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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

COSTRUIRSI CASA DA SOLI, PER VOCE ARANCIO

Imparare i fondamenti dei mestieri di carpentiere, idraulico, elettricista e costruire da sé la propria casa, mettendosi in cooperativa con altre persone, rinunciando per un paio d’anni a weekend liberi e ferie ma risparmiando parecchio. È la strada che sempre più persone intraprendono per ovviare al problema del caro-mattone. Spiega l’architetto Armando De Salvatore, della cooperativa Architettura delle Convivenze: «Sono ormai numerosissimi i progetti di questo tipo che nascono in tutta Italia e tanti anche i bandi lanciati dalle pubbliche amministrazioni per favorirli».
Gli autocostruttori di oggi fanno soprattutto una scelta di qualità abitativa: edilizia ecologica e materiali naturali sono quasi sempre regola imprescindibile. Inoltre sempre più spesso il fai da te edilizio è rivolto al recupero di edifici pubblici abbandonati che, restaurati, vengono trasformati in abitazioni per le persone che vi hanno lavorato.
Una casa costruita con le proprie mani costa meno di una già pronta: per 180 metri quadri con giardino e garage si possono spendere anche solo 80 mila euro.
Come funziona. Tutto parte dalle amministrazioni comunali che pubblicano bandi per l’autocostruzione (o l’autorecupero) di case. Le notizie si trovano sui siti delle città o delle regioni. Per esempio, la Toscana ha appena annunciato un bando su autocostruzione e cohousing che sarà pubblicato dopo l’estate. Maggiori informazioni, qui. Il comune raccoglie le domande di partecipazione al bando e si stabilisce una graduatoria di persone in base ad alcuni requisiti (reddito, composizione del nucleo famigliare, disponibilità a svolgere i lavori ecc.). In genere i gruppi che si formano sono multietnici, per favorire l’integrazione. I nuclei familiari selezionati versano una quota (indicativamente sotto i 1.000 euro) per costituire il capitale sociale della cooperativa, che dalle banche riceve un finanziamento ipotecario sul terreno o sull’edificio da ristrutturare. Una volta che il cantiere è aperto i lavori devono andare avanti per forza: i futuri proprietari devono garantire un certo numero di ore di lavoro (circa 1.000 a famiglia). Li affiancano un tecnico che dirige i lavori e un’associazione che funziona da mediatore tra istituti di credito, futuri proprietari e amministrazione locale. I lavori devono terminare entro un certo periodo di tempo (in genere due anni). Finita l’opera, si procede con il pagamento. Il costo medio per una villetta a schiera di circa 110 metri quadrati oscilla tra 90 e 130 mila euro.
Per diventare muratori della domenica servono organizzazione, volontà e intraprendenza, non particolari abilità manuali: i futuri proprietari imparano, sotto la guida degli esperti del mestiere, a costruire muri, impianti elettrici, impianti idraulici controllati da personale specializzato. Il tutto, nel rispetto delle disposizioni di legge.
All’inizio tutti fanno tutto, poi ognuno si specializza in qualcosa. Se qualcuno è proprio negato dà una mano spingendo la carriola. La domenica, al cantiere di Vergiate, aperto nel luglio 1999, si vedevano mamme che tagliavano il ferro per il cemento armato, agenti di commercio che guidavano la gru, fratelli e sorelle alle prese con cemento e betoniera. C’erano Jack, pensionato venuto dal Galles per aiutare la figlia Susan, cameriera di 28 anni, e il futuro genero. Oppure Clara, 38 anni, single, segretaria di direzione in un’azienda multinazionale che, ricordando quell’esperienza, racconta: «Mi piaceva da morire costruire i muri. Certo, è un po’ faticoso, soprattutto se uno è abituato al lavoro d’ufficio. A volte, poi, scoppia qualche discussione. D’altra parte non è semplice mettere d’accordo tante teste diverse tra loro». «Il difficile è lavorare in gruppo. Bisogna imparare a mediare tra i propri desideri e quelli degli altri, e non sempre è facile quando c’è di mezzo casa tua - racconta Milena - Avevo paura che non ce l’avremmo fatta ad arrivare fino in fondo. È un grosso impegno. Oltre al lavoro fisico, dovevamo occuparci anche di tutta la parte amministrativa». Pessimismo a parte, il progetto di autocostruzione a Cimbro di Vergiate è stato portato a termine dopo tre anni.
