Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 09 Venerdì calendario

Nessun effetto Macerata. Al centrodestra mancano 600 mila voti per vincere

Mancano 23 giorni all’apertura delle urne. Dal voto ci separano quindi poco più di tre settimane che apparentemente sembrano molto intense, ma che secondo noi scorreranno normalmente, senza grandi strappi dal punto di vista politico.
Quello che pubblichiamo è il primo sondaggio dopo i fatti di Macerata. Ma sembra che la sparatoria e le polemiche politiche seguite all’attentato non abbiamo modificato le intenzioni di voto dell’elettorato.
Le quote dei vari partiti in gara risultano piuttosto stabili, con qualche rilevanza positiva a favore delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. Entrambe le grandi aree politiche guadagnano qualcosa a spese sia del Movimento 5 Stelle sia delle forze minori del tutto marginali. Ma non è certo con l’1% in più o in meno che le coalizioni possono pensare di prendere il piatto, ossia la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati e al Senato.
In questo momento e con le attuali quote di mercato, il limite a cui può arrivare il centrodestra è intorno ai 285 seggi, ben lontano dall’en plein dei 316 occorrenti per vincere alla Camera.
In ogni caso nulla è impossibile. Guardando attentamente le mappe che «La Stampa» ha pubblicato recentemente sull’elaborazione di Youtrend, si ricava che una delle tre forze politiche, il centrodestra, potrebbe raggiungere i 316 seggi alla Camera e la metà degli stessi per poter vincere agevolmente al Senato.
Concentriamoci sulla Camera, anche perché normalmente è Montecitorio che dà la diagnosi della vittoria o della sconfitta dei partiti. Ebbene, ci sono circa 30 seggi in bilico, distribuiti con una certa concentrazione nel Centro e al Sud. Questi 30 seggi, che noi potremmo definire «marginali», hanno tutti una presenza quasi vincente (ma non vincente) di un candidato del centrodestra, che in un terzo dei seggi affronta un competitor di centrosinistra e nei restanti due terzi un avversario del Movimento 5 Stelle. In questa trentina di seggi la distanza che c’è fra il candidato favorito e lo sfidante più insidioso è dell’ordine di poche centinaia di voti. Al centrodestra basterebbe quindi avere in media un paio di punti in più su tutto il territorio nazionale e questo «plus» distribuito fra tutti i seggi, conferirebbe alla coalizione guidata da Berlusconi e Salvini la vittoria per pochissimi voti.
Questa informazione deriva dalla lettura delle strisce elettorali corrispondenti ai 238 territori in cui si dividono i seggi uninominali della Camera. Basterebbero quindi 600 mila voti in più rispetto a quelli attribuiti oggi dai sondaggi per far sì che il centrodestra possa governare. Mentre per il centrosinistra (attualmente diviso in due tronconi) e per i Cinque Stelle (in splendido isolamento) non s’intravedono chance di vittoria.
Le possibilità si restringono quindi a due: l’ingovernabilità del Paese oppure una vittoria, seppur risicata, della coalizione di centrodestra. In ogni caso aveva ragione il saggio Giulio Andreotti, che una generazione fa reggeva il Paese ripetendo continuamente una frase emblematica: «Da noi, in Italia, tutto si aggiusta».
Post scriptum: alcuni lettori mi hanno chiesto che cosa significhi avere un «seggio blindato». Per me – che sono un ricercatore piuttosto «estremista» – significa avere più del 50% dei voti probabili. Ebbene, i «seggi blindati» al momento sono solo 3, tutti concentrati nel Trentino Alto Adige. Il collegio di Bolzano con Maria Elena Boschi, il collegio di Merano con Giorgio Balzarini e il collegio di Bressanone con Mario Cappelletti. Tutti e tre candidati del Pd.