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 2018  febbraio 09 Venerdì calendario

APPUNTI SU MACERATA PER GAZZETTA

LUCIA ANNUNZIATA, LA STAMPA 10/2 –

Macerata ha cambiato tutto, squadernando un panorama italiano rimasto finora sotto lo zerbino dell’ interesse nazionale. Si capisce il perché di questa rimozione: l’Italia che esce strisciando da sotto questo zerbino non è per nulla tranquillizzante. Luca Traini, l’autore del raid, fan della Lega, e orgoglioso proprietario di una copia del Mein Kampf, sembra uscito da una memoria di altri tempi. Sulla sua tempia destra è tatuato un dente di lupo, il simbolo usato da «Das Reich», la panzer division delle Waffen SS di Hitler. Il dente di lupo è però anche il simbolo di Terza Posizione, movimento neofascista fondato nel 1978 tra gli altri da Roberto Fiore, il quale dal 1997 è diventato leader di Forza Nuova, partito di estrema destra la cui leadership ha definito alcune drammatiche azioni di questi nostri ultimi anni. Giusto per farci capire, Fn è un movimento politico per nulla nostalgico: si è intestato la rinascita di temi, innominabili fino a poco tempo fa, del fascismo estremo. Dalle teste di maiale inviate nel gennaio del 2014 all’ambasciata di Israele, al Museo della Memoria, e alla Sinagoga di Roma, firmando i pacchi con il nominativo Giovanni Preziosi, nome del ministro fascista che firmò il «Manifesto della razza»; allo striscione «Ricordati di non ricordare» esposto in una scuola contro la memoria della Shoah; al centinaio di aggressioni, in nome della superiorità della razza bianca, contro bengalesi, oppositori politici, gay. Molti dei nostri lettori ricorderanno anche recenti azioni contro la carta stampata, a Roma ed a Torino.
Sono questi alcuni fotogrammi del racconto di quel che si muove a destra in Italia, in un intreccio di gruppi la cui influenza arriva fino a dentro ai partiti più istituzionali. La Lega, Fratelli d’Italia, ma anche un’area che ha girato in passato intorno a Forza Italia.
E’ un ritratto dell’Italia, che è certo difficile raccontarci. Eppure sotto la spinta dell’immigrazione l’intero Occidente piega a destra ormai da anni, ma nel nostro discorso pubblico questo peso è valso sempre come un «altrove» - Europa dell’Est o Olanda, Germania o Usa. Ovunque insomma ma non da noi, Italia piena notoriamente di brava gente. Tutti impegnati nelle prime fasi di questa campagna elettorale più a discutere della ampiezza della grande coalizione futura che del vento che spira nel Paese.
Macerata ha rotto questo quadro, restituendoci il ritratto di una provincia una volta serena lacerata da razzismo, paure e fobie. Proprio quella Macerata che è stata considerate uno dei luoghi dove l’immigrazione è stata gestita nella maniera più virtuosa: sapete infatti quanti sono gli immigrati accolti? Solo 284. Come mai, allora, un paio di centinaia di immigrati ha fatto salire così in alto lo scontro sulla immigrazione?
La domanda è di quelle che ci fa ora guardare in maniera completamente diversa alle proiezioni elettorali: lì dove prima leggevamo solo la ingovernabilità del proporzionale, oggi leggiamo la spinta impetuosa a destra. Come abbiamo letto proprio dalle colonne di questo giornale, bastano ora solo 600 mila voti alla coalizione di destra per arrivare a governare da sola.
Ma quale destra sarà? Quella di una Lega con aggancio alla destra fascista? O quella di Silvio Berlusconi? E lo stesso Berlusconi sarà in versione moderata - quella che finora tutti hanno apprezzato - o la competizione con Salvini lo avrà trasformato in versione radicale ?
E la sinistra spiazzata dal mutato panorama politico, come risponderà: indurendo le proprie politiche sulla immigrazione, o ravvivando la fiamma dell’antifascismo? Un antifascismo che può oggi distinguersi, di fronte a un fascismo più estremo, dall’antifascismo dei centri sociali?
A poche settimane dal voto, la politica sta faticosamente rivedendo I propri posizionamenti, obbligata a farlo in corsa contro il tempo. Se finora non avevamo capito il risultato elettorale finale, ora siamo addirittura in alto mare.


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MARCELLO SORGI, LA STAMPA 10/2 –

Magari sarà stata pure eccessiva la cautela che aveva impedito al centrosinistra di recare solidarietà alle vittime della strage del neonazista Luca Traini, e ha portato il sindaco di Macerata a lanciare un appello per evitare ulteriori divisioni e per lasciare alla comunità cittadina il tempo di ricucire le proprie ferite. Era evidente, da parte del governo e di Renzi, il desiderio di far spegnere i riflettori sulla città che, con l’orribile assassinio di Pamela Mastropietro da parte di un nigeriano con il permesso di soggiorno scaduto e con la folle reazione del giovane maceratese che ha sparato sui migranti, è diventata il trampolino di lancio per la svolta dura nella campagna elettorale del centrodestra. Una durezza che, lo dicono i sondaggi, sta funzionando, portando consensi alle liste di Berlusconi, Salvini e Meloni, e sottraendoli a quelle di Renzi e dei suoi alleati, additati come responsabili della pretesa «invasione» di clandestini.

La decisione di Liberi e Uguali, Anpi e Arci di non accettare la linea della cautela e manifestare già da oggi contro le recrudescenze fasciste e naziste otterrà invece l’effetto opposto. Anche perché, a parte i rischi di tensioni e scontri che possono sempre avvenire in situazioni come queste, la giornata della sinistra radicale sarà seguita domenica prossima da una nuova manifestazione del centrosinistra e il 24 da una manifestazione nazionale. Quanto a dire che Macerata con i suoi lutti resterà al centro della campagna elettorale fin quasi alla vigilia del voto.
È difficile dire quanto potrà portare e quanto potrà togliere in termini di voti la legittima sollevazione delle coscienze antifasciste. Ma è sicuro che il percorso temporale delle tre manifestazioni non resterà senza repliche da parte del centrodestra. E la segreta speranza di Renzi, magari grazie a Sanremo e della riduzione degli spazi di propaganda tv, di vedere Macerata a poco a poco dimenticata e fuori dagli argomenti dello scontro preelettorale è così destinata a essere delusa.
Nella cittadina delle Marche oggi ci saranno Emergency con Gino Strada, Fratoianni e Civati, i centri sociali, le «Madri per Roma città aperta» (genitori di vittime della violenza di destra), che hanno accusato, soprattutto queste ultime, il sindaco di impedire di manifestare «l’antifascismo riconosciuto in Costituzione». Di qui la marcia indietro del primo cittadino, che ha blindato la città, fatto chiudere i negozi, sospeso i carri del Carnevale, e si accinge a vivere il periodo più lungo e più rischioso della sua amministrazione.


