Giancarlo Perna, il Giornale 17/6/2013, 17 giugno 2013
LORENZIN, LA MEG RYAN DEL PDL DECOLLATA CON LE LARGHE INTESE
Il come e il perché la pidiellina, Beatrice Lorenzin, sia diventata ministro della Salute ha arrovellato i cervelli più fini. La Sanità è un comparto che impiega una montagna di soldi pubblici, 115 miliardi, cioè il 7,1% del Pil. Come si fa - ci si è chiesti- ad affidare tanto denaro e un settore delicatissimo a una giovane donna senz’altra esperienza se non quella politica, anzi per lo più partitica? Si è andati a ficcare il naso nei suoi titoli di studio e si è visto che anche lì Beatrice non si è sprecata: una licenza liceale e una fugace apparizione alla facoltà di Legge, tanto per dare gli esami introduttivi, prima di rimanere folgorata dalla politica.
A questo punto i commentatori si sono stracciati le vesti e hanno cominciato a dire che così non va. Chi voleva minimo una laurea, chi la pretendeva in Medicina, chi preferiva un dottorato in Economia per fare quadrare i conti. Insomma, invocavano un profilo da esperta. Altri hanno però obiettato che di «tecnici» ne abbiamo le scatole piene, inguaiati come siamo dalle loro malefatte, e che perciò era meglio una sprovveduta, purché sveglia.
Beatrice è sveglia e onesta. O, almeno, lo è stata finora e non c’è ragione che cambi. Pure gli avversari la considerano una brava ragazza (pare più giovane dei suoi 41 anni). È così tenace, che se anche sa poco di una materia, si butta giù a studiare e dopo un po’ sa tutto. In questo, è come il suo venerato Berlusca, altro patito dei dossier. Dicono che lo abbia conquistato diversi anni fa quando gli ha suggerito qualcosa all’orecchio una sera che erano insieme a Ballarò. A lungo si sono reciprocamente adorati. Una volta, intervistata dal sottoscritto, si è lasciata andare alla seguente sbrodolata sul boss: «Grande uomo di Stato. Energia incredibile. Geniale. Ha intuizioni che precedono i tempi. Sempre primo in tutto. Abile…». Richiamata alla sobrietà, mi ha guardato con occhi gelidi da nord-italiana e ha aggiunto:«Intelligentissimo. Certi titoli tipo, “l’ira di Berlusconi”, fanno ridere. Lui non è mai iracondo, sempre educato, garbatissimo».
La prima grana che Beatrice si è trovata al ministero è quella delle staminali. È la nota vicenda del metodo Stamina brevettato dal professor Davide Vannoni dell’Ospedale di Brescia. I soloni della medicina si oppongono alla cura adducendo che manca la prova scientifica dell’efficacia. I parenti dei malati sono invece favorevoli e imbufaliti dagli ostacoli. Renato Balduzzi, il precedente ministro della Salute, aveva autorizzato la terapia in via sperimentale. Quando è toccato a lei decidere, Beatrice si è sentita sotto assedio. Nel Pdl, soprattutto Daniele Capezzone, radicale e libertario, l’ha catechizzata: «Autorizza. Non dare retta ai parrucconi. Sei giovane, abbi il coraggio del futuro». «Ci penserò», ha replicato. Ma, dopo avere incontrato gli esperti dell’Istituto superiore della Sanità che le hanno fatto una capa tanta, ha ceduto alle tesi ufficiali e si è detta contraria. Da Capezzone, se mi hanno riferito bene, si è beccata un «sei una cretina», sia pure affettuoso, e dai congiunti dei malati una manifestazione sotto Montecitorio con lo striscione: «Lorenzin assassina». Non giudico: sono cose complesse.
Per tornare al quesito iniziale, per quale ragione sia ministro della Salute, si potrebbe anche rispondere: perché è una cocca. Lo è del segretario del Pdl, Angelino Alfano, del quale è considerata la favorita (politicamente). Ma ha pure una speciale dimestichezza con il premier, Enrico Letta. Infatti, è membro della sua Fondazione bipartisan, «VeDrò», formata dai quaranta-cinquantenni di destra e sinistra che, con la scusa di pensare all’ «Italia di domani», tengono le loro kermesse tra i monti del Trentino. Ci sono in pratica tutti quelli che stazionano nei talk show: Passera, Polverini, Carfagna, Ravetto, Serracchiani, Renzi, Lupi, ecc. Inoltre, sono di «VeDrò» ben sette dei ventuno ministri dell’attuale governo.
Beatrice è, per così dire, una romana marittima: è cresciuta a Ostia, il porto della Roma augustea. Lì perché, a due passi, c’è l’aeroporto di Fiumicino, in cui il babbo - profugo di Pola, come da cognome -, impiegato Alitalia, lavorava. La mamma era una delle più belle ragazze di Campi Bisenzio, praticamente Firenze. Anche Beatrice è assai carina - è detta la Meg Ryan del Pdl -, con i capelli biondi lisci, grazie alle cure del coiffeur delle onorevoli, D’Antonio, che ha domato certi arricciamenti ribelli. Di recente, per rasentare la perfezione, si è messa un apparecchio raddrizzadenti che ha tolto solo per prestare il giuramento da ministro.
Quando, abbandonando i suoi stanchi studi legulei, si è iscritta ventiquattrenne a Fi, Beatrice è entrata nella grazie di Antonio Tajani, europarlamentare e coordinatore del partito nel Lazio. Se Antonio, che è di educazione militare, l’ha presa a benvolere, vuol dire che Lorenzin ha la schiena dritta. Tenuta in palmo di mano dal suo padrino, la ragazza, dopo un’esperienza come consigliere comunale di Roma, è entrata nello staff dei governi Berlusconi II e III come capo segreteria di Paolo Bonaiuti, sottosegretario e portavoce del Cav. Poi, dopo avere ricoperto per un paio d’anni il posto lasciato libero da Tajani come coordinatrice del Lazio, è diventata parlamentare nel 2008.
Entrata nell’Olimpo, si è espansa, diventando un personaggio tv. Tre anni fa, le è venuta l’idea delle Governiadi, gioco di ruolo per giovani aspiranti politici che, riuniti una volta l’anno sul Lago di Bolsena, fingono di amministrare comuni, Stati o imprese e devono raggiungere risultati, aggirando ostacoli e imprevisti. Una scuola di politica agli antipodi delle tetre Frattocchie di togliattiana memoria, con centinaia di partecipanti divisi per squadre. Nell’occasione, Beatrice si scatena. Canta, balla e rilascia interviste. Conclusa la gara, invita i più intimi - ma non meno di trenta - nella casa di Ostia dove la mamma prepara le inarrivabili bombe alla nutella e alla crema che sono, per alcuni che conosco, la sola ragione per cui in luglio si sciroppano ogni anno la Governiade di turno.
Anche Beatrice, pur così soggiogata dal Cav, è caduta sei mesi fa nella tentazione di passare armi e bagagli col Professor Monti, come Angelino, Lupi, il Quaglia, ecc. Lorenzin, proprio perché brava figlia, è stata la più ingenua, mettendosi prima in mostra nell’organizzare le Primarie Pdl con le quali si puntava a decapitare il vecchio brianzolo. Poi, nei confusi momenti del programmato salto carpiato. Solo in extremis, la rottura fu evitata dal Berlusca che, scuotendosi dal torpore, si rimise alla testa delle truppe. Sui congiurati, però, è rimasto il marchio dell’inaffidabilità. Un neo che a Beatrice dona, facendone la Mata Hari del governo.