La onlus Architettura senza frontiere calcola che «l’autocostruzione, così come risulta dalle prime realizzazioni promosse in Italia centro settentrionale, riesce ad abbattere i costi di realizzazione fino al 60% rispetto a un analogo intervento di edilizia residenziale privata». I vantaggi del processo non si esauriscono nella sola produzione di housing sociale: «Si tratta di processi collettivi che tendono a creare da un gruppo inizialmente assortito in modo casuale una comunità cooperante e solidale».
Di seguito alcune esperienze di autocostruzione.
In Abruzzo il progetto Eva (Eco Villaggio Autocostruito), in cui i residenti del comune di Pescomaggiore si sono uniti per ricostruire il borgo dopo il sisma del 6 aprile 2009. Su progetto degli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini del BAG studio mobile e con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura, si è deciso di realizzare, su terreni concessi in comodato da alcuni compaesani a poche centinaia di metri dal paese, un villaggio di bilocali e trilocali low cost e a minimo impatto ambientale nel rispetto delle vigenti norme anti-sismiche ed edilizie. Le case sono in legno e paglia. L’energia elettrica è fornita da impianti fotovoltaici, il riscaldamento nelle abitazioni è a legna, i rifiuti organici vengono trasformati in fertilizzante, gli orti sono irrigati anche grazie al recupero di acqua piovana. Le case sono costate circa 650 euro a metro quadro.
In Umbria a Perugia la cooperativa Tutti per uno è già in fase avanzata nell’autocostruzione di 46 villette da parte di altrettante famiglie provenienti da cinque paesi diversi. Hanno strutture antisismiche, il tetto di legno, gli impianti di riscaldamento sono nel pavimento, hanno pannelli fotovoltaici e cisterne di raccolta per l’acqua piovana.
In Emilia Romagna sono aperti numerosi cantieri, tra i quali alcuni in fase avanzata, per la costruzione di 70 unità abitative a Piangipane, Savarna, Filetto, Cesena.
In Lombardia sono aperti cantieri per l’edificazione di 56 case a Trezzo sull’Adda, Paderno Dugnano, Besana Brianza, Pieve Emanuele.
In Toscana è attivo il cantiere a Monteriggioni, Siena: per 25 famiglie, su terreno comunale, stanno sorgendo case a due piani, di 84 metri quadrati ciascuna, con 3 camere al piano superiore. Costano meno di 100 mila euro (coperti interamente da un mutuo). Per realizzarle i futuri proprietari devono lavorare circa 1.500 ore.
In Campania sono attivi due cantieri: a Villaricca (Napoli) per realizzare 25 villette a schiera, e a Piedimonte Matese (Caserta) dove si dovranno ultimare 12 appartamenti.
Cristina Marchi, architetto, s’è autocostruita casa sull’Appennino bolognese. Racconta: Tra gli autocostruttori i più taleban non vogliono nemmeno sentir parlare di impresa ma scelgono solo materiali tradizionali e facendo tutto da sé. Io sono meno oltranzista e posso anche usare prodotti preparati e cemento armato. Per la mia casa stavo in cantiere otto ore al giorno, io e mio marito ci abbiamo messo un anno, ma è venuta fuori una bella casa di 180 mq dove viviamo con i nostri figli».
Ora, con un consorzio di colleghi l’architetto Marchi sta cercando di farsi assegnare, per recuperarlo, il borgo San Martino, abbandonato da anni e di cui rimangono solo macerie in mezzo a un bosco. Sempre in provincia di Bologna il tecnico bioedile Olver Zaccanti sta invece autocostruendo abitazioni con blocchi in canapa e calce: si tratta della prima esperienza del genere in Italia. L’architetto Mina Bardiani di Carpi ha seguito varie costruzioni dell’eco-villaggio di Granara, in provincia di Parma, dove ha edificato usando blocchi di argilla prodotti in loco.
Alcune cooperative cui rivolgersi per maggiori informazioni: AliseiCoop, Architettura delle convivenze, Fraternità per il diritto alla casa, Associazione Xenia Bologna, Consorzio Abn.