Enrico Lagattolla, il Giornale 15/6/2011, 15 giugno 2011
Nuovo arresto, ancora guai per i D’Alema boys - Fino a qualche anno fa era l’uomo dei grandi affari immobiliari
Nuovo arresto, ancora guai per i D’Alema boys - Fino a qualche anno fa era l’uomo dei grandi affari immobiliari. A Milano, Roma e Bologna, e perlopiù a braccetto con Unipol, quando Unipol voleva dire Giovanni Consorte. Poi arrivò l’estate dei «furbetti del quartierino», e anche lui finì nella girandola delle inchieste, indagato assieme ad Emilio Gnutti e Gianpiero Fiorani. Soprattutto, venne a galla l’intreccio tra finanza e politica. E l’impero iniziò a scricchiolare. Il tonfo finale è arrivato ieri, quando i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Milano lo hanno arrestato. Così è finito in carcere Vittorio Casale, il patron del Bingo, il proprietario mancato di squadre di calcio (Bologna, Bari, Salernitana), che di Consorte è amico ed è considerato persona vicina a Massimo D’Alema. Ecco, con l’arresto di Casale si allunga l’elenco degli inquisiti à la gauche . Dalla sanità pugliese del trio Tarantini-Frisullo-Tedesco alle accuse di corruzione che hanno investito Franco Pronzato, consigliere di amministrazione dell’Enac nonché consigliere dell’allora ministro dei Trasporti Pier Luigi Bersani, in cui la Procura di Roma è incappata indagando sull’attività di lobby di Vincenzo Morichini, ex amministratore delle agenzie di Ina Assitalia e comproprietario della barca a vela Ikarus con Massimo D’Alema. L’ultimo della serie, però, è proprio Casale. L’immobiliarista è stato arrestato assieme ad altri due imprenditori, Gian Guido Bonatti e Francesco Vizzari con l’accusa di bancarotta fraudolenta. In sostanza, stando all’inchiesta delle fiammme gialle, Casale avrebbe realizzato una quindicina di operazioni di trading immobiliare attraverso quattro sue società, tutte controllate dalla sua «Operae spa» e tutte fallite nel dicembre scorso. Edifici di pregio, come quello di piazza Parlamento 18 a Roma ( valutato circa 60 milioni), o in piazza Castello a Milano. Affari conclusi tra il 2004 e il 2008 e capaci di generare grosse plusvalenze distribuite ai soci sotto forma di dividendi (ma su cui non sarebbero state pagate né le imposte dirette né l’Iva, sottraendo 20 milioni di euro all’Erario),spolpando le società stesse che sarebbero poi state trasferite ormai sull’orlo del crac a un’altra società fantasma. Con Casale, dunque, si allarga il clan dei dalemiani alle prese con la giustizia. Il primo tappo a saltare è stato quello pugliese, con le inchieste della magistratura sulla sanità che hanno portato in carcere anche l’ex vicepresidente della giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd). Giampaolo Tarantini, nel corso di un interrogatorio davanti al pm Desirèe Digeronimo, spiegava di aver conosciuto D’Alema attraverso un amico comune, l’imprenditore Roberto de Santis. «Dove vi vedevate con Roberto De Santis?», chiede il pm. «Lecce, Bari, Roma, Milano- risponde Tarantini - , siamo andati anche a New York, credo, abbiamo fatto un weekend insieme con lui, D’Alema». Ai magistrati baresi che indagavano sul suo «concorrente» nel business delle protesi Alberto Tedesco (ex assessore, poi senatore del Pd), «Giampi» spiegava infatti di aver «conosciuto D’Alema in più occasioni, in particolar modo abbiamo fatto un weekend insieme, io ero in barca con Francesco Maldarizzi, avevano organizzato questo weekend con D’Alema, con la sua barca, Roberto De Santis con la barca di D’Alema. Roberto De Santis in barca con D’Alema e con la moglie, e io con Francesco Maldarizzi e mia moglie, andammo a Ponza». Da Ponza a Roma. I pm della capitale, infatti, hanno messo sotto inchiesta Vincenzo Morichini con le accuse di frode fiscale e false fatturazioni. E come si affaccia D’Alema in questa indagine? «Dal materiale documentale posto sotto sequestro - scrivono gli investigatori della Gdf nelle informative - sono emerse relazioni finanziarie di alcune società e la Fondazione Italianieuropei (la fondazione presieduta dall’ex ministro, ndr ), anche mediante l´indagato Vincenzo Morichini», in cambio - è il sospetto, ma non un’ipotesi di reato-di entrature negli appalti pubblici.