La Stampa, 9 febbraio 2018
Kryptòs. La natura gioca a nascondino
È una gran mascherata, che non dura soltanto il tempo del Carnevale: la mostra che apre domani (chiuderà il 2 settembre) al Museo di Storia Naturale «Giacomo Doria» di Genova presenta le straordinarie strategie messe in atto dagli animali per sopravvivere: «Kryptòs, inganno e mimetismo nel mondo animale», è curata da Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, biologi e fotografi professionisti: sono loro le immagini e i video che corredano l’esposizione.
Mimetismo non vuole dire solo nascondersi, ma fingere di essere qualcosa di diverso; molte specie possono assumere le sembianze di una foglia, di un fiore, di un rametto, di un ciuffo di muschio, o adottare la livrea di specie molto più pericolose di loro. Il mimetismo è praticato per mangiare e per non essere mangiati, per apparire diversi o confondersi con l’ambiente, per mostrarsi più minacciosi di quel che si è o semplicemente per sparire e passare inosservati.
Animali vivi
In grandi terrari arredati, che riproducono l’ambiente naturale delle specie, ecco dunque sonnecchiare rane, camaleonti, gechi, insetti foglia, mantidi e ragni: possono adottare livree sorprendenti, come la ranocchia «Theloderma corticale» che si traveste da muschio o la mantide «Phillocranya Paradoxa» che assume le sembianze di una pianta e aspetta la vittima di turno.
Bravissime anche la mantide orchidea, che ha in dotazione livree di vari colori, e alcune specie di cavalletta, che si travestono da foglia. Diventare fogliame è uno dei travestimenti più usati in natura: molti insetti ne imitano la forma, le venature e il colore. Abilissima attrice è la «cavalletta corteccia» australiana, che rivaleggia, quanto ad abilità di scomparire sui tronchi, con il geco «coda a foglia» del Madagascar, detto anche «satanico»: a vederlo si stenta a credere possa esistere, tant’è che a fine Ottocento qualche naturalista lo definì «mitologico».
L’insetto stecco, invece, è un burlone delle foreste tropicali. Il ragno-granchio è un temibile predatore, le femmine aspettano ben mimetizzate fra i petali, gialle o bianche in base al fiore sul quale si posizionano. Per non parlare del camaleonte, principe del trasformismo, immobile e «al verde» su cespugli e alberi in attesa che farfalle, zanzare o cavallette arrivino a tiro, cambia colore se è spaventato, aggressivo o in fase di corteggiamento.
Per mare e per terra
Anche animali più grandi, come la volpe artica e la pernice bianca, hanno sorprendenti qualità mimetiche: d’inverno la livrea diventa candida e si confonde con la neve.
Il mimetismo è molto diffuso anche nelle profondità oceaniche: numerosi animali acquatici riescono ad assumere forme e colori del loro habitat. Le seppie, ad esempio, possono cambiare colore dal marrone al nero, dal giallo al rosso; alcune specie sono addirittura dotate di bioluminescenza. Il dragone foglia («Phycodurus eques»), è un cavalluccio che per sfuggire ai tanti predatori nei mari intorno all’Australia riesce a mascherarsi da alga.
Anche il polpo è un attore nato; i pesci rana si travestono da spugna, la sogliola o l’«Uranoscopus sulphurous» si mimetizzano sul fondo e nella sabbia, spuntano solo gli occhi. Grande è l’arte di cammuffarsi del granchio decoratore («Dromidia antillensis»), che nel suo strano travestimento sembra un corallo che cammina.
Sfumature
Molte le variopinte colorazioni «di avvertimento» – giallo, rosso, arancio, azzurro: una sezione della mostra si concentra su questa specialità, detta aposematismo – che mettono in guardia dall’ingerire o anche solo assaggiare la preda. Un millepiedi ad esempio cambia colore e sembra un semaforo che segnala il pericolo (è ricoperto di una sostanza letale) ma lo fanno anche alcuni tipi di farfalle, di cimici, di formiche.
L’ultima parte della mostra, anch’essa accompagnata da grandi fotografie e proiezioni video, prende infine in considerazione i diversi modi con cui gli animali vedono il mondo, per spiegare il perché di alcune bizzarre livree. L’inganno come metodo costante insomma, sul palcoscenico della natura: strategia shakespeariana che noi umani, in altre forme, conosciamo bene.