il Giornale, 9 febbraio 2018
Una trivella italiana a caccia di marziani
Ci siamo sempre chiesti: cosa penserebbe di noi un marziano che arrivasse sulla Terra? Al momento non risulta invece che i marziani siano particolarmente interessati all’opinione, sul loro conto, da parte dei terrestri in generale. Figuriamoci quando tengano al parere degli italiani in particolari. Ma tra due anni tutto potrebbe cambiare. Nel 2020 è in programma infatti la missione europea ExoMars, con il tricolore sventolerà su una macchina infernale che avrà proprio il compito di andare a caccia di forme di vita nel sottosuolo del Pianeta Rosso; mentre all’esterno appositi radar potrebbero captare improbabili (ma non impossibili) tracce di «incontri ravvicinati» di qualche tipo. Fatto sta che ieri – parlando seriamente – è stato per il nostro Paese un giorno tecnologicamente importante, anzi, di rilievo spaziale: la trivella italiana che affonderà la sua punta nel suolo alieno ha infatti superato tutti i test ed è pronta per andare alla ricerca di organismi sotterranei. «Sarà montata sul rover della missione Exomars dell’Esa, che decollerà a luglio 2020 per arrivare a destinazione sei mesi dopo», è stato annunciato ieri durante l’inaugurazione della mostra dedicata proprio a Marte, al Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano. Il «trapano» è stato progettato e realizzato interamente in Italia, negli stabilimenti di Leonardo a Nerviano: «Tutto il processo è durato una decina di anni e ha coinvolto una ventina di ingegneri e tecnici – ha spiegato Marco Stanghini, responsabile sviluppo business Spazio di Leonardo -. Per la prima volta perforeremo fino a due metri di profondità il suolo di Marte alla ricerca della vita. Lo speciale martello cosmo-pneumatico pesa 15 chili, ha una potenza di 80 Watt (un quinto di un trapano casalingo) ed è formato da quattro aste: una in acciaio con punta di diamante policristallino e tre «prolunghe» in alluminio. Una fessura sulla punta raccoglierà i campioni che saranno analizzati sul posto (riportarli sulla Terra sarebbe alquanto complesso) attraverso uno «spettrometro all’interno del trapano farà una analisi chimico fisica del terreno, mentre il laboratorio interno al rover cercherà di capire se ci sono tracce di vita». Se son rose, fioriranno.