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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Passato il referendum, siamo come color che son sospesi, dato che nulla capiremo intorno ai destini di Berlusconi, del governo e della legislatura fino a che Bossi, domenica a Pontida, non avrà detto (anzi gridato) quel che la Lega pretende per restare alleata del Pdl, ed entro quanto tempo lo pretende. Sempre ammesso che Bossi non sia fischiato o che il pratone non si presenti semi-deserto, eventi che forse farebbero precipitare definitivamente la situazione. Ieri Maroni ha ripreso la metafora delle sberle: «La sberla del referendum fa male ma può essere un’occasione per rinsavire». La via della risalita consiste, per il ministro, nella riforma del fisco, con un occhio prima alle imprese, in particolare quelle piccole e piccolissime (gli artigiani del Nord sono robustamente rappresentati nella base leghista), e poi alle famiglie. Tremonti, che era appunto andato all’assemblea annuale della Confartigianato, ha risposto lumeggiando una riforma basata su tre aliquote.

Ha trovato i soldi? Non erano 80 miliardi?
Non ha detto questo. Intanto prima di lui il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini, aveva ricordato che in Italia il carico tributario è superiore di 3,5 punti di Pil rispetto alla media europea, pari a 54 miliardi di euro di maggiori imposte. Inoltre gli imprenditori perdono per gli adempimenti burocratici 285 ore all’anno, cioè 36 giorni lavorativi, il 43% in più rispetto alla media Ocse. Quindi, oltre a una minore pressione fiscale, ci vuole un sistema più semplice. Tremonti aveva l’obbligo di rispondere e ha spiegato che per lui «sarebbe giusto un sistema con tre aliquote». Aliquote da mettere più in basso possibile, in modo da ridurre l’evasione e avere una platea vasta di contribuenti a cui far pagare le tasse secondo tre criteri: i figli, il lavoro, i giovani. Invece di tante imposte, poi, meglio averne cinque sole, accorpando le attuali. I soldi si possono trovare tagliando quelle punte della spesa assistenziale che sono sfruttate da chi non ha bisogno, gente con il Suv eccetera. Secondo Tremonti «un bacino enorme». E poi «nella spesa fiscale c’è un enorme catalogo di voci e regimi di favore, ci sono 471 voci di esenzioni che valgono in totale 150 miliardi. Un magazzino tutto da rivedere».

Se le cose stanno così, perché non ci hanno pensato prima?

Beh, a dire la verità, è un pezzo che ci pensano o dicono di pensarci. Per esempio, la storia delle tre aliquote non è mica nuova. Anzi ci fu un’epoca in cui Berlusconi e Tremonti di aliquote volevano metterne addirittura due.

Addirittura. E quando?

Per esempio nel 2002 – governo Berlusconi con Tremonti ministro dell’Economia - i giornali annunciaron «Dal primo gennaio 2003 potrebbe esserci un nuovo sistema fiscale che, gradualmente, si baserà su due sole aliquote invece delle attuali cinque. Chi guadagna fino a centomila euro pagherà in base a un’aliquota del 23 per cento, chi guadagna di più avrà un’aliquota del 33 per cento». Bello, eh? Nel 2004 Berlusconi ribadì la storia delle due aliquote e aggiunse: «Se non ci riesco, mi ritiro dalla politica». Fini era contrarissimo e molto irritato. Raffaele Costa, il liberale specialista nella lotta agli sprechi, intervenne subito nel dibattito sostenendo che tagliare 12 miliardi di costi inutili era facile. Ci voleva solo «coraggio, coraggio, coraggio» (testuale).

È il discorso che fa Maroni adesso. Ma in che consiste questo «coraggio» tanto invocato?

Il coraggio di toglier di mezzo privilegi, cioè di colpire intere categorie di elettori che godono di qualche vantaggio. Nell’ottobre del 2004 il nuovo ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco (Fini aveva preteso la testa di Tremonti) rinvia la riduzione delle aliquote e i giornali scrivono così: «Berlusconi, conscio che la questione è fondamentale per la sua rielezione, comincia a farsi prendere dall’ansia, e si fanno sempre più insistenti le voci di contrasti col ministro del Tesoro: tanto per cominciare, Brunetta, consigliere economico del premier, l’ha pesantemente attaccato sul ”Giornale” (qualcuno l’accusa addirittura di "intelligenza col nemico")».

Ma è identico ad ora. Brunetta, l’intelligenza col nemico…
A novembre però Siniscalco presentò il piano di tagli delle tasse e delle spese. Leggero aumento delle detrazioni Irpef, Irap ridotta, «e dal 2006 l’introduzione di tre aliquote del 23 per cento per i redditi fino a 23 mila euro, del 33 per cento per la fascia 23-33.500 e del 39 per cento per chi guadagna più di 33.500 euro l’anno». Seguiva il taglio delle spese, che prevedeva «il blocco dal 2005 delle assunzioni nel pubblico impiego e il taglio dell’1 per cento l’anno dei docenti e del personale ausiliario della scuola». Ma la Moratti, ministro della P.I., protestò a gran voce, per non parlare di Fini e di quelli di An, capi all’epoca del partito della spesa. Non se ne fece perciò niente. Vale a dire: quella classe di governo non ebbe abbastanza coraggio per tagliare dove bisognava tagliare. Maroni adesso ha ritirato fuori quella parola, “coraggio”. Sarebbe per caso disposto, mettiamo, a risparmiare soldi tagliando le province[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15 giugno 2011]

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