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 2011  giugno 15 Mercoledì calendario

PER L’ESODO BASTA UN CLIC

Ogni tanto nella mia e-mail appaiono degli inviti supplichevoli del tipo: «Nome Cognome ti sta aspettando su...». Oppure «vuole giocare con te su...», oppure ancora «ti ha fatto una proposta su ...». Sono i messaggi con cui reti sociali emergenti, al momento sconosciute ai più – e certamente a me – cercano di indurmi a unirmi a loro, violando il rapporto monogamico con Facebook. Sperano, sfruttando un’amicizia effettiva, di innescare lo stesso tipo di scintilla che nel 2004 diede il via al successo di Mark Zuckerberg. Sono tentativi destinati quasi certamente a fallire. Il vero valore di Facebook, infatti, è l’effetto rete, ovvero, che tutte le persone che ci interessano, o quasi, sono lì e non altrove. Che senso avrebbe andare nell’equivalente elettronico di una landa remota, senza amici e conoscenti con cui condividere pensieri, fotografie, notizie? Eppure, quei messaggi supplichevoli, per quanto difficilmente coronabili da successo, non sono completamente assurdi. Nel cyberspazio, infatti, l’altrove può essere distante solo pochi colpi di mouse. A volte davvero pochissimi, come nel caso dei motori di ricerca: chi riuscisse a darci sistematicamente risultati migliori di Google guadagnerebbe la nostra fedeltà nello spazio di un mattino (e infatti Google negli anni ha intelligentemente creato una serie di servizi collaterali gratuiti per tenerci comunque avvinti).

In altri casi, il trasloco è più oneroso: in particolare può essere molto difficile portarsi dietro la storia di bit e di contatti creati su una rete sociale. Ma la barriera non è mai insormontabile. Tutto può scatenare l’esodo, o anche solo l’infedeltà: un cambio di policy sgradito, una nuova caratteristica del software con effetti antipatici, o anche soltanto un senso di noia oppure un insopprimibile desiderio di appartenere a club più esclusivi. Da questo punto di vista non so quanto siano fondate le stime circolate in Rete in questi giorni secondo le quali gli utenti Facebook sarebbero diminuiti di sei milioni negli USA, 1,5 milioni in Canada e centomila in Inghilterra. Ma so che è possibile, che è nella logica della Rete. Che è plausibile, e forse persino probabile, che tra cinque anni penseremo a Facebook con lo stesso divertito distacco con cui alcuni di noi pensano ai suoi ormai quasi dimenticati predecessori.