Ettore Colombo, Il Messaggero 17/6/2013, 17 giugno 2013
CAMERA, SOLO TRE LEGGI APPROVATE
Mozioni di fiducia al governo: una. Proposte di legge di iniziativa parlamentare: una. Conversione di decreti legge: due. Disegni di legge di iniziativa governativa: zero. Totale dell’attività: tre. E’ decisamente scarno il ‘bollettino’ ufficiale, facilmente reperibile sul sito della Camera dei Deputati, del lavoro svolto dai 630 onorevoli in quasi tre mesi di attività. Un bilancio davvero magro. Eppure, dall’inizio della legislatura, sono state trenta le ore di seduta dell’Assemblea. In totale, l’Aula è stata impegnata per 108 ore e 55 minuti di seduta, di cui però solo 28 ore e 38 minuti per l’attività legislativa vera e propria (di cui 15 ore e 24 minuti per le discussioni generali e 13 ore per l’esame degli articoli e il voto finale) mentre il resto del tempo se n’è andato via tra sedute per attività di indirizzo e controllo (44 ore e 48 minuti) e per altre attività di esame (35 ore e 29 minuti). A voler parlare di “ciccia”, complice il fatto che solo il governo può autorizzare leggi di spesa e che una legge deve, per regolamento, stazionare buoni 40 giorni in commissione, il conto è presto fatto: il decreto sulla sospensione dell’Imu, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, il pagamento dei debiti scaduti della Pa, il decreto salute e, certo, la ratifica del cruciale accordo Italia-Lituania, per non dire dell’ultimo, Italia-San Marino, approvato fresco fresco dall’aula l’11 giugno scorso.
MONTA L’INDIGNAZIONE
Nulla di nuovo, rispetto al passato, ma, in questi giorni, l’indignazione è montata. Prima lo scorso mercoledì, quando, di buon mattino, la Camera dei Deputati era stata convocata per commemorare la morte del capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa, ucciso in Afghanistan e il ministro alla Difesa Mario Mauro ha dovuto esprimere tutta la sua «profonda amarezza» davanti a quell’aula deserta. Il giorno dopo, invece, quasi in un gioco degli specchi, era il governo a risultare assente in ogni ordine e grado (ministri, viceministri e sottosegretari) nei banchi riservati all’esecutivo pur dovendo rispondere a un interrogazione (a proposito: 85 le interpellanze presentate fino a oggi, 764 le interrogazioni). Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, telefona subito alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e si scusa per il ritardo «di un quarto d’ora», ma i nervi tesi restano. Un drappello di deputati, tutti del Pd, come Michele Anzaldi, puntualizzano: «L’altro giorno non potevamo essere contemporaneamente in Aula e nelle commissioni, convocate alla stessa ora».
AULA VUOTA
Ed è ancora recente la ferita di quando, lo scorso 27 maggio, mentre le cronache grondavano di delitti contro le donne, la ratifica della Convenzione di Istanbul contro il femminicidio veniva ratificata in un’Aula della Camera deserta. Tranne, s’intende, un manipolo di donne. Resta la domanda: quanto ha lavorato finora, nella XVII legislatura, il Parlamento? O, meglio, la Camera dei deputati? Facendo i conti qualche giustificazione si trova. Le Camere si sono insediate il 15 marzo. Subito dopo la proclamazione degli eletti e la costituzione dei gruppi, si sono però tenute due lunghe, e complesse, telenovele: prima le consultazioni e il pre-incarico a Bersani (dal 20 marzo) e poi il lungo tormentone per eleggere il nuovo capo dello Stato (eletto il 18 aprile). Insediato il governo Letta con la fiducia delle Camere (29-30 aprile), è come se il Parlamento avesse iniziato a lavorare dal primo maggio (coincidenza). Un mese e 15 giorni, quindi, da cui bisogna però togliere i sabati (sette) e le domeniche (sette), ma anche i venerdì (sette), giorno in cui la Camera è, storicamente e inesorabilmente, deserta, eccezion fatta per commessi e giornalisti. Restano 24 giorni lavorativi pieni, neppure troppi, inclusi i lunedì. La presidenza della Camera assicura che «da questa legislatura il lunedì si lavora», ma come per Vasco Rossi il lunedì dell’onorevole è “maledetto”, quanto il venerdì, quello del “tutti a casa”, è liberatorio.