Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 17/6/2013, 17 giugno 2013
UN «PATTO» PER LE CITTÀ
C’è un filo rosso che lega l’economia e l’andamento dei delitti. Un filo mai così evidente come in questi ultimi anni, con l’aumento dell’insicurezza nelle città che è il frutto diretto della crisi dell’economia, del lavoro che non c’è e di reti di protezioni sociali sempre più a maglie larghe.
Non c’è una crescita generalizzata dei delitti in Italia. I dati raccontano di un più 1,3 per cento nel 2012, uno scarto poco significativo. Ma è l’analisi della tipologia dei reati a rivelare quanto la crisi stia influendo nella percezione di insicurezza che è tornata a salire nelle nostre città: aumentano i furti in abitazione (+15,5%), aumentano i borseggi (+11%), aumentano le rapine (+4,8%) e gli scippi (+13%). Sono i tipici reati dei periodi di crisi economica, reati contro il patrimonio. E non è casuale che lo stesso fenomeno si stia registrando in questi anni anche in altri Paesi europei, colpiti come noi dalla gelata economica. È il caso della Francia, per esempio, dove i furti in abitazione sono in crescita del 14,7 per cento.
Ma non basta. Perché la crisi non ha solo un impatto diretto attraverso l’aumento di queste tipologie di reati: influisce sulla percezione di insicurezza anche attraverso il maggior degrado dei centri urbani. I tagli agli enti locali di questi ultimi anni, resi necessari dai vincoli di bilancio, hanno comportato un crollo nella manutenzione del territorio, dalle strade all’illuminazione. E il degrado porta insicurezza, in una spirale negativa che è difficile interrompere. Insicurezza percepita, ma anche reale. È la teoria delle «broken windows»: se lasci una finestra rotta in uno stabile, presto quello stabile andrà in rovina, con un progressivo deterioramento dei livelli di vivibilità e sicurezza dell’intero quartiere.
Si aggiungano poi, a questo quadro difficile, i dati inquietanti sull’infiltrazione, in periodo di crisi, della criminalità organizzata nelle attività economiche. È una realtà che da queste statistiche del Viminale non può emergere, ma che è stata ripetutamente segnalata dalle ricerche della Banca d’Italia, soprattutto in relazione alle attività commerciali.
Sono fenomeni contro cui non basta - se mai fosse praticabile - la ricetta classica di "più uomini e più mezzi". La crisi economica impone di combattere la percezione di insicurezza nelle città cercando strade nuove. Il governo sta mettendo a punto il suo pacchetto di misure. Ma solo la collaborazione tra tutti gli enti interessati, e in particolare tra Viminale, Comuni e Regioni, potrà garantire quegli interventi a più livelli in grado di attenuare la paura in quartieri sempre più invivibili.