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SVOLTA NELLE INDAGINI SULLA MORTE DI PAMELA – LA STAMPA 10/2 –

«Potrebbero essere a una svolta le indagini sulla morte di Pamela Mastropietro, la ragazza trovata fatta a pezzi nel Maceratese. Ieri i carabinieri hanno bloccato due giovani nigeriani: il primo, un 28enne, alla stazione centrale di Milano, mentre stava cercando di raggiungere la Svizzera con la moglie, e il secondo a Macerata. L’uomo intercettato nel capoluogo lombardo è stato portato nella città marchigiana, dov’è in corso l’inchiesta, ed entrambi sono poi stati interrogati fino a tarda sera. Il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, ha fatto sapere che «non sono stati effettuati fermi», ma gli inquirenti, anche alla luce dei risultati delle due autopsie compiute sui resti della 18enne, lavorano sull’ipotesi che il cadavere non possa essere stato sezionato in quel modo da una sola persona, cioè Innocent Oseghale, il primo a essere stato arrestato. Con le accuse di occultamento e vilipendio di cadavere resta in carcere Oseghale, nel cui appartamento è morta la ragazza, mentre Desmond Lucky, a piede libero, è accusato di omicidio perché sarebbe stato lui a vendere a Pamela la dose, forse fatale, di eroina. 

[fra. giu.]



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MILANO - Un nigeriano di 27 anni è stato bloccato dai Carabinieri di Milano nella Stazione Centrale perché sospettato di un coinvolgimento nell’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza romana di 18 anni il cui cadavere è stato trovato in due trolley la mattina del 31 gennaio a Pollenza, in provincia di Macerata. I militari hanno individuato l’uomo su indicazione dei colleghi del capoluogo marchigiano e sono già in viaggio per consegnarglielo. Sembra che l’uomo stesse cercando di raggiungere la Svizzera. Ma le attenzioni degli inquirenti si sarebbero focalizzate anche su un altro cittadino nigeriano, sotto interrogatorio in queste ore a Macerata.

La Procura di Macerata ha precisato che, al momento non sono stati emessi fermi. I carabinieri oggi hanno ascoltato diverse persone di nazionalità nigeriana nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Procura. Gli interrogatori sono in corso e si protrarranno per l’intera giornata. Il procuratore Giovanni Giorgio spiega in una nota: "Sono in corso e si protrarranno per l’intera giornata audizioni e chiarimenti di più soggetti di nazionalità nigeriana. Non sono stati effettuati fermi". Precisazione, quest’ultima, dopo voci del fermo del nigeriano intercettato dai militari a Milano.

L’indagine prosegue, dunque, aspettando l’esito degli esami di laboratorio dopo che una seconda autopsia sui resti della 18enne romana non è stata in grado di sciogliere la riserva sulle cause del suo decesso, ma dalla quale sarebbero stati tratti gli elementi che hanno portato all’individuazione dei due nigeriani da interrogare. Gli inquirenti sono convinti che lo smembramento del cadavere non possa essere stato eseguito da una sola persona. Il sospetto è che i due nigeriani rintracciati oggi abbiano aiutato a sezionare e occultare il corpo di Pamela nelle valigie poi abbandonate lungo una strada di campagna a Pollenza. I carabinieri, che vagliano la posizione anche di altre persone, stanno interrogando i sospetti per capirne gli spostamenti, la posizione nelle ore in cui Pamela è morta o è stata uccisa e verificarne così l’alibi.

Restano le due le principali ipotesi sulla morte di Pamela: overdose (la ragazza si era allontanata il 29 gennaio dalla comunità di recupero Pars di Corridonia) o omicidio. L’unico arrestato è per adesso il nigeriano Innocent Oseghale, che viveva nell’appartamento dove Pamela avrebbe assunto una dose di eroina, riconosciuto in compagnia della ragazza la mattina del 30 gennaio dalle telecamere di sorveglianza di una farmacia del capoluogo marchigiano. A suo carico le accuse di occultamento e vilipendio di cadavere. Oseghale è però tuttora indagato anche per omicidio, assieme al connazionale Desmond Lucky, indicato dallo stesso arrestato come lo spacciatore che ha venduto a Pamela lo stupefacente.


MACERATA - Pamela ha subito atti violenti prima di morire. La nuova autopsia effettuata ieri sul corpo della 18enne romana, i cui resti erano stati trovati in due valigie nelle campagne maceratesi, segna una svolta decisa nelle indagini: ci sono "segni di violenza applicata in condizioni di vitalità", spiega il professor Mariano Cingolani, il medico legale che ha svolto la nuova autopsia su incarico della Procura.

Da quel che emerge, la droga potrebbe non essere la ragione della morte: Pamela potrebbe essere stata uccisa? "Ci stiamo approssimando sempre più verso la chiarificazione di questa ipotesi, ci sono dati a conforto di questa tesi", dice Cingolani.

Pamela ha una ferita alla testa che all’occhio clinico del cattedratico - un luminare che in passato si è occupato del caso Meredith a Perugia e della fine di Marco Pantani - risulta inferta quando era viva. E ha ferite all’altezza del fegato compatibili con il segno di coltellate: anche queste, per il professor Cingolani, potrebbero essere state inferte quando Pamela era viva, ma solo i delicati e complessi accertamenti scientifici in corso saranno in grado di accertarlo. Cosa che, spiega, avverrà comunque "senza alcun dubbio". Gli inquirenti, oltretutto, in casa di Innocent avrebbero identificato l’arma, un coltello appunto, con cui sembrano essere state fatte.

A parere del professore, chi ha agito lo ha fatto con una mano straordinariamente esperta e, apparentemente, a giudicare dalla meticolosità con cui ha operato in alcune parti del corpo, con l’intento di ostacolare il più possibile gli accertamenti scientifici in grado di rivelare se Pamela sia stata stuprata o strangolata.

Oltretutto, spiega lo specialista, lo strazio inflitto al corpo va molto oltre ciò che sarebbe stato necessario per chiuderlo in due valigie. La svolta, che dovrà essere confermata dall’esito degli esami di laboratorio in corso sui resti della ragazza, segna una novità sostanziale nell’inchiesta. Non solo Pamela potrebbe essere stata uccisa e non morta per overdose; ma illumina un possibile movente nella violenza sessuale, e lascia il crescente sospetto che altre persone possano davvero aver provocato lo scempio sul suo corpo per cancellare le tracce.

Persone esperte e robuste, forse "un macellaio" o "un chirurgo": Innocent Oseghale, il nigeriano in carcere che si è sempre dichiarato innocente e che ha trasportato i due trolley con il corpo di Pamela, non corrisponde all’identikit né fisicamente né tantomeno nel profilo. Forse anche per questo - il dubbio era già emerso nella prima autopsia - da giorni gli inquirenti stanno allargando il più possibile le indagini nella cerchia di persone che frequentavano Innocent, e che avevano accesso alla casa.



La Gazzetta dello Sport

Anno XII – Numero 3944

10 febbraio 2018

 

Sarà una giornata parecchio complicata oggi per le strade di Macerata, la città dove è stato ritrovato il corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro e dove il neofascista Luca Triani ha tentato di fare una strage di immigrati a colpi di pistola.

 

• Perché? Avevo letto che erano state vietate le manifestazioni?

È vero. Accogliendo l’invito del sindaco di Macerata, il dem Romano Carancini, il ministero dell’Interno non ha autorizzato il corteo antifascista, anche se non l’ha vietato espressamente. Ma pezzi della sinistra hanno deciso di scendere in piazza lo stesso. Ci saranno i centri sociali e gli studenti, ma anche la Fiom, politici di Liberi e Uguali come Nicola Fratoianni e di Dema, il movimento di De Magistris. Non ci sarà l’Anpi nazionale, che ha deciso di rinunciare «per senso di responsabilità» ma non ha escluso che alcune sue componenti locali decidano di andare a Macerata. Comunque l’Associazione nazionale partigiani ha proposto per il 24 febbraio a Roma una grande manifestazione nazionale con lo slogan #MaiPiuFascismi.

• E il Pd che fa?

