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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

CORSIVI

Di soldi, come di sesso, non bisognerebbe mai parlare. Ma poiché non si parla che di sesso, rompiamo anche l’altro tabù per affrontare il caso dei parlamentari appena eletti sindaci o nominati assessori. Mi riferisco al torinese Fassino e al milanese Tabacci. Da giorni si invocano le loro dimissioni da deputati. Fassino ha già annunciato che le darà a breve, anche se a malincuore, perché è importante portare a Roma la voce del Nord. Si consoli: la portano già in molti, e non sempre a proposito. Tabacci invece insiste e tratta sull’orario: «Starei a Roma solo il martedì e il mercoledì». Se la mole di lavoro è quella, allora ci si chiede a cosa servono mille persone impiegate a tempo pieno in Parlamento. Basterebbero un paio di sessioni annuali, con distacco sindacale dai luoghi di lavoro.
Ma veniamo al succo, il sindaco di una grande città guadagna un terzo dello stipendio di un deputato. L’assessore, un quarto. Fassino e Tabacci saranno sicuramente superiori a queste miserie. Mentre io sarei piuttosto seccato di guadagnare meno della metà di Scilipoti, lavorando il decuplo. In un afflato di generosità, assai lodato da Pisapia ma forse non altrettanto dai suoi elettori, Tabacci si è detto disposto a rinunciare al compenso di assessore, cioè al più basso dei due. Ma io ho un’idea migliore: abbassare lo stipendio degli onorevoli al livello degli amministratori locali. Sarebbe un modo per facilitare la scelta dolorosa di Fassino e Tabacci. Facendo un favore a loro e anche a noi.