A.Bo., la Repubblica 15/6/2011, 15 giugno 2011
«POSSIAMO SALVARE ATENE. NEL ’90 L’ITALIA STAVA PEGGIO»
Una bancarotta della Grecia «comporterebbe più costi che benefici» e rischierebbe di innescare una reazione a catena, per cui va evitata e si può evitare, «ma bisogna crederci». Non usa perifrasi diplomatiche, Mario Draghi, nella sua audizione davanti alla Commissione economica del Parlamento europeo, dove si è presentato come unico candidato alla presidenza della Banca centrale europea. Sulla questione più spinosa del momento, come lui stesso l´ha definita, il governatore di Banca d´Italia si è schierato senza equivoci sulla linea della Bce e contro le ipotesi ventilate dal governo tedesco di far pagare agli investitori almeno una parte dell´onere del salvataggio della Grecia.
«Anche in caso di default - ha spiegato - non si eliminerebbe il deficit strutturale greco, che andrebbe comunque finanziato. Anzi, visto che le banche greche sono le principali detentrici del debito nazionale, occorrerebbe ricapitalizzare anche le banche. E dunque chi spinge per un default dovrebbe essere disposto a investire ancora di più nel salvataggio del Paese». Inoltre, ha aggiunto Draghi, «se abbiamo capito come gestire il fallimento di un´impresa e forse quello di una banca, non sappiamo cosa succede quando fallisce uno stato europeo. Non conosciamo quali potrebbero essere i potenziali canali di contagio. Non sappiamo chi detiene i "credit default swaps". Quello che sappiamo è che ci sono molti investitori che aspettano di sfruttare una situazione in cui ci sia un default mal gestito o non gestito. Questa è la lezione che abbiamo imparato dal crac della Lehman Brothers, che è stato il fallimento bancario più caro della storia. E non vogliamo ripeterlo».
Chi si aspettava un Draghi sdraiato sulle posizioni tedesche, dopo aver vinto le resistenze della cancelliera Merkel alla sua nomina, ha dovuto ricredersi. Rilassato e convincente, il candidato ha affrontato quasi tre ore di interrogatorio da parte dei parlamentari e si è permesso anche si scherzare sulla sua presunta «germanizzazione». «Fino a qualche mese fa i giornali tedeschi mi dipingevano con la pizza o gli spaghetti. Adesso dicono che mi sono germanizzato. In realtà ripeto adesso le stesse cose che ho detto per tutta la mia vita. Sono italiano. E proprio per questo, avendo vissuto gli anni dell´inflazione a due cifre e quelli dei conti pubblici fuori controllo, ho imparato sulla mia pelle il valore della stabilità dei prezzi e della disciplina di bilancio».
Il governatore ha anche risposto con schiettezza a chi gli rimproverava gli anni passati alla banca privata Goldman Sachs, accusata di aver aiutato il governo greco a nascondere l´entità del proprio indebitamento. « E´ molto importante per me non solo aver agito con integrità ma anche essere percepito come integro. Gli accordi tra Goldman Sachs e il governo greco sono stati avviati prima che arrivassi alla banca. Non ho mai avuto a che fare con questi accordi né prima e né dopo».
Nel corso dell´audizione, si è detto convinto che gli «eurobond» siano «uno strumento legittimo, ma prematuro», perché implicano un trasferimento di risorse, possibile solo in una unione economica «che deve ancora essere realizzata». «Siamo in mezzo al guado - ha spiegato - e dobbiamo procedere per passi successivi». Al termine gli eurodeputati gli hanno riservato un lungo applauso.
(a.bo.)