Ha accolto la proposta dell’Anpi per la manifestazione del 24 febbraio, mentre oggi a Macerata non ci sarà. Politicamente è una situazione ingarbugliata per il Pd: non manifestare oggi rischia di alienarsi ulteriormente l’elettorato di sinistra. D’altra parte Renzi ha da sempre mostrato insofferenza per la retorica dell’anti-fascismo militante che considera superata. Il segretario dem ha detto la sua ieri via Facebook: «Quello che mi preoccupa dopo Macerata è l’aumento delle vendite del 1024 per cento del Mein Kampf, mi preoccupa quella cultura che bisogna combattere nel modo più efficace possibile». Intanto Salvini ha fatto sapere che, se il Pd sarà in strada a Roma il 24 febbraio, «lo stesso giorno la Lega sarà in piazza del Duomo a Milano, dove aspettiamo tutti i cittadini che vogliono un paese più sicuro e tranquillo e che credono nel progetto della Lega basato sul “prima gli italiani”. Sono curioso di vedere se ci saranno più persone a Roma o più italiani con la Lega a Milano». Sembrerebbe che i partiti, con gli occhi fissi ai sondaggi, siano interessati soprattutto ad attaccarsi a vicenda anche sulla vicenda di Macerata.

 

• Tornando a oggi, c’è il rischio scontri a Macerata?

Il sindaco della città marchigiana, Romano Carancini, uomo del Pd, ha deciso di chiudere tutte le scuole e di fermare il trasporto pubblico dalle 13.30. Serrati anche tutti i musei, mentre è stato rinviato al 18 febbraio il Carnevale Maceratese previsto per domenica e sono rimandate a data da destinarsi altre iniziative, come concerti e convegni. Un piccolo precedente si è registrato a Macerata proprio nella serata di giovedì con gli scontri tra attivisti di Forza Nuova, i neofascisti guidati da Roberto Fiore, e forze dell’ordine: una quindicina di persone era stata portata in questura e alcune di queste sono state fermate. Un clima di tensione al quale si è aggiunto un altro episodio di sostegno a Luca Traini, il fascista che sabato ha aperto il fuoco su alcuni passanti neri, ferendone almeno 8. Uno striscione con scritto “Onore a Luca Traini” è stato affisso nella notte nel paesino di Morrovalle, vicino a Macerata. Non aiuta nemmeno la dichiarazione di Simone Di Stefano, il candidato premier del movimento neofascita CasaPound, secondo il quale «organizzare cortei dell’estrema sinistra il 10 febbraio, il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe, significa soffiare sul fuoco».


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ILFATTOQUOTIDIANO.IT –

L’agguato fascista di Macerata provoca ancora paura. Ma questa volta per la manifestazione antifascista che il sindaco e il ministro dell’Interno chiedono di non organizzare, ma che pezzi della sinistra (anche sindacale e parlamentare) non rinunciano a convocare per sabato pomeriggio. Il primo cittadino della città marchigiana Romano Carancini su facebook ha annunciato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado tutto il giorno e lo stop al trasporto pubblico dalle 13,30. Resteranno chiusi anche tutti i musei e un teatro, mentre è stato rinviato al 18 febbraio il Carnevale Maceratese previsto per domenica e sono rimandate a data da destinarsi altre iniziative, come concerti e convegni.

Un clima di tensione al quale si aggiunge un altro episodio di “sostegno” a Luca Traini, il fascista che sabato ha aperto il fuoco su alcuni passanti neri, ferendone almeno 8. Uno striscione con scritto “Onore a Luca Traini” è stato affisso nella notte nel paesino di Morrovalle, vicino a Macerata. Non aiuta nemmeno la dichiarazione di Simone Di Stefano, candidato presidente di CasaPound, secondo il quale “organizzare cortei dell’estrema sinistra in quel giorno (il 10 febbraio, il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe, ndr) significa soffiare sul fuoco”. Un piccolo precedente si è registrato a Macerata proprio nella serata di giovedì con gli scontri tra attivisti di Forza Nuova (guidati da Roberto Fiore) e forze dell’ordine: una quindicina di persone era stata portata in questura e alcune di queste – dice l’Ansa – sono state fermate.












Un’altra manifestazione, questa autorizzata, sarà organizzata a Taranto, “Mai più fascismi”, promossa da Cgil, Anpi e Libera. Ma a questo punto l’attenzione è puntata tutta sulla manifestazione di domani alla quale è confermata la partecipazione dei centri sociali, degli studenti, ma anche della Fiom, del dirigente di Liberi e Uguali Nicola Fratoianni e di Dema, il movimento di De Magistris. Senza contare che cresce il dissenso interno all’Anpi e all’Arci dove la base sta ampiamente confermando la presenza di sabato. Diverse associazioni e circoli hanno confermato la propria presenza in piazza a Macerata nonostante il divieto – finora annunciato – da parte del ministero dell’Interno. Non ci sarà l’Anpi nazionale che ribadisce di aver “accolto l’appello del sindaco di Macerata per senso di responsabilità e per sensibilità nei confronti della comunità cittadina” pur essendo stata una “scelta sofferta”. Ma “altra cosa – precisa l’Anpi – è il divieto di tutte le manifestazioni, che metterebbe di fatto sullo stesso piano quelle fasciste e quelle antifasciste. Per di più, vietare la manifestazione prevista a Macerata per domani che comunque sarà partecipata comporterebbe con ogni probabilità tensioni e incidenti. Proprio ciò che il Sindaco voleva evitare con il suo appello”. Da qui l’invito al Viminale di autorizzare la manifestazione e a chi parteciperà a farlo in modo pacifico.

Sono attesi diversi parlamentari, soprattutto di Liberi e Uguali. “Francamente non riesco a capire la posizione del Viminale – dice Arturo Scotto – Il ministero dovrebbe garantire la possibilità per gli antifascisti di manifestare e dovrebbe ricordare all’opinione pubblica che l’apologia di fascismo in questo Paese è vietata dalla Costituzione”. “Saremo in piazza – aggiunge – perché laddove si manifesta contro il fascismo, la xenofobia, il razzismo, Liberi e Uguali c’è”. Una presa di posizione che rispecchia anche l’idea del leader del partito, Piero Grasso: la piazza, ha detto a Radio Anch’io, si può gestire “in modo ordinato, sicuro” e che “negandola si creano più tensioni”. I principi dell’antifascismo, ha ribadito, “non possono essere messi in discussione“.

Ed è così che si allontanano di più le posizioni della sinistra da quelle del Pd. Già ieri Speranza, Fratoianni e Civati avevano scritto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al ministro dell’Interno Marco Minniti definendo lo stop al corteo “sbagliato e pericoloso”. Ma il Partito Democratico insiste – con Maurizio Martina – annunciando una manifestazione nazionale il 24 febbraio a Roma. “L’Anpi ha proposto per il 24 febbraio a Roma una grande manifestazione nazionale #MaiPiuFascismi. Il Partito Democratico ci sarà” twitta il vicesegretario. “E’ importante – dice Matteo Renzi su facebook – rivendicare le ragioni dell’antifascismo, è cruciale dire che quei valori sono alla base della convivenza, quello che mi preoccupa dopo Macerata è l’aumento delle vendite del 1024 per cento del Mein Kampf, mi preoccupa quella cultura” che bisogna “combattere nel modo più efficace possibile”.

