Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Italo «americano» farà bene al sistema o è una mazzata?
I treni Italo passano in mani americane. Ieri mattina il consiglio di amministrazione di Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori) ha ratificato la decisione che era stata presa nella notte tra mercoledì e giovedì dai soci della compagnia ferroviaria privata. Il fondo di investimento americano Global Infrastructure Partners (Gip) pagherà 1.980 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 440 milioni di debiti. Soltanto un anno fa, quando il fondo di investimento Peninsula rilevò il 12% della società, Ntv era stimata intorno ai 600 milioni di euro. Da allora è come se il valore si fosse triplicato.
• Quest’affare è una buona notizia?
Lo è di certo per i soci di Ntv che andranno all’incasso: Intesa Sanpaolo per circa 370 milioni, Generali 280, il fondo Peninsula 245, Diego Della Valle 345, Luca Cordero di Montezemolo 250, Gianni Punzo 155, Flavio Cattaneo 116, Isabella Seragnoli 110, Alberto Bombassei 94. Se Ntv si fosse quotata in Borsa, come era nei piani fino a pochi giorni fa, i soci avrebbero incassato meno della metà.
• Intendevo, è una buona notizia per l’Italia?
Ma direi di sì. Gip è il più grande fondo infrastrutturale del mondo. Non parliamo di avvoltoi interessati a mettere le mani su un’azienda decotta per poi rivenderla a pezzi al miglior offerente, ma di una società con una politica di investimenti mirata. Lo so, c’è l’argomento dei gioielli italiani venduti all’estero, ma intanto non so se Italo fosse proprio un gioiello, e in secondo luogo è sensato il pensiero del ministro dell’Economia Padoan: «Non è un pezzo d’Italia che se ne va ma un investimento estero che arriva». È anche vero che due giorni fa proprio Padoan insieme all’altro ministro di Gentiloni Carlo Calenda aveva espresso la preferenza per l’alternativa della quotazione in Borsa. Ieri però il ministro dello Sviluppo economico è tornato sulla questione: «Avevamo detto che la quotazione in Borsa sarebbe stato un bellissimo coronamento. Hanno deciso diversamente, era un loro diritto, il fondo americano è molto serio. Sono azionisti privati che hanno messo dei soldi facendo un lavoro difficile». Inoltre il management dovrebbe restare italiano, visto che i nuovi proprietari hanno chiesto all’a.d. Cattaneo e al presidente Montezemolo di mantenere gli incarichi.
• Mi dica un po’ di più di questo fondo Gip.
Nato nel 2006 da un gruppo di top manager di Credit Suisse e General Electric, gestisce una quindicina di società attive in tre campi: trasporti, energia e gestione di acque e rifiuti. Si tratta di grandi asset internazionali per un valore di 40 miliardi di dollari che vanno dall’aeroporto londinese di Gatwick a un impianto di gas liquefatto in India. Il fondo Gip incassa 5 miliardi di utili l’anno e ha 21 mila dipendenti in tutto il mondo. Tra il 2013 e il 2015 ha ceduto diverse partecipazioni in gruppi importanti, e da allora ha parecchio cash da spendere. Ha deciso quindi di fare shopping anche nel settore ferroviario.
• Che ci hanno trovato in Italia?
Siamo il paese dei treni. Siamo l’unica nazione del Continente ad aver aperto alla concorrenza il mercato dell’alta velocità, quello più remunerativo. In previsione delle future liberalizzazioni europee, previste a partire dal 2020, Italo rappresenta un modello esportabile anche in Spagna, Francia o Germania. Per Gip acquisire Ntv, oltre che un buon investimento immediato, è un modo per entrare in un mercato continentale promettente.
• I conti di Ntv sono buoni?
Dopo i primi tre anni di rosso, nel 2016 e nel 2017 è tornata in utile per complessivi 65 milioni. Lo scorso anno sui treni Italo hanno viaggiato 13 milioni di passeggeri, un record. Certo, la rottura del monopolio ferroviario in Italia è stata complicatissima, anche a causa di una concorrenza spietata e a volte sleale da parte di Fs. Ricorderà che Mauro Moretti, tosto tra i tosti e allora capo di Trenitalia e Rfi, negò ai treni Italo le stazioni principali di Roma e Milano, relegandoli a Tiburtina e Porta Garibaldi. Mise poi in atto molte altre iniziative ostili, come le cancellate per impedire l’accesso diretto ai binari o i lavori a rilento per alzare le banchine. Ci furono anche «errori di gioventù», come ha ammesso lo stesso Montezemolo, ovvero l’idea di fare concorrenza a Trenitalia puntando su un servizio di lusso. Nel 2014 la società stava per portare i libri in tribunale, aveva licenziato e messo in cassa integrazione una parte dei dipendenti. Poi optò per un aumento di capitale. In soccorso di Della Valle & Co. arrivò anche lo Stato, che decise di dimezzare il pedaggio per l’utilizzo delle linee ferroviarie. Da lì in poi Ntv è tornata a respirare, attuando una ristrutturazione interna e puntando su un servizio low cost. E la competizione tra Ferrovie dello Stato e Italo ha portato grandi benefici anche ai viaggiatori. Negli ultimi sei anni il prezzo medio del biglietto sulle tratte ad alta velocità è diminuito di circa il 40% (stime Tra Consulting). Nello stesso tempo, la domanda complessiva è cresciuta dell’80%. Basta guardare i numeri della tratta Roma-Milano. Nel 2008 il treno aveva il 37% della quota di mercato e l’aereo il 50%, nel 2017 il treno ha raggiunto il 75%, e l’aereo è crollato al 15%. Effetti diretti: Alitalia ha tagliato del 50% i voli giornalieri e Ryanair ha abbandonato la rotta tra le due capitali.
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