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 2018  febbraio 09 Venerdì calendario

Schulz deve convincere la base Spd. Il destino del governo tedesco nelle mani del referendum dei socialdemocratici

A guardare i numeri, il destino della Grande Coalizione – e del sofferto accordo raggiunto dopo serrate trattative tra Cdu/Csu e Spd – è appeso a un filo sottile: i 464mila iscritti al partito socialdemocratico, che rappresentano lo 0,74% su 62 milioni di aventi diritto al voto, sono chiamati a esprimere il loro parere, favorevole o contrario, alla GroKo: tre settimane che culmineranno in uno scrutinio a inizio marzo. Così funziona il metodo democratico all’Spd, collaudato da Martin Schulz nel 2013 per dare voce a un ampio consenso (76% dei voti su 78% dei tesserati che votarono) alla Grande Coalizione di allora. Questa volta però i numeri che servono alla Germania per uscire dalle secche dello stallo politico durato 134 giorni non portano a esiti scontati. Ieri sera un sondaggio citato da T-Online.de ha sondato gli umori della base e rilevato che il 60% degli iscritti all’Spd sarebbe orientato a dare il “sì” alla GroKo. E anche Deutsche bank, in un commento alla clientela istituzionale, si è sbilanciata ieri con un pronostico che vede «un voto favorevole ma risicato» per la Grande Coalizione. Ma l’incertezza è grande.
I mercati hanno pagato più volte a caro prezzo negli ultimi due anni l’incertezza politica legata a sondaggi d’opinione: Brexit, le elezioni Usa e l’ascesa di Trump, le elezioni francesi e il fiasco della Le Pen, il referendum perso da Renzi. Alla domanda «come andrà il voto degli iscritti dell’Spd», i commentatori politici tedeschi ammettono «proprio non si sa».
Altri numeri, tuttavia, sono certi. L’Spd ha accusato il peggior risultato dal Dopoguerra nelle ultime elezioni del 24 settembre, prendendo il 20 per cento. Un sondaggio di Forsa fa emergere che se si andasse a votare ora l’Spd calerebbe al 18%: e se il 76% degli aventi diritto si recasse alle urne, in linea con gli ultimi trend, la quota all’Spd scenderebbe al 14 per cento.
Un nuovo numero, e recente, aggrava l’incertezza: a inizio gennaio, dopo che solo il 56% dei vertici dell’Spd ha espresso giudizio favorevole all’accordo preliminare sulla GroKo riuscendo appena a bloccare il dissenso della corrente dei giovani, il numero dei tesserati è salito da 440mila a 464 mila, un aumento di 24mila in un mese: in centinaia, al giorno. Secondo una chiave di lettura, la “chiamata alle armi” del 28enne Kevin Kuehnert, leader dei giovani Juso, può aver dato i suoi frutti: i nuovi tesserati sarebbero i contrari alla grande coalizione. E questo non deve sorprendere visto che proprio Martin Schulz, a pochi minuti dall’esito elettorale del 24 settembre, dichiarò secco che non sarebbe rientrato in una grande coalizione con Cdu/Csu.
I simpatizzanti e membri dell’Spd sono a dir poco confusi: sebbene la precedente grande coalizione abbia portato a casa il salario minimo e le pensioni a 63 anni, due vittorie del ministro del Lavoro, la socialdemocratica Andrea Nahles (47 anni), il credito è andato ad Angela Merkel. Governare con Cdu e Csu non ha portato bene all’Spd, che da anni registra un inesorabile declino dei consensi (gli iscritti da 473mila nel 2013 sono scesi a 440mila a inizio 2018) e alle urne. «Schulz ha sbagliato la campagna elettorale perchè non ha puntato sull’Europa», è un’analisi che circola negli ambienti politici. Non a caso, l’Europa è tornata in primo piano tanto nel documento preliminare quanto nell’accordo finale per la GroKo: occupa i primi paragrafi ma non entra in dettaglio e non vincola la Germania (non c’è alcuna voce di spesa nell’accordo da 177 pagine e 8.370 righe che fissi un importo in aumento nel budget comunitario per rimpolpare gli investimenti).
Quel che preme all’elettorato socialdemocratico, e questa è un’altra linea di pensiero, non è l’Europa ma una migliore Germania: frenare gli abusi dei contratti a tempo determinato, colmare il divario tra sistema sanitario pubblico e privato, aumentare asili (ora tutti a pagamento), sicurezza, edilizia popolare, formazione, immigrazione, digitalizzazione, pensioni. Tutti terreni sui quali i vertici dell’Spd cantano vittoria nell’accordo GroKo: come? Scrivendo email esplicative ma anche celebrative, quasi su base giornaliera, agli iscritti su quanto fatto nei negoziati con Cdu/Csu. Non è escluso, ammoniscono i commentatori, che i nuovi iscritti siano a favore e non contro, la Groko. Più realisticamente le alternative, il ritorno alle urne o all’opposzione nel caso di governo di minoranza, non entusiasmano. La GroKo, a conti fatti, sarebbe il male minore. E farebbe uscire di scena Schulz, un grande politico ormai con un piccolo seguito.
.@isa_bufacchi