Non tarda ad arrivare la replica di Matteo Salvini: “Raccogliamo la sfida, democratica e pacifica, lanciata dai partiti e associazioni di sinistra che saranno in piazza a Roma 24 febbraio, stessa giornata in cui noi saremo dalle 15 in piazza Duomo a Milano  – si legge in una nota del segretario della Lega – dove aspettiamo tutti i cittadini che vogliono un paese più sicuro e tranquillo e che  credono nel progetto della Lega basato sul ‘prima gli italianì. Sono curioso di vedere se ci saranno più persone a Roma o più italiani con la Lega a Milano”.

Nel dibattito si inserisce l’ex presidente del Consiglio e ora giudice costituzionale Giuliano Amato: “Si sente dire – dice in un convegno – non si spara per la strada ai neri, però la gente è esasperata… Non c’è nessun però: se ho davanti una questione di eguaglianza non c’è un però ma solo l’eguaglianza”. “Che non si spari per la strada ai neri è un must che non è oggetto di discussione – ha proseguito Amato – La politica deve fare in modo che non si crei esasperazione per i cosiddetti ‘diversi’ affinché non ci si ritenga giustificati in nome di questa esasperazione a compiere gesti simili”. Amato conclude sottolineando che è “necessario che comunità nuove vengano immesse nella comunità insediata con opportune mediazioni culturali. La diffidenza è frutto di ignoranza più che di qualcosa che l’altro ha fatto”.


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MARIO AJELLO, ILMESSAGGERO.IT –

Niente Macerata, per il Pd, ma Roma val bene una messa: antifascista. Insomma nella Capitale, il 24 febbraio, si farà la manifestazione, targata Anpi e benedetta dai dem, contro ogni razzismo e fascismo. Quello di domani nella città marchigiana della morte di Pamela e degli spari contro i ragazzi nigeriani sarà invece, come si sa, un corteo di vari spezzoni, di vari movimenti, minoranze, di varie centri sociali, di tutte le sinistre-sinistre e si prevedono scontri e problemi. Ma il vero problema, politico, è quello dentro il Pd e ai piani alti del Nazareno. Dove regna l’imbarazzo di questo tipo: non si può, anche per rispetto alla tradizione e soprattutto per non perdere voti a sinistra, non manifestare contro razzismo e fascismo, ma allo stesso tempo si considera superata - in quanto è la società italiana che sembra averla superata - la vecchia retorica dell’anti-fascismo militante che non è proprio nel dna nuovista del renzismo. Dunque, tocca fare la manifestazione a Roma e si farà. Ma non è facile nascondere la svogliatezza.


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STRISCIONE ’ONORE A LUCA TRAINI’ A MORROVALLE MARTINA, PD A MANIFESTAZIONE ANPI IL 24 A ROMA Uno striscione con la scritta "Onore a Luca Traini" è stato appeso durante la notte alla vecchia struttura dell’acquedotto di Morrovalle. Il sindaco Stefano Montemarani lo ha fatto togliere, appena ha saputo la notizia. Alcune persone sarebbero state fermate dopo la manifestazione a Macerata di Forza nuova, guidata dal leader Roberto Fiore di ieri sera, vietata dalla Prefettura. "L’Anpi ha proposto per il 24 febbraio a Roma una grande manifestazione nazionale #MaiPiuFascismi. Il Partito Democratico ci sarà. #nofascismo", annuncia su Twitter il vice segretario del Partito Democratico Maurizio Martina. 


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++ Macerata: Martina,Pd a manifestazione Anpi 24/2 a Roma ++ 
(ANSA) - ROMA, 9 FEB - "L’Anpi ha proposto per il 24 febbraio a Roma una grande manifestazione nazionale #MaiPiuFascismi. Il Partito Democratico ci sarà. #nofascismo". Lo annuncia su Twitter il vice segretario del Partito Democratico Maurizio Martina. FLB 09-FEB-18 13:58 NNNN


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Macerata: Salvini, sinistra a Roma 24/2? Noi saremo a Milano 
Sono curioso di sapere dove ci saranno più persone... (ANSA) - ROMA, 9 FEB - "Raccogliamo la sfida, democratica e pacifica, lanciata dai partiti e associazioni di sinistra che saranno in piazza a Roma 24 febbraio, stessa giornata in cui noi saremo dalle 15 in piazza Duomo a Milano dove aspettiamo tutti i cittadini che vogliono un paese più sicuro e tranquillo e che credono nel progetto della Lega basato sul ’prima gli italiani’. Sono curioso di vedere se ci saranno più persone a Roma o più italiani con la Lega a Milano". Così in una nota il segretario della Lega e candidato premier Matteo Salvini.(ANSA). BSA-COM 09-FEB-18 16:57 NNNN


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++ Macerata:Anpi,non aderiamo,manifestazione sia pacifica ++ 
Autorità autorizzino manifestazione (V. "Macerata: Anpi nazionale aderisce..." delle 10.45) (ANSA) - ROMA, 9 FEB - L’Anpi nazionale chiede alle autorità competenti di autorizzare la manifestazione di domani a Macerata ma precisa che in quanto associazione non aderirà. L’Anpi Nazionale ribadisce di aver "accolto l’appello del Sindaco di Macerata per senso di responsabilità e per sensibilità nei confronti della comunità cittadina" pur essendo stata una "scelta sofferta". Non si esclude la partecipazione dei singoli, ma l’associazione, che si appella a che l’evento si svolga in modo pacifico, in quanto tale non ci sarà. BSA 09-FEB-18 11:52 NNNN


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Sindaco Macerata: domani scuole chiuse e stop trasporto pubblico 
Sindaco Macerata: domani scuole chiuse e stop trasporto pubblico "Famiglie preoccupate, serve prudenza" Roma, 9 feb. (askanews) - Domani a Macerata scuole chiuse e stop del trasporto pubblico urbano. Ad annunciarlo il sindaco, Romano Carancini, spiegando che "la manifestazione annunciata per sabato 10 febbraio impone la necessità per il Sindaco e l’Amministrazione di far propria la preoccupazione di tutte le famiglie in vista della giornata scolastica di domani. Dunque, ispirato da un criterio di prudenza, sono costretto a procedere con la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado del Comune di Macerata per il giorno 10 febbraio 2018. La decisione tiene conto del fatto che la manifestazione è programmata tra le ore 14.00 e le ore 20.00 con il probabile arrivo e ritrovo dei manifestanti fin dalle prime ore del mattino rendendo difficile la mobilità cittadina. Le lezioni riprenderanno regolarmente lunedì 12 febbraio 2018. Per le stesse ragioni verrà sospeso anche il trasporto pubblico urbano dalle ore 13.30". (Segue) Red 20180209T151922Z


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MACERATA: OSSERVATORE ROMANO, ALTA TENSIONE = 
Città del Vaticano, 9 feb. (AdnKronos) - "Alta tensione a Macerata". L’Osservatore Romano registra lo stato delle cose dopo il raid xenofobo di Luca Traini che ha ferito otto immigrati a colpi di pistola, sabato scorso. "Non si placa la tensione a Macerata. Ieri - ricorda il quotidiano d’Oltretevere - alcune decine di militanti neofascisti sono scesi nella centralissima piazza della Libertà per una manifestazione non autorizzata". "Sono stati affrontati da gruppi di estrema sinistra. La polizia è intervenuta e ci sono stati tafferugli con sei contusi. Dieci giovani sono stati condotti in questura per essere identificati", spiega ancora il quotidiano d’Oltretevere ricordando che domani "è prevista a Macerata una nuova manifestazione di diverse organizzazioni di sinistra e centrosinistra". (Sin-Dav/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 09-FEB-18 15:25 NNNN


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IL POST –

È nata una discussione e una polemica intorno ad alcune manifestazioni in programma in questi giorni a Macerata, la città delle Marche dove una settimana fa è stato ritrovato il corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro e dove sabato un giovane neofascista ha organizzato un attentato contro i migranti, ferendone almeno sei.

