Antonio Gnoli, La Repubblica 17/6/2013, 17 giugno 2013
LUNEDÌ IL CACCIATORE DI TESTI
I grandi cacciatori di testi sono rari. È gente che un tempo seguiva piste culturali spesso inesplorate. Colti e puntigliosi; a volte stravaganti e ironici. Uno di loro fu Cesare Cases: un libro, appena edito da Aragno, raccoglie i suoi pareri di lettura. Cominciò a darne per la casa editrice Einaudi giusto sessant’anni fa. Schede brevi e funzionali, una miniera di intuizioni, ma altresì di competenze strepitose sulla letteratura tedesca. Non manca qualche pregiudizio: come sconsigliare di pubblicare Lo spirito dell’Utopia di Ernst Bloch. Bobi Bazlen — che era più grande di una ventina d’anni e possedeva una sovrana dimestichezza con tutto ciò che si pubblicava in Germania e in Austria — definì Cases “sua prima voltità”, alludendo (forse con ironia) al fatto che era sempre in anticipo su tutto e tutti. Negli anni in cui l’ho conosciuto, si era ritirato nei dettagli di una placata domesticità tra le colline di Firenze. Aveva in casa un marchingegno fornito di uno speciale sistema di lenti che gli consentiva a fatica ancora di leggere. Era diventato quasi cieco, il cacciatore di testi, e senza più prede da esibire.