo l’Istat, vale tra i 225 e i 275 miliardi di euro, ma in base ad altre stime su dati Eurostat supera i 330 miliardi e assorbe il 21% del Pil, rispetto a una media europea del 18,4 per cento.
Il Centro studi Sintesi ha misurato per Il Sole 24 Ore il grado di infedeltà fiscale sul territorio – intesa come differenza tra i contribuenti Irpef potenziali e quelli effettivi –, arrivando a individuare una media del 20,7% di possibili "evasori", in pratica uno su cinque. Otto milioni di persone che non risultano dalle ultime dichiarazioni dei redditi 2012 (riferite al 2011), quasi 300mila in più rispetto al 2010.
«Il trend degli ultimi anni - spiega Claudio Lucifora, docente di Economia del lavoro all’Università Cattolica di Milano - rispecchia gli effetti della crisi: da un lato c’è stato l’aumento delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, dall’altro il maggior ricorso al nero anche a causa del pesante inasprimento fiscale».
Dal confronto regionale le più virtuose sono le aree di piccola taglia, con Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sul podio (infedeltà fiscale sotto il 13%). E tutto il Nord presenta performance migliori della media nazionale (si veda l’infografica a lato). Isole felici immuni dall’evasione? «Non è proprio così - risponde Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro alla Bocconi -: le percentuali si riferiscono a chi denuncia un reddito ai fini Irpef, ma sul fatto che venga dichiarato il giusto non ci sono certezze. Se, infatti, è interessante sapere che al Nord sono di più i cittadini che si "costituiscono" al Fisco, ancor più importante sarebbe conoscere quanto fedeli sono le dichiarazioni rispetto ai guadagni effettivi, visto che la maggior parte della ricchezza circolante si concentra proprio al Settentrione». Anche tra questi "virtuosi", in altre parole, potrebbero annidarsi soggetti che nascondono parte del reddito agli occhi dell’agenzia delle Entrate.
Le note dolenti, invece, arrivano dal Meridione: ultima è la Calabria con quattro infedeli potenziali su dieci, seguita da Campania e Sicilia, a pari merito, con un 34,2% di contribuenti che mancano all’appello del Fisco. Restringendo ancor di più l’obiettivo sul territorio, tutte le province del Mezzogiorno si collocano nella "black list", mentre a svettare, insieme a Trieste, ci sono anche Belluno, Aosta, Biella e Gorizia (si vedano i grafici in basso). Le grandi metropoli del Centro-Nord, poi, escono indenni dal confronto: Milano, Firenze, Torino e Roma registrano tassi di infedeltà fiscale più bassi rispetto alla media. Mentre in due grossi centri del Meridione, Napoli e Palermo, i potenziali evasori sono un terzo del totale dei contribuenti.
«La distribuzione territoriale - conclude Catia Ventura, direttrice del Centro studi Sintesi - è molto simile a quella che fotografa il lavoro atipico, e che in un momento come questo, di difficoltà economiche e con un mercato del lavoro sempre più ingessato, si traduce in un rischio maggiore di evasione e ricorso al sommerso. La lettura non deve trascurare, infine, il fenomeno dei Neet: i giovani che non studiano né lavorano rispetto agli anni scorsi sono aumentati, facendo così crescere la stima potenziale del lavoro irregolare».