Il sindaco di Macerata, Romano Carancini del PD, aveva chiesto ieri di annullare tutte le manifestazioni in programma per evitare «divisioni o possibili violenze». I movimenti e partiti che avevano organizzato la manifestazione antifascista di sabato 10 febbraio hanno deciso allora di annullare il loro corteo. L’invito del sindaco però non è stato accolto né da alcuni gruppi di sinistra, che hanno confermato una manifestazione per sabato, né dai neofascisti di Forza Nuova, che stasera hanno in programma una fiaccolata in città.


Contattato dal Post, il capitano della polizia municipale di Macerata Tiziano Fattori ha spiegato che non gli risulta che la manifestazione di Forza Nuova sia stata autorizzata dalla questura, che invece è risultata irraggiungibile. La manifestazione di sabato, invece, era stata indetta dalla CGIL e da associazioni vicine alla sinistra come l’Anpi, l’Arci e Libera. Dopo l’invito di Carancini, le quattro associazioni hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale rinviano la manifestazione pur con «preoccupazione e inquietudine». Altri gruppi di sinistra, però, hanno confermato una manifestazione per sabato: fra questi il gruppo dei centri sociali di Movimento delle Marche, Possibile (che fa parte della lista Liberi e Uguali), il movimento femminista Non Una Di Meno e la lista di sinistra Potere al Popolo. Fattori ha detto al Post di non sapere se la manifestazione di sabato verrà autorizzata o meno, e che al momento tutta la vicenda è “in evoluzione”.

In un’intervista data ieri a Repubblica, il ministro degli Interni Marco Minniti ha ringraziato l’Anpi per avere annullato la manifestazione di sabato e ha aggiunto: «Spero che facciano lo stesso le forze politiche. Se non succede, ci penserà il Viminale a vietarle». Al momento il ministero degli Interni non ha vietato esplicitamente le manifestazioni previste per stasera e per sabato.


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AGI.IT –

Sinistra divisa in piazza. La manifestazione contro ogni rigurgito fascista e per ribadire i valori democratici della Costituzione italiana non unisce il mondo della sinistra e anzi si rivela un’ulteriore occasione per marcare le differenze. Da una parte la sinistra radicale, i centri sociali e Liberi e Uguali, che manifesteranno sabato a Macerata, dall’altra il Pd e l’Anpi che, invece, sfileranno in un’altra città (Roma o Milano, è ancora in via di definizione).

Dopo la decisione del sindaco di Macerata di vietare le manifestazioni di piazza previste per sabato sia all’Anpi che alla destra e ultra destra di CasaPound - scelta condivisa dal titolare del Viminale Marco Minniti - non si placa la polemica e prosegue lo scontro politico su fascismo, incitamento all’odio e antifascismo.

Durissimo il giudizio del Guardasigilli Andrea Orlando nei confronti di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: "Si qualificano per quello che sono, degli irresponsabili, dare giustificazione a un comportamento terroristico", quello di Traini che ha sparato e ferito 6 immigrati, "è un modo di sdoganarlo e dargli un valore politico. È un rischio enorme", ha messo in guardia l’esponente del Pd.

Ma Salvini rigetta le accuse e anzi rilancia: "Non abbiamo dato nessuna giustificazione ai fatti di Macerata. Se c’è qualcuno che è irresponsabile nei confronti degli italiani e della pace sociale è il Pd". Per il leader leghista semmai è "irresponsabile questo governo che ha approvato il ’Salvaladri’". Per il segretario del Pd, Matteo Renzi, "qualcuno continua a soffiare sul fuoco, in modo irresponsabile". E ancora: "Noi pensiamo che sia squallido che si discuta dei reati sulla base del colore della pelle di una persona", afferma il leader dem.

Nel giorno in cui Pietro Grasso incontra la madre di Pamela poi si reca in ospedale dai feriti, Liberi e uguali rivolge un appello al premier Paolo Gentiloni affinché venga eliminato il divieto di manifestare sabato a Macerata: "Fascismo e antifascismo non sono in nessun modo paragonabili né possiamo accettare che, in nome di una malintesa responsabilità, torni la teoria degli opposti estremismi", scrivono Civati, Fratoianni e Speranza. Per il leader di Leu "bisogna fare una distinzione tra una manifestazione fascista e una antifascista".

Certo, ammette Grasso, "c’è preoccupazione per una tensione che si coglie nel Paese. Possiamo comprendere che ci sia paura, ma questa non va cavalcata. Bisogna spiegare alla popolazione che ci sono esseri umani che hanno diritto all’accoglienza e che la violenza non è mai giustificabile. Chi semina odio, raccoglie violenza". Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti invita a "evitare che il tema della sicurezza diventi un ring su cui si misurano parole, che possono diventare poi azioni terribili e illegali".

In serata il vicesegretario dem, Maurizio Martina, conferma la volontà del Pd di sfilare contro il fascismo: "L’Anpi e le associazioni promotrici dell’appello ’Mai più fascismi’ definiranno nelle prossime ore i dettagli per una grande manifestazione nazionale. Il Partito Democratico annuncia fin da ora che sarà presente con convinzione alla mobilitazione e si impegna a promuovere già dai prossimi giorni presenze nei territori per ribadire con forza i valori della Costituzione e del tricolore".


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PAOLA DI CARO, CORRIERE DELLA SERA –

Resta infuocata, e se possibile sale ancora di tono, la polemica su Macerata, con la morte della giovane Pamela, l’attentato razzista per mano di Traini e le contrapposte manifestazioni di protesta — che non sono state autorizzate ma che i promotori vogliono tenere comunque — al centro della scena. 

Forte è la tensione per le iniziative annunciate sia da gruppi di destra che di sinistra per protestare gli uni contro la presenza degli immigrati e gli altri contro il fascismo e il razzismo. Ieri si è levato accorato il grido del sindaco Romano Carancini, che chiede a tutti di rinunciare a manifestazioni in città. Ma se l’Anpi ha già dichiarato che non parteciperà a cortei o sit in e lo stesso farà il Pd, non vogliono rinunciare a manifestare né Forza Nuova, né i movimenti antifascisti, degli studenti, i centri sociali, i circoli Arci e una delegazione di Liberi e uguali (che contesta il ministro Minniti per la volontà di impedire la piazza) che per domani hanno già annunciato una grande mobilitazione contro il fascismo. Si attende di capire come si terrano le proteste, perché il prefetto di Macerata, Roberta Preziotti, dopo aver ringraziato l’Anpi per la collaborazione ha dichiarato che «eventuali manifestazioni saranno vietate». In serata, intanto, ci sono stati cariche della polizia contro esponenti di Forza Nuova. Gli incidenti sono scoppiati quando una quarantina di attivisti guidati da Roberto Fiore ha cercato di entrare nella centrale piazza della Libertà. Ci sono stati scontri anche con gruppi di estrema sinistra. Il bilancio sarebbe di sei feriti. Venti manifestanti sono stati portati in questura.

