Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

IL SUD DI DE LAURENTIIS REGNO FELICE E ILLUSORIO

Se alla loro schiera si aggiunge pure Aurelio De Laurentiis, allora è davvero riduttivo parlare di neoborbonici. È una vera e propria Lega del Sud, quella che sta per nascere.
E non sarà certo il «sindacato giallo» di Gianfranco Micciché, nato all’ombra del berlusconismo morente. I voti in uscita dal Pdl potranno presto essere attratti dalla sirena ammaliante dell’invettiva antinordista. E il Bossi del Sud forse potrebbe essere proprio il presidente del Napoli calcio. Da mesi De Laurentiis punzecchia il Nord. Ma finora parlava di squadre e di arbitri. L’altro ieri, come ha notato il Corriere del Mezzogiorno, si è avventurato sul terreno del revisionismo storico: «Il marchio veramente importante dell’Italia è la città di Napoli, ma gli italiani non l’hanno mai capito. Anzi, lo ha capito solo Garibaldi, quando ha portato tutte le ricchezze del Sud al Nord, scippando, ritardando e buttandoci in un caos totale» . A parte il fatto che Garibaldi portò via con sé da Napoli appena qualche centinaio di lire racimolate a sua insaputa da un luogotenente, un sacco di sementi per il podere di Caprera, un sacco di fave di cui era ghiotto e uno scatolone di merluzzo secco, il mito neoborbonico— per quanto non meno falso— è anche più attraente di quello neoceltico del dio Po su cui la Lega ha campato per anni. È il mito di un immaginario regno felice, che aveva la prima ferrovia d’Italia (per quanto la Napoli-Portici fosse lunga una manciata di chilometri) e più oro degli altri Stati preunitari messi insieme (il che è vero, ma non era l’oro del popolo o anche solo dello Stato, ma del re; che infatti non lo spendeva, e non a caso mancavano strade e scuole). Al Sud spira un forte risentimento verso il Nord, rinfocolato da vent’anni di invettive leghiste. Ma paradossalmente la logica sudista è esattamente la stessa di quella nordista. Se sopra il Po si tende a pensare che il Nord non sia la Germania per colpa del Sud, che sarebbe una palla al piede, sotto il Volturno si fa largo l’idea che il Sud sia Sud per colpa del Nord, che 150 anni fa l’avrebbe invaso, conquistato, depredato e ancora oggi continua a rifilargli i rifiuti tossici. Al di là del fondo di verità che ci può essere dietro i mugugni incrociati, la logica è sempre la stessa: la responsabilità dei nostri mali non è mai nostra; la colpa è sempre di altri italiani. Non a caso Garibaldi viene bruciato in effigie nelle discoteche del Nord-Est; Raffaele Lombardo, protoleghista siciliano, si intende benissimo con Bossi; e Mario Borghezio, leghista estremista ma non privo di fiuto, auspica che la Lega Sud nasca presto, «e ognuno vada per la sua strada» . C’è un punto su cui invece De Laurentiis ha perfettamente ragione. Napoli è una città decisiva nel definire l’identità italiana. All’estero pensano l’Italia come un’immensa Napoli: il sole, il mare, la pizza. Ma è giusto pensare anche al cinema di Totò, al teatro di Eduardo, alla grande musica popolare. Le virtù e i vizi dell’Italia a Napoli sono elevati al cubo: fantasia, estro, creatività, calore, senso dell’umorismo, gusto per il bello; ma anche l’ostilità verso lo Stato, e il prevalere dell’interesse privato su quello pubblico. Attribuire i mali del Sud a Garibaldi, o genericamente al Nord, è consolatorio, ma pericoloso, e a lungo andare dannoso. Perché se la colpa è degli altri, e tutto è già accaduto 150 anni fa, nessuno ha responsabilità, e nulla si potrà mai fare. Se il riscatto è impossibile, il riscatto non ci sarà mai. Sarebbe un bel guaio, non solo per Napoli ma anche per il Paese. Perché dalla crisi si esce tutti insieme, o non si esce. E oggi più che mai il riscatto di una città fortemente simbolica come Napoli è il riscatto dell’Italia.