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 2013  giugno 17 Lunedì calendario

PROFESSIONE PRESTANOME BOOM IN RETE

Piccoli imprenditori sbranati dalla crisi, ex studenti al primo impiego. E poi mezzi furfanti col miraggio del soldo facile, banditi in carne e ossa che si sono adeguati ai tempi: se il mondo è digitale, allora anche la truffa deve viaggiare in rete.

Eccolo il piccolo grande mondo dei prestanome, che si offre sui siti di annunci e sui portali più cliccati - da Bakeca.it a Subito.it - va a caccia di coperture più o meno legali, più o meno semplici da trovare.

C’è la testa di legno professionista, che sa come muoversi e sgusciare via dai problemi.
Il ragazzo che non ha più nulla, «mi restavano nome e cognome: me li sono venduti», spiega. E poi ci siamo noi, da un mese all’asta su Internet, un annuncio semplice: «Trent’anni, nessun precedente, contratto a tempo indeterminato, offresi come prestanome».

Dopo due giorni di diffidenza la casella mail comincia a riempirsi di proposte. I primi - più timidi - chiedono «una mano» con le carte prepagate. Cinquanta euro per intestarci una tessera magnetica che ne vale fino a 500. Per comprare cosa?

Poi arrivano gli artigiani, i piccoli imprenditori. «Sto cercando un finanziamento per l’acquisto di attrezzature per la mia attività. Purtroppo ho anche un mutuo con mia moglie per la casa e quindi chiedere un prestito è impossibile». Serve un prestanome. «Praticamente - spiega il carpentiere di Lecco - lei richiede un finanziamento di 15.000 euro. Di questi 15.000 ne tiene un terzo. E io rimborso totalmente il finanziamento, nel giro di cinque anni. Lo può richiedere dove vuole lei, poi quando ha tutto ci vediamo». È un affare? Forse. Ma soprattutto un rischio immenso, perché quando si chiedono garanzie sono vaghissime, anzi, arrivano anche i consigli: ci si può rivolgere, spiega, a un sito che presterebbe soldi facilmente. Troppo.

Il giorno dopo arriva la telefonata di Andrea, imprenditore: «Ho una società con circa 30 mila euro di debiti. Ti offro 3000 per rilevare le quote». E via, altre proposte sempre più dettagliate.

Dall’altra parte della barricata ci sono i professionisti in offerta. Il ragioniere che, alla luce del sole, si propone come «copertura per agenzia di viaggio a Roma e provincia». L’estetista disoccupata, «ventiseienne, seria, italiana» che mette all’asta il suo diploma «compreso di registrazione e regolare iscrizione all’albo» per permettere l’apertura di nuovi centri benessere nella provincia di Bergamo. E il maestro del travestimento, uno nessuno e centomila, sfacciatissimo: «Le serve un intestatario per agevolazioni fiscali? Mi contatti». Detto, fatto. È un veneto, vive in Cambogia. Risponde dopo una settimana: «Ho avuto molti impegni». Spiega nel dettaglio come aprire certe attività all’estero, mette sul piatto i suoi servizi.

Tutto legale? Manco a parlarne. Ma neppure criminale. Ci si muove in una zona grigia di detto e non detto, sogni di ricchezza facile e cicatrici di strette di mano virtuali e firme d’inchiostro che pesano come il piombo. «A me servono 12 mila euro ma ne vorrei chiedere 15 mila, così 3000 li do a lei scrive Silvia - I soldi mi servono per pagare i diciannove mesi di contributi che mancano a mio marito per andare in pensione. Garantisco la restituzione». Già, come?

Fino a qualche anno fa la parola «prestanome» faceva venire in mente imprenditori in odore di mafia o senzatetto assoldati per una manciata di euro. Adesso la platea si è allargata: immigrati, giovani senza lavoro. Prede da sbranare, per chi sa muoversi. Sprovveduti, ingenui. Oppure, semplicemente, disperati. Mettere il proprio nome e cognome a servizio di un’impresa può valere anche 5000 euro. Tre mesi di stipendio, ma se gira male, è finita.

In rete si rincorrono i racconti di chi, per una leggerezza, s’è giocato il futuro. Come Marika, estetista: «Pensavo di aiutare una persona in un momento di difficoltà e fidandomi ho lasciato che gestisse tutto. Mi sono trovata di colpo piena di debiti, spaventata, rincorsa da gente che non conoscevo e mi cercava per riscuotere cifre astronomiche. Un cataclisma. Sembra facile, ma mettere una firma può distruggere una vita. A me - racconta - è andata proprio così».