A rendere incandescente la polemica politica, invece, è soprattutto Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ieri infatti ha attaccato a tutto campo, assicurando a chi lo ascoltava nel suo tour in Umbria e nelle Marche che «il sacrificio di Pamela, tranquilli, non sarà vano». E inaugurando contestualmente una sorta di battaglia ideologica contro l’Islam che «è incompatibile con i nostri valori e la nostra Costituzione» visto che «il problema dell’Islam è che è una legge, non una religione e nel nome di Dio impone una legge: non voglio che in Italia si insedino persone per cui la donna vale meno dell’uomo».

Parole che vengono respinte da tutta la sinistra, e da Matteo Renzi. Il segretario del Pd non indica Salvini come «mandante morale» della tentata strage di Traini, ma intanto definisce la tentata strage sicuramente «un atto di razzismo devastante, da condannare con forza, non so se sia terrorismo», poi accusa Salvini di fare «un calcolo elettorale sbagliato e poco serio. Quell’uomo che ha sparato non è per me un uomo della Lega, ma un criminale che va giudicato come persona fisica. Non do la colpa a Salvini, ma quando Salvini dice che il Pd è responsabile io dico che siamo fuori dalla logica, siamo alla follia più totale. Fare una campagna elettorale su questo tema è sbagliato e devastante». 

Ma che la tensione sia ormai a livelli altissimi lo dimostra anche la pubblica denuncia di Andrea Orlando, ministro della Giustizia che due giorni fa ha fatto visita ai feriti a Macerata: «Sono andato lì e per questo io e la mia famiglia abbiamo ricevuto offese e minacce. Ma sono stato cresciuto da comandanti partigiani e mi hanno insegnato che i fascisti non vanno tenuti in considerazione perché al momento buono sono sempre scappati. Non mi fanno paura». E comunque, continua il Guardasigilli «Salvini e Berlusconi sono degli irresponsabili: dare una forma di giustificazione a un comportamento criminale e terroristico è un modo per sdoganarlo e dargli un valore politico, è un rischio enorme». Lo stesso Salvini è stato accolto ad Umbertide da uno striscione con la scritta: «Occhio Salvini, stavolta spariamo noi».

Al dibattito partecipa anche Silvio Berlusconi che annuncia una riedizione del piano «Strade sicure» per rassicurare gli italiani che «hanno paura: nessun militare dovrà restare in caserma», tutti nelle città a pattugliare.


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GOFFREDO BUCCINI, CORRIERE DELLA SERA –

L a storia non ci insegna mai nulla. Se l’unica efficace risposta al terrorismo è l’unità nazionale, il più clamoroso atto di terrorismo razzista dentro i nostri confini coglie i politici nostrani in corsa disordinata verso le elezioni, intenti nel darsi dell’«irresponsabile» a vicenda, occhi fissi sui sondaggi. Il ministro Orlando contro Salvini e Berlusconi, Giorgia Meloni contro il ministro Minniti, i luogotenenti forzisti contro Orlando, Liberi e uguali di Pietro Grasso contro tutti, e via così, di post in tweet e di tweet in comparsata tv, tra mille dichiarazioni estemporanee di leader e gregari che trasformano Macerata da nuova capitale del disagio italiano a quinta permanente di Agorà e Porta a Porta . Forza Nuova si materializza tracotante in città, come se dopo un attacco jihadista sfilassero i salafiti (CasaPound la tallona, la competizione nera è feroce). Grasso e Orlando sostengono la necessità di un corteo antifascista domani ma molte sigle daranno forfait. In realtà lo animeranno soprattutto i centri sociali, con Minniti per bersaglio «collaterale», a dispetto della richiesta di pace della comunità e del suo sindaco pd. 

Macerata è un microcosmo che enfatizza guai e storture nazionali: dall’effetto delle predicazioni xenofobe ai danni di una visione irenica delle migrazioni, dall’eccessiva facilità nell’armarsi (lo stragista Luca Traini aveva un simbolo nazista tatuato in fronte e un porto d’armi in tasca) allo sfascio dei meccanismi d’accoglienza da cui tracimano clandestini che diventano zombie metropolitani (tale era Innocent Oseghale, accusato della morte di Pamela Mastropietro che Traini affermava di voler vendicare). Insomma, i giardini Diaz, strappati dagli spacciatori nigeriani ai bimbi maceratesi, sarebbero un ottimo terreno per cercare soluzioni condivise, lontano dagli slogan: ma solo un ingenuo potrebbe pensarlo in una campagna elettorale tra le più avvelenate della storia repubblicana. 

Infatti dopo i primi giorni di stupefatta afasia (il raid di sabato mattina aveva creato una specie di bolla d’attesa, Minniti era andato a Macerata senza passare dall’ospedale dove erano ricoverati i sei nigeriani feriti da Traini) la politica ritrova la voce e non è un bel sentire. Salvini s’è detto solidale con i feriti ma non verrà e non ha chiesto loro scusa (in fondo aveva candidato il pistolero l’anno scorso alle Comunali e pare lo usasse da «security» nelle manifestazioni locali): in compenso scherza sull’anagrafe antifascista di Stazzema (lui conosce solo «l’anagrafe canina») e dichiara l’Islam incostituzionale tout court. Berlusconi l’ha scavalcato sui rimpatri (600 mila contro i 500 mila dell’alleato leghista, come farli si vedrà). Orlando attacca entrambi, e denuncia minacce di morte in Rete. Ma i migranti creano imbarazzi e reticenze: nel Pd (solo Delrio si è esposto apertamente con un’intervista) e pure nei 5 Stelle (solo Fico s’è schierato). Il tema porta consensi alla destra ogni volta che lo si evoca. Perfino il raid di Traini potrebbe portarne, mentre appaiono un po’ ovunque striscioni che lo sostengono e infamie bipartisan (minacce di morte anche contro Salvini e la leghista bolognese Borgonzoni). In un’Italia faziosa e incattivita, la politica sbanda. Che il re fosse nudo è venuto a dircelo, ultimo sfregio, non un bambino innocente ma un demente suprematista.


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NICOLA PIEPOLI, LA STAMPA –

Mancano 23 giorni all’apertura delle urne. Dal voto ci separano quindi poco più di tre settimane che apparentemente sembrano molto intense, ma che secondo noi scorreranno normalmente, senza grandi strappi dal punto di vista politico.

