la Repubblica, 9 febbraio 2018
Niente cani nel centro storico. La battaglia che divide Savona
SAVONA Una città divisa da un solco. Anzi da un torrente da ottomila litri. La sindaca di Savona Ilaria Caprioglio, centrodestra, li ha addirittura fatti stimare dai veterinari della Asl i litri di pipì che producono quotidianamente i cani del suo Comune. Tutto pur di resistere all’attacco dei proprietari di cani che la fermano anche per strada per contestarle una delibera che ha generato un dibattito così acceso, e con una partecipazione popolare così massiccia, che negli ultimi anni non si erano visti neppure per la chiusura di fabbriche simbolo e per la perdita dei posti di lavoro.
L’avvocata Caprioglio non la difendono neppure i commercianti che della clamorosa vittoria del centrodestra nella città di Pertini sono stati tra i principali artefici. La sindaca ha commesso un errore imperdonabile di questi tempi: colpire i padroni dei cani.
Ha infatti firmato un’ordinanza con la quale stabilisce sanzioni per chi, nel centro ottocentesco, consente che il proprio cane faccia i suoi bisogni «sotto i portici (a esclusione dei marciapiedi adiacenti al porticato) e nei due marciapiedi del tratto pedonale laterale di Corso Italia (a esclusione del tratto pedonale centrale) e nei marciapiedi che sono perimetrali ai monumenti di rilievo storico artistico». Rispetto alla precedente ordinanza che già prevedeva la multa per i padroni che non rimuovevano e ripulivano le «deiezioni e minzioni» dei propri animali ora si colpisce il misfatto in sé, anche se venga ripulito e ne siano cancellate le tracce con apposita bottiglietta con acqua o additivi.
Apriti cielo. A ridosso di Natale, savonesi di tutte le età, sesso, religioni e credo politico hanno invaso come nemmeno la Fiom dei tempi d’oro la piazza del Comune – piazza Sisto IV in zona rossa naturalmente, per quanto attiene alle minzioni – per protestare contro «un’ordinanza liberticida». E anche se Savona è attraversata da una forte crisi industriale e da polemiche sulla cementificazione, è stato un attimo trasferire la “guerra della pipì” dalle strade all’austera Sala consigliare. A soffiare sul fuoco anche le opposizioni e in primis il M5s che ha cavalcato la vicenda come neppure il Berlusconi cinofilo sarebbe stato in grado di fare. E i commercianti, molti dei quali avevano chiesto più pulizia, ora si assestano su posizioni moderate – vedi strategicamente neutrali –.
Fabrizio Cupis, presidente cittadino dell’Ascom, ha il suo negozio di sport in via Manzoni (zona rossa): «Noi siamo a favore degli animali e della pulizia» è l’esordio ecumenico «forse ora il centro è più pulito ma anche perché l’Ata (l’Azienda della nettezza urbana, ndr) ha lavorato meglio. Quello che auspichiamo è che amministratori, cittadini e associazioni discutano prima di questi temi per evitare le battaglie».
L’ultimo capitolo di questo scontro campale che ha sostituito politica e migranti nella top ten dei temi più discussi nei bar di via Paleocapa, salotto buono della città, è di poche ore fa.
Una mozione del M5s che mirava a far cancellare l’ordinanza è stata fagocitata con una contestatissima manovra, da un analogo atto della maggioranza che, pur garantendo nuovi spazi e servizi ai cani savonesi, ha ribadito l’ordinanza.
E la sindaca, per sostenere la sua linea dura, ha deciso di ricorrere a misurazioni scientifiche. Così spiega che l’anagrafe canina registra 7853 cani residenti a Savona che, dati forniti dalla Asl 2, producono un lunghissimo rivolo di urina: «Ogni giorno – dice la sindaca – per i veterinari Asl dobbiamo affrontare ottomila litri di pipì che si riversano sulla nostra città. Una doppia emergenza quindi: sanitaria e di decoro».
L’Enpa e altre associazioni però non arretrano e nel gazebo collocato nell’area pedonale di corso Italia raccolgono i fondi per presentare un ricorso al Tar.
La gente fa la fila per contribuire e un migrante che poco distante chiede l’elemosina prova a sfruttare il clima di disponibilità.
Con scarsi risultati.