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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

«RUBY, IN QUESTURA FU UN ATTACCO MILITARE»

Ha abusato della sua "qualità" di premier. Ma non solo. Silvio Berlusconi ha esercitato un «attacco militare» sulla questura milanese per impedire che la giovane marocchina Ruby Karima rimanesse in stato di fermo con il serio rischio che svelasse le serate del bunga bunga. Perché, per l´accusa, era «palese» che a Arcore «ci fossero persone che si prostituivano nel corso delle serate del premier».
Ci mette un´ora e 45 minuti Ilda Boccassini per respingere i 16 motivi con cui si tenta di scippare il processo a carico del premier al tribunale presieduto da Giulia Turri. Portandolo, magari, davanti al Tribunale dei ministri come chiede il collegio difensivo del premier, oppure a quello di Monza, per competenza territoriale. A volte ironizza il numero due della procura per demolire le eccezioni con le quali Niccolò Ghedini e Piero Longo, codice e sentenze alla mano, tentano di evitare il processo. Il caso, per il procuratore aggiunto e per il pm Antonio Sangermano, deve rimanere a Milano. Usa la stessa citazione fatta durante la requisitoria per il processo a carico di Cesare Previti (l´ex ministro della Difesa condannato per il caso Imi-Sir e Lodo Mondadori), per descrivere il clima d´assedio che l´entourage ha creato intorno alla questura, la sera del 27 maggio 2010. «Attacco militare», lo definisce Boccassini, come quello che Previti esercitò sui giudici della capitale per pilotare le sentenze.
Per respingere l´eccezione sulla tardiva iscrizione tra gli indagati del Cavaliere, invece, Ilda Boccassini ripercorre tutta la genesi dell´inchiesta. A partire dall´aprile di un anno fa, quando sulla scrivania di Sangermano è arrivata la prima segnalazione su un giro di prostituzione che coinvolgeva anche Ruby. Una difesa a 360 gradi quella del procuratore aggiunto sull´indagine e anche sulla correttezza delle intercettazioni ("mai usate quelle dell´onorevole Berlusconi», precisa). Semmai, se qualche ombra si può allungare, quella è sulla tempistica con la quale proprio il collegio difensivo ha iniziato a interrogare i protagonisti dell´inchiesta: «Ben prima che la notizia fosse pubblica. Nemmeno avessero "la sfera magica"».
L´ultimo capitolo lo riserva al motivo con il quale Ghedini e Longo hanno contestato la correttezza dei pm: il difetto di notifica dell´invito a comparire consegnato a Berlusconi il 14 gennaio scorso. «Avevamo avvertito Palazzo Chigi la sera prima», ha svelato l´iter con il quale la Procura si è mossa. Il pool di legali contesta la notifica direttamente nello studio padovano dei due e non nella residenza del premier. «Il procuratore - ha ricostruito l´operazione la Boccassini - ha preso contatto con il capo della polizia. La mattina del 14, ci è stato comunicato che l´appuntamento doveva essere spostato di un´ora perché l´avvocato Ghedini stava rientrando da Padova. E così è stato fatto per cortesia istituzionale. Vorrà dire che la prossima volta ci rivolgeremo ai call center dei difensori d´ufficio», ha concluso Boccassini.
Il Tribunale deciderà se accogliere o meno le eccezioni tra un mese. Il 18 luglio sarà letta l´ordinanza, poi, se il processo dovesse proseguire, si ripartirà dopo l´estate.