Quello che pubblichiamo è il primo sondaggio dopo i fatti di Macerata. Ma sembra che la sparatoria e le polemiche politiche seguite all’attentato non abbiamo modificato le intenzioni di voto dell’elettorato.
Le quote dei vari partiti in gara risultano piuttosto stabili, con qualche rilevanza positiva a favore delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. Entrambe le grandi aree politiche guadagnano qualcosa a spese sia del Movimento 5 Stelle sia delle forze minori del tutto marginali. Ma non è certo con l’1% in più o in meno che le coalizioni possono pensare di prendere il piatto, ossia la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati e al Senato.
In questo momento e con le attuali quote di mercato, il limite a cui può arrivare il centrodestra è intorno ai 285 seggi, ben lontano dall’en plein dei 316 occorrenti per vincere alla Camera.
In ogni caso nulla è impossibile. Guardando attentamente le mappe che «La Stampa» ha pubblicato recentemente sull’elaborazione di Youtrend, si ricava che una delle tre forze politiche, il centrodestra, potrebbe raggiungere i 316 seggi alla Camera e la metà degli stessi per poter vincere agevolmente al Senato.
Concentriamoci sulla Camera, anche perché normalmente è Montecitorio che dà la diagnosi della vittoria o della sconfitta dei partiti. Ebbene, ci sono circa 30 seggi in bilico, distribuiti con una certa concentrazione nel Centro e al Sud. Questi 30 seggi, che noi potremmo definire «marginali», hanno tutti una presenza quasi vincente (ma non vincente) di un candidato del centrodestra, che in un terzo dei seggi affronta un competitor di centrosinistra e nei restanti due terzi un avversario del Movimento 5 Stelle. In questa trentina di seggi la distanza che c’è fra il candidato favorito e lo sfidante più insidioso è dell’ordine di poche centinaia di voti. Al centrodestra basterebbe quindi avere in media un paio di punti in più su tutto il territorio nazionale e questo «plus» distribuito fra tutti i seggi, conferirebbe alla coalizione guidata da Berlusconi e Salvini la vittoria per pochissimi voti.
Questa informazione deriva dalla lettura delle strisce elettorali corrispondenti ai 238 territori in cui si dividono i seggi uninominali della Camera. Basterebbero quindi 600 mila voti in più rispetto a quelli attribuiti oggi dai sondaggi per far sì che il centrodestra possa governare. Mentre per il centrosinistra (attualmente diviso in due tronconi) e per i Cinque Stelle (in splendido isolamento) non s’intravedono chance di vittoria.
Le possibilità si restringono quindi a due: l’ingovernabilità del Paese oppure una vittoria, seppur risicata, della coalizione di centrodestra. In ogni caso aveva ragione il saggio Giulio Andreotti, che una generazione fa reggeva il Paese ripetendo continuamente una frase emblematica: «Da noi, in Italia, tutto si aggiusta».
Post scriptum: alcuni lettori mi hanno chiesto che cosa significhi avere un «seggio blindato». Per me - che sono un ricercatore piuttosto «estremista» - significa avere più del 50% dei voti probabili. Ebbene, i «seggi blindati» al momento sono solo 3, tutti concentrati nel Trentino Alto Adige. Il collegio di Bolzano con Maria Elena Boschi, il collegio di Merano con Giorgio Balzarini e il collegio di Bressanone con Mario Cappelletti. Tutti e tre candidati del Pd.


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MASSIMO VINCENZI, LA STAMPA – 

Pietrangelo Buttafuoco è un intellettuale che abita mondi poco frequentati dalla cultura italiana. Erede di Longanesi, sfugge con ostinata resistenza dai luoghi comuni, rifiuta etichette e non indossa divise cucite dai sarti della banalità. Alla vigilia delle elezioni è una delle persone migliori con le quali parlare di migranti. Prima dell’intervista, manda un link del film «La Crisi», diretto da Coline Serreau nel 1993, un secolo fa a misurarlo con i tempi della politica. In realtà è perfetto per oggi, a sentire le parole di uno dei protagonisti, che chiosa: «È facile non essere razzisti se si sta in una bella casa, se si è benestanti. Io invece sono razzista: i neri ci rubano il lavoro, i posti negli ospedali e le case popolari».
Profetico. Sembra il manifesto di Salvini.
«Invece è stato scritto più di 20 anni fa quando in Francia iniziava ad emergere il Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen. Le parole che dice l’attore sono esattamente quelle che sentiamo adesso in Italia. Ora nelle sale c’è un film leggero, “Come un gatto in tangenziale”, che fotografa la stessa situazione. Le élite culturali e politiche vivono in un mondo che non esiste, ci metto dentro anche noi giornalisti: non incontriamo mai le persone reali, non affrontiamo i loro problemi. Una volta chi governava faceva, come si diceva un tempo, massa critica, i leader stavano in mezzo alla gente. Ora tutti noi viviamo in un mondo ovattato. Giudichiamo tutto attraverso la lente distorta dei social».
L’impressione è che i partiti affrontino una realtà complessa come quella della migrazione con una lente semplicistica da bar Sport. È d’accordo?
«Assolutamente, i due schieramenti sono venuti meno alla loro ragione sociale. La sinistra ha un approccio che per semplificare definirei buonista, la destra usa l’arma della demagogia. Entrambe prescindono dalla realtà delle cose. Sfuggono ai problemi oggettivi e si rifugiano nelle loro comode letture dei fatti».
Macerata è un esempio di quello che lei sta dicendo?
«Esattamente. Il collettivo dei salotti trova molto succulento commentare e analizzare il raid contro gli immigrati. Invece c’è un episodio alla Maigret sul quale riflettere: perché quell’italiano aveva una pistola? Come è possibile che nonostante il suo profilo psicologico fosse armato? Invece la sudditanza della massa piccolo borghese ama rifugiarsi nel raid, nelle sue paure».
Cosa dovrebbe fare la politica?
«Ci sono fatti che ci rifiutiamo di guardare. L’Europa è al collasso dopo le Primavere arabe che sono il frutto anche e soprattutto di una strategia miope dell’Occidente. Quello che accaduto in quei Paesi ha un’origine precisa e responsabili chiari. Adesso va di moda lo slogan: aiutiamoli a casa loro, perché nessuno dice difendiamoli a casa loro. E nessuno degli schieramenti affronta il problema».
Ancora una volta lei sostiene che destra e sinistra fuggono dalla realtà?
«C’è una completa cecità. La destra si scatena contro i profughi in una maniera insensata, la sinistra è appiattita su posizioni che evitano di mettere il dito nella piaga».
Prima, parlando delle Primavere arabe, lei citava le responsabilità dell’Occidente. Quali sono?
«Abbiamo creato una narrazione fittizia, un immaginario che non esiste messo in piedi ad arte per i nostri interessi, per ubriacare l’opinione pubblica. Tutti sapevamo cosa sarebbe successo agendo in quel modo. Nessuno ha riflettuto sulle conseguenze di quello che stava per accadere, come scriveva Nietzsche: meglio un’ingiustizia che il caos».
Lei è l’autore de “Il Feroce Saracino”, un saggio scritto all’interno dell’islam. Cosa pensa delle polemiche ricorrenti sulle moschee in Italia?
«Mi viene, purtroppo e amaramente, da sorridere. Io conosco bene questi luoghi e tutti i luoghi di preghiera e posso affermare che farne dei ghetti aumenterebbe fanatismi, vittimismi ed esaltazioni criminali».
Un altro paragone comune e banale è quello tra Islam e Isis. Che ne pensa?
«L’Isis è un’associazione criminale e blasfema, ha il suo business fatto di petrolio, traffico d’armi, opere d’arte e anche la tratta degli schiavi. È quanto di più aberrante esista e dunque è possibile che nei flussi migratori ci siano degli infiltrati. Ma ogni paragone è sbagliato e senza senso».
Gli Stati Uniti percorrono la via dell’isolazionismo, la Cina trova altre strade, nuove vie della Seta: cosa ne sarà del Mediterraneo?
«È destinato ad essere un lago, anzi, uno stagno. L’unica salvezza per l’Italia è mettersi al fianco di altre potenze e fare fronte comune: da soli siamo destinati a fallire».


