Paolo Berizzi, la Repubblica 15/6/2011, 15 giugno 2011
PONTIDA HA GIA’ TRADITO: «UMBERTO SVEGLIATI O CI FARAI AFFONDARE»
«Adess i mè somea dì bamboss po i nòter». Il trattore con la falciatrice sta pettinando il pratone per domenica. La militante, vent´anni di Lega, guarda dal ciglio della strada e taglia il concetto con la scure del vernacolo. «Adesso mi sembrano dei bambocci anche i nostri». Non ce l´ha con i tagliaerbe. Ce l´ha con Bossi. «Come si fa a dire non andate a votare al referendum? Solo per correre dietro a quell´altro (Berlusconi, ndr). Semmai bisognava dire: "andate e votate NO". Se proprio…». Sul sacro suolo di Pontida, per la serie "sberle e coraggio" - titolo di ieri della Padania - , domenica e lunedì il 51,3 per cento degli abitanti non ha dato retta al Capo, e hanno vinto i Sì. Il che oltre a non essere proprio un´inezia ha messo in qualche imbarazzo il sindaco e deputato Pierguido Vanalli, antireferendario convinto. «Non so se i miei cittadini sono andati a votare per reale interesse sui quesiti o per dare un segnale al governo. Sta di fatto che qualcuno ci è andato». E anche qualche leghista, evidentemente. A meno che il 57 per cento di voti che nel 2009 hanno riconfermato Vanalli alla guida della "città del giuramento" siano emigrati in Maghreb. Per fortuna che il Senatur sabato sera aveva invitato tutti a andare in campagna. E invece no. «Hanno votato, hanno votato… Molti dei nostri - ragiona un dirigente locale che pretende l´anonimato - il referendum l´hanno usato come una balestra per sganciare un´altra freccia contro Berlusconi».
Benvenuti a Pontida. Meno quattro giorni alla ventunesima edizione dell´evento più importante della liturgia padana. Il clima, a parte il caldo africano, è tutto da interpretare. O forse no, è fin troppo chiaro. La gente inizia a averne le scatole piene anche qui. Non solo di Berlusconi ma anche di un certo non più tollerabile appiattimento o "mollismo" nella linea del Carroccio. «Caro Umberto, sveglia! Avanti così affondiamo». La missiva è firmata dalla "Terry di Pontida", al secolo Teresa Locatelli, padana doc, camice e cappellino verdi dietro il banco del salumificio di fronte al municipio. Tra i politici chi non può dirlo chiaro e tondo ci gira intorno. Chi parla è perché è autorizzato o ha parlato con chi sa. Giacomo Stucchi, parlamentare bergamasco di lungo corso, calderoliano, indicato come prossimo capogruppo alla Camera al posto di Marco Reguzzoni. «Non ci sono storie, bisogna ripartire subito. Se invece si vuole continuare a galleggiare allora è arrivato il momento di mettere in discussione non solo la durata della legislatura ma anche l´alleanza con questa coalizione». Zac. O dentro o fuori. Cambiare spartito. Quello che dirà l´"Umberto" domenica sul prato dove ora è steso il cartellone gigante "Bossi Padania 2011" è importante, certo. Ma in queste ore tribolate molto può anche il nervosismo che monta tra il popolo. «Il referendum è stato uno sberlone in primis per il premier ma anche per noi - aggiunge Stucchi - . Dobbiamo aprire gli occhi, piantiamola di basarci sui sondaggi di Euromedia».
Se la Lega ha una pancia, come indubitabilmente è, e se la pancia è in subbuglio, si può dire che Pontida è l´ambulatorio. «Questo è il posto dove si festeggia quando si vince e dove ci si ricompatta e ci si ricarica quando si perde», chiosa l´assessore-ultrà Daniele Belotti. Un tempo era il Pierino del Carroccio orobico, oggi, oltre che eterno e fervente tifoso atalantino, è titolare del Territorio in Regione. Sarà lui, come da tradizione, il front-man che domenica mattina introdurrà i big leghisti sul palco. Contestazioni in vista? «Noi siamo abituati a contestarci e a dircele in faccia nelle riunioni, nelle sezioni, nelle segreterie provinciali». E se invece ce ne saranno? Se qualcuno romperà l´ortodossia padana per cui "quello che dice Bossi va sempre bene"? «Se succederà non sarà la fine del mondo - sdrammatizza il sindaco Vanalli - nella storia di Pontida quando ci sono stati dei contestatori erano sempre degli ex leghisti che volevano insegnarci a fare i leghisti». Da quando cinque anni fa un decreto di Napolitano le ha riconosciuto lo status di "città", Pontida e il suo primo cittadino si portano molto. E sognano. «Eravamo e siamo nella storia, se poi arrivasse anche un bel ministero facciamo tombola». Già. Il rischio, però, è che tra una sberla e l´altra il luogo simbolo della Lega finisca per subire scacco e doppio scacco. E che dei buoni risultati alle amministrative in zona - sindaco a Ponte San Pietro, sindaco confermato a Palazzago, vittoria sfiorata a Solza - nessuno più si ricordi. Il suo dardo lo scaglia anche Belotti. «Basta, l´insofferenza comincia a essere forte. Troppi rospi mandati giù in nome del federalismo fiscale. Le menate giudiziarie di Berlusconi, i Cosentino, le copertura dei buchi di Catania e compagnia. Adesso servono i fatti. Per i rospi non c´è più posto».