Corriere della Sera, 9 febbraio 2018
Politica e servizi pubblici per le città del futuro
Il nostro è il Paese dei piccoli Comuni. Il 70 per cento di questi ha una popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti. Ma è nel 3,4 per cento dei Comuni ad alta urbanizzazione che risiede il 33,4 per cento della popolazione. I trend demografici prevedono un processo di nuova urbanizzazione, le città sono diventate e diventeranno sempre più attrattive per i giovani, per le nuove famiglie e per gli anziani bisognosi di servizi. È nelle città e tra le città che si giocherà molto della competitività tra i Paesi e lo sviluppo dei sistemi economici. Si pensi solo alla sfortunata ma meritevole battaglia di Milano sull’Agenzia del farmaco. Si pensi per contro al degrado ambientale, economico e sociale di alcuni grandi centri urbani, impietosamente rappresentato ogni giorno nelle cronache nazionali e locali.
In periodo elettorale tutto questo dovrebbe interessare la politica, non soltanto per la definizione dei collegi e delle liste, ma per una visione di lungo periodo sul futuro delle aree che sempre più raccoglieranno il maggior numero di cittadini. È proprio nelle città più complesse e popolose che si concentrano le attività economiche e culturali, si sperimentano nuovi servizi e soluzioni tecnologiche, si sviluppano le nuove dinamiche sociali. È qui che si può valutare la capacità di visione della buona politica. È proprio qui che si misura il progresso di un Paese.
Eppure le nostre città conoscono oggi le più gravi emergenze. Basti pensare al sempre più frequente superamento delle soglie di inquinamento dell’aria, alla difficile gestione della siccità dell’estate appena trascorsa, alle impietose rappresentazioni di alcuni centri urbani sommersi dai rifiuti, a un sistema di trasporto pubblico non sempre all’altezza della situazione, ai gravi problemi di sicurezza e di integrazione sociale.
Naturalmente non in tutte le città. Ma proprio qui sta il punto. I cittadini ricevono servizi pubblici essenziali con standard di qualità drammaticamente diversi. E questo a seconda dell’area in cui nascono e vivono.
Una gestione inadeguata dei rifiuti, della mobilità urbana, dell’acqua, dell’energia, è in grado di mettere in crisi qualsiasi promessa di benessere, di rovesciare in pochi giorni la reputazione di una città, di peggiorare drammaticamente le condizioni di vita dei cittadini.
C’è tantissimo da fare nel nostro Paese. Si pensi, e sono solo alcuni esempi, allo sviluppo dell’efficienza energetica per la riduzione dei consumi negli edifici, ai nuovi sistemi di illuminazione pubblica capaci di tagliare dra-sticamente la bolletta che alla fine pagano i cittadini, allo sviluppo della banda larga e di tutte le nuove tecnologie smart, dai parcheggi alle telecamere intelligenti, alla diffusione della mobilità elettrica, alla piena realizzazione dell’economia circolare, con i rifiuti che diventano nuova materia e consentono l’azzeramento delle discariche.
Ma perché tutto questo possa davvero succedere serve una politica lungimirante. Serve uscire dalle contrapposizioni tra livelli di governo e ambiti di specifica responsabilità, serve promuovere un Grande Patto per lo Sviluppo dei servizi di pubblica utilità, capace di mettere attorno allo stesso tavolo tutti gli attori principali: lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, le imprese di pubblici servizi.
Una politica illuminata disegna il futuro di un Paese. In tutti i Paesi del mondo il futuro passa attraverso le città e il loro sviluppo. Dallo sviluppo delle città dipende molto della qualità della vita di tutti noi.
Da semplici cittadini c’è da augurarsi quindi che, qualunque forza politica vada al governo del Paese, il tema dei servizi pubblici sia al centro dell’azione della prossima legislatura. Non solo nei piani e nei programmi, ma nelle concrete e tempestive realizzazioni.