9 febbraio 2018
IN POCHI anni 14 milioni di italiani rimarranno senza medico di base. Quasi cinquantamila ’camici bianchi’ scompariranno
IN POCHI anni 14 milioni di italiani rimarranno senza medico di base. Quasi cinquantamila ’camici bianchi’ scompariranno. A lanciare l’allarme, il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti. I pensionamenti "nei prossimi cinque-otto anni - spiega - priveranno 14 milioni di cittadini di questa figura professionale". Una ’emorragia’ di più di 45.000 medici in 5 anni, che coinvolgerà sia i dottori di base sia i medici del Servizio sanitario nazionale. Un dato che con il tempo peggiorerà ulteriormente. Nei prossimi 10 anni, nel 2028, infatti, saranno andati in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676.
.POLITICHE INADEGUATE
Un problema per il Ssn e per la salute dei cittadini, che la politica non ha ancora affrontato. Senza pensare che con una popolazione che invecchia velocemente, il tema dell’assistenza territoriale sarà una priorità. "Appare quasi ridicolo assistere al fatto che nessuna forza politica che aspira a governare il Paese proponga e si impegni sul tema dell’assistenza territoriale. Nessun impegno della politica sulla criticità della mancanza di medici di base a breve, dunque - dice Scotti - in un Paese che, per caratteristiche demografiche, avrà invece soprattutto bisogno di un’assistenza medica domiciliare e residenziale".
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. IL DIRITTO ALLE CURE
Uno sforzo necessario per continuare a garantire a ogni cittadino il diritto alle cure. "Devono essere garantiti investimenti economici sul numero e sulla qualità della formazione dei medici di medicina generale, sul personale sanitario e amministrativo nei nostri studi, sulle tecnologie - aggiunge Scotti -. A questo punto, invece, la figura e la presenza del medico di medicina generale appare impotente per promuovere il vero cambiamento. Chi vuole rottamare la medicina di famiglia si faccia dunque avanti a viso scoperto. Come medici ci sentiamo, insieme ai cittadini, le vittime di tanta superficiale approssimazione".
. LE ASSUNZIONI
A scendere in campo accanto alla Fimmg anche il sindacato dei medici dirigenti Anaao. Il dato grave, rilevano le organizzazioni sindacali, è anche un altro: le uscite stimate per effetto dei pensionamenti non saranno comunque bilanciate dalle nuove assunzioni. Per i medici di base, infatti, le borse per il corso di formazione in medicina generale messe a disposizione oggi sono circa 1.100 l’anno e se il numero rimarrà costante, afferma la Fimmg, ad essere ’rimpiazzati’, al 2028, saranno non più di 11mila medici, mantenendo un saldo in negativo a quella data di oltre 22mila unità.
Per i medici del Ssn, aggiunge l’Anaao, fare un calcolo di quanti potranno essere i nuovi medici assunti a fronte delle uscite per pensionamento è molto difficile: da un lato infatti, spiega il vice segretario nazionale Anaao Carlo Palermo, "non sappiamo quando saranno banditi i concorsi da parte delle regioni e per quali numeri, e dall’altro va ricordato che in varie regioni è ancora in atto il blocco del turn-over parziale o totale". Restano i dati allarmanti e la necessità, concludono Fimmg e Anaao, di coprire con urgenza le carenze future.
. UN PROBLEMA IN TUTTE LE REGIONI
La carenza di medici specialisti "interessa tutte le Regioni, con l’evidente paradosso per cui se, e quando, riapriranno i concorsi, mancheranno i medici da assumere - spiega il segretario del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, Costantino Troise, commentando i dati - . I medici da assumere "mancheranno - afferma - perché saranno scappati all’estero, mentre per l’Italia si spalancheranno le porte del discount a cielo aperto che è nei Paesi dei Balcani, dove i medici locali aspettano con ansia di trasferirsi in cerca di redditi maggiori". Un Paese "senza medici - conclude Troise - è un Paese senza sanità e sarà la possibilità di spesa a governare la scarsità dell’offerta professionale".
PEZZO DI DICEMBRE
UNA VOLTA ERA era la valigia di cartone, quella dei migranti in cerca di fortuna. Adesso il bagaglio si sarà pure trasformata in un trolley, ma a quanto pare la ricerca di una vita migliore resta una costante. Con la differenza, rispetto al passato, che tra gli espatriati ci sono professionisti con importanti specializzazioni, costate anni di studio e il sacrificio economico delle famiglie. E’ il caso dei 10.104 medici che tra il 2005 e il 2015 hanno lasciato il loro Paese: su 100 dottori europei espatriati, ben 52 sono italiani.
A parlarne è il primo Rapporto di Enpam-Eurispes sul sistema sanitario italiano, in base ai dati forniti dalla Commissione europea. Il secondo Paese per maggiore numero di medici che vanno via è la Germania, ma si ferma al 19%. Meta principale degli stetoscopi viaggianti è la Gran Bretagna con il 33% di scelte, seguita dalla Svizzera con il 26%. Il dato, segnala il Rapporto, è tanto più allarmante per l’Italia in vista del futuro prossimo, ovvero da oggi al 2025, periodo per il quale si prospetta una forte quota di pensionamenti. Si stima che verranno collocati a riposo 47.300 medici specialisti del Ssn, a cui si aggiungono i circa 8.200 tra medici universitari e specialisti ambulatoriali, mentre nello stesso periodo gli specialisti formati saranno solo 40.000. Se si conferma il trend dei giovani medici che scelgono l’estero, il saldo risulterà fortemente passivo, e i fenomeni di carenze professionali già diffusi ma non ancora esplosi si manifesteranno appieno, allargando oltre misura la forbice tra pensionamenti e nuovi ingressi.
"Lo Stato spende mezzo milione di euro per formare un medico specializzato e poi se lo prende la Svezia", ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin alla presentazione del Rapporto Enpam-Eurispes. "La realtà è che se un giovane medico va a lavorare altrove, vuol dire che sono state investite risorse a beneficio di altri Paesi", ha aggiunto, "l’Italia si impoverisce del proprio capitale umano, e se non c’è demografia, non c’è crescita economica".
Del resto il blocco del turnover, che da anni impedisce un ricambio del personale negli ospedali e nei presidi del Ssn, ha creato un esercito di medici, assistenti sanitari e tecnici che lavorano a partita Iva o addirittura con logica interinale. Il Rapporto definisce queste presenze a chiamata, o a gettone, vere e proprie presenze "ectoplasmatiche", poiché pur non risultando tra gli organici, lavorano come dipendenti e svolgono le stesse mansioni ma in una condizione di precariato assoluto.
Impossibile in queste condizioni pensare a una carriera, così come è risultato finora impossibile censire queste figure e determinare quanto incidano sul sistema. In particolare il rapporto cita l’area del Napoletano e del Casertano dove viene impiegata una media di 250 assistenti sanitari interinali nelle corsie dei maggiori ospedali. Con riferimento al 2011, e il dato non è stato aggiornato, risulta che nelle strutture della sanità pubblica operavano almeno 35mila precari, tra cui 10mila medici, con lavoro a gettone.