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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

IL CAMPIONATO CHE COLLASSA

All´inferno fa sempre più caldo, all´inferno non si sopravvive più: la Lega Pro è una polveriera, economicamente è un controsenso, tecnicamente qualcosa a metà tra un limbo per giovani col futuro alle spalle e un ospizio di vecchi mestieranti del pallone che provano a rimandare l´ora dell´addio. I conti della Lega Pro sono pesantissimi: una squadra di Prima divisione ci rimette 1,7 milioni di euro l´anno. Giocare nell´ex serie C1 costa 6,5 milioni e garantisce entrate per 4,5. Quando va bene. In Seconda le perdite arrivano a un milione. In tutto un torneo in rosso per 110 milioni. Se un imprenditore si avvicina al campionato delle cento città, come veniva definito un tempo, sappia che qui il gioco è a perdere. E ai piani alti, in A e in B, il disinteresse per i fratelli piccoli e poveri, travolti finora più di altri dallo scandalo scommesse, rasenta lo zero.
Le acrobazie imprenditoriali allora sono molteplici: sfacciate, come la brillante idea del Pomezia, che per partecipare al campionato di Seconda divisione inoltrò una documentazione totalmente fasulla. Scoperto e retrocesso d´ufficio. O come quei club che "dimenticano" di pagare stipendi e contributi: 34 squadre hanno dovuto giocare due campionati paralleli, uno sul campo, l´altro nelle aule della giustizia sportiva; 125 punti totali di penalizzazione e classifiche stravolte dalla Disciplinare sono la fotografia più spaventosa di un calcio che si definisce professionistico ma che non ce la fa a sopravvivere alla propria retorica. In tanti entrano al casinò con una fiche sola in mano, se trovano l´equazione e sfondano - come Sassuolo, Cesena e Novara negli ultimi anni - sopravvivono, se va male chiudono e tanti saluti. Con tifosi in rivolta, famiglie sul lastrico, piccoli e grandi drammi silenziosi che partono dallo sport e finiscono nella vita quotidiana.
Questo è il calcio minore in Italia. «Una vittima degli appetiti delle società di A e B, che hanno rubato tutto e ci hanno lasciato le briciole - dice il presidente di Lega Pro, Mario Macalli - in modo illegale». La legge Melandri del 2008 prevedeva un 3% complessivo dei ricavi dai diritti televisivi destinati alle società di Lega Pro. Meno dell´1% invece arriva effettivamente. Al di là dei contributi federali - 180mila euro a società - e dei miseri ricavi da stadio e merchandising, per la Lega Pro non c´è nulla. I buchi diventano voragini. «L´avventura imprenditoriale non è un peccato - prosegue Macalli - il furto delle grandi invece è un reato, per il quale mi sono già rivolto al Tnas e al Tribunale civile di Milano. Notate una cosa: c´è gente che in serie B vive alla grande, presidenti che fanno i fenomeni, che comprano, spendono, immaginano. Se poi retrocedono, come accaduto a Rimini e Pisa negli anni passati, falliscono. In A e in B gli introiti televisivi sono determinanti: noi viviamo dei loro avanzi, quando vogliono darceli, naturalmente. Sono tre anni che dobbiamo prendere i soldi. Siamo noi i creditori, e loro i debitori. Loro avranno un grosso problema prossimamente, e siamo solo agli inizi».
A occhio, un terreno così irregolare e asfittico pare fertile per giochi proibiti, scommesse e combine. Macalli rifiuta l´equazione: «Gli avventurieri sono dovunque, e poi, vedete, Paoloni guadagnava 200 mila euro all´anno: quanti ragazzi della sua età, fuori dal mondo del calcio, possono dire la stessa cosa? Vigileremo, è naturale, ma l´associazione d´idee è sbagliata». Intanto la Lega Pro prova a darsi una auto-regolata: dal prossimo anno si scende a 76 squadre, l´idea è quella di eliminare un girone di Seconda divisione, attraverso criteri finanziari più severi e fidejussioni all´atto dell´iscrizione più alte: si passerà a due gironi da 18 in Prima, due da 20 in seconda. Fra tre anni si arriverà a 60 squadre, divise in tre gironi di Prima divisione. Dovrà esserci un ridimensionamento globale del calcio, anche la A e la B dovrebbero scendere a 16 e 18, come un tempo, quando il calcio era una cosa meno seria e forse più bella: ma quanti, lassù, vorranno?