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TOMMASO CIRIACO, LA REPUBBLICA –


C’è un pezzo di sinistra che scenderà comunque in piazza, domani a Macerata. E ce n’è un altro, maggioritario, che si prepara a una grande manifestazione nazionale a Roma, probabilmente il 17 febbraio. Da una parte i centri sociali, Fiom e Liberi e Uguali, dall’altra Arci e Anpi, Cgil, Pd e Libera. Un mondo diviso verticalmente, dopo il tragico raid razzista di Luca Traini. Una galassia spaccata su tutto: sulla gestione dell’“ emergenza” Salvini, sulla risposta pubblica da dare all’avanzata neofascista, addirittura sui toni con cui denunciare la deriva.È un giorno lungo e teso, quello che allontana le due sinistre. E ha un antefatto, tra le 14.30 e le 16 di mercoledì. Anpi, Libera e compagni discutono animatamente, devono decidere se accogliere l’appello del sindaco di Macerata Romano Carancini e annullare la manifestazione prevista per sabato. L’associazione partigiani nutre dubbi, l’Arci vorrebbe andare avanti, la Cgil nazionale pure, ma deve tenere conto della federazione marchigiana che frena. Inizia un giro di telefonate ai massimi livelli. Finché tutti assieme decidono di cancellare la tappa.Apriti cielo, si consuma lo strappo. C’è chi lo interpreta come un segnale di debolezza e chi ribatte che si tratta soltanto di senso di responsabilità. Di certo, i centri sociali colgono la palla al balzo e convocano comunque una nuova manifestazione, sempre per domani. In poche ore si moltiplicano le adesioni. E a sinistra la frattura si allarga: dicono sì la Fiom, l’Unione degli studenti, Amnesty International. Si accoda Liberi e Uguali. «Io, Civati e molti altri parlamentari parteciperemo », assicura Nicola Fratoianni. « Abbiamo riempito le piazze e c’erano perfino i brigatisti in giro», ricorda Pierluigi Bersani. Per la prima volta nella storia, anche la base dell’Arci si spacca: cinquanta circoli disobbediscono e sposano l’iniziativa. E anche il circolo Anpi “Renato Biagetti” contesta il vertice e annuncia che farà sfilare il proprio striscione a Macerata.Benzina sul fuoco, poi, diventa l’affondo di Leu contro il governo. « La scelta di vietare la possibilità di manifestare sabato prossimo a Macerata è sbagliata e pericolosa», attaccano Pippo Civati, Nicola Fratoianni e Roberto Speranza in una lettera al premier Paolo Gentiloni e al ministro dell’Interno Marco Minniti. Il quale però, come ricorda la deputata dem Irene Manzi, non ha annullato alcun corteo, ma preso atto della scelta delle associazioni dopo l’appello del sindaco di Macerata. « La manifestazione è stata sospesa per volontà degli stessi promotori - ricorda la parlamentare - e non vietata dal governo».Una manifestazione è prevista comunque, per domani. Già oggi la Prefettura valuterà la richiesta per il corteo. E un’altra piazza è già pronta per essere lanciata: Anpi, Arci, Cgil e Libera si riuniranno stamane per stabilire giorno e luogo dell’evento. L’idea è quella di sfilare a Roma il prossimo 17 febbraio (o il 24). « Noi ci saremo » , promette il vicesegretario del Pd Maurizio Martina, intento anche a organizzare banchetti con il tricolore nel week end. Una mossa per uscire dall’angolo, dopo le accuse di “timidezza” piovute sul Nazareno.Non tutti i dem infatti hanno digerito la linea di Renzi, né la prudenza sulla manifestazione di Macerata. Uno è Gianni Cuperlo: « La piazza - rileva - è il più formidabile anticorpo per chi voglia tutelare la democrazia». Con il cuore domani sarà in piazza, fa sapere, anche se dovrà mancare a causa di un impegno elettorale. E i malumori si allargano fino alla sinistra dem, lambendo pure settori cattolici del renzismo. In fondo, il primo a tuonare contro il fascismo, dopo giorni di low profile, era stato proprio il renzianissimo Graziano Delrio.
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STEFANO CAPPELLINI, LA REPUBBLICA –

Un grave errore. Non c’è altro modo di commentare la richiesta del sindaco di Macerata di sospendere ogni manifestazione in città dopo il grave episodio di terrorismo fascista che ha colpito la città.

Non basta il buon proposito del primo cittadino - «difendere la comunità dalle tensioni» - a scongiurare l’esito nefasto di questa moratoria: la piazza sarà proibita sia ai democratici convocati dall’Anpi per reagire allo stragismo razzista sia ai quei movimenti neofascisti che stanno cercando di spacciare Luca Traini per un modello civile di patriottismo. Una equiparazione di fatto dei democratici antirazzisti e di Casapound, Forza nuova e tutto il ciarpame fascio-leghista che vuole trasformare Macerata nella sua maleodorante trincea.

Immaginate se Parigi, all’indomani della strage di Charlie Hebdo o del Bataclan avesse vietato di scendere in piazza alla politica e alla società civile per questioni di ordine pubblico o, peggio, solo per garantirsi di poter fare altrettanto con un eventuale presidio di integralisti islamici o di simpatizzanti del jihad.

Questa presa di posizione del sindaco - che ha costretto l’Anpi a sconvocare la manifestazione di sabato - assume una sua perversa logica solo alla luce del tentativo in atto di rimuovere la matrice terrorista e fascista dell’azione di Traini. Tentativo colpevolmente legittimato dalla timidezza di buona parte dell’arco politico, a cominciare dal principale partito della sinistra (con qualche lodevole eccezione: Graziano Delrio ha spiegato a Repubblica come non sia tollerabile la rinuncia a puntare il dito sulla recrudescenza neofascista). La destra persegue l’obiettivo per tornaconto ideologico - Traini è un “pazzo” ma il suo gesto va inquadrato nell’esasperazione anti-migranti. La sinistra, invece, per resa elettorale - nella convinzione che sia perdente dal punto di vista del consenso ingaggiare una battaglia sul razzismo alimentato dalle teorie dell’«invasione straniera» e della «sostituzione etnica».

Tutto nasce da un’altro folle nesso logico, anch’esso sodganato da un senso comune tanto dilagante quanto inaccettabile, cioè legare l’atroce crimine ai danni di una ragazza italiana all’azione di Traini, come si trattasse di un’atto di “giustizia”, sbagliato ma mosso da intenzioni se non giustificabili comunque comprensibili. Altra contraddizione evidente. I Salvini deprecano che ci siano islamici che giustificano le stragi dell’Isis in nome delle stragi di bimbi in Siria o delle bombe americane, però poi concedono di fatto a Traini la medesima attenuante. E in questa pericolosa confusione Macerata chiude la piazza a chi vorrebbe riportare il dibattito pubblico, compreso quello sulla gestione della immigrazione, nel suo recinto naturale. Che sarebbe quello dell’antifascismo, dell’antirazzismo e, in una parola, della Costituzione.


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MICHELE SERRA, LA REPUBBLICA –


Gli spacciatori nigeriani vanno arrestati. Non perché nigeriani, ma perché spacciatori. Gli italiani che sparano agli africani vanno arrestati. Non perché italiani, ma perché autori di un raid terrorista.Esiste una contraddizione tra queste due affermazioni? No, non esiste. Per una comunità pensante lo spacciatore nigeriano, tanto più se coinvolto in un delitto orribile come quello di Macerata, e il fascista italiano che spara sulla base del colore della pelle sono due criminali. Non è vero che si contrappongono l’uno all’altro (come vorrebbero lo sparatore italiano e la sua claque). Si contrappongono entrambi alle leggi dello Stato e alle regole della nostra società, che sono chiaramente scritte e percepibili da chiunque, anche da uno spacciatore impunito e da una guardia giurata che ammira Hitler. Non si deve delinquere. Non si deve uccidere. Punto. La condizione di impunità di alcuni criminali (con e senza permesso di soggiorno) è una lacuna grave del nostro ordine pubblico; la rappresaglia contro terzi, per giunta su basi razziali, è un atto vigliacco e gravissimo di ingiustizia sommaria.Questo necessario preambolo è per dire che non c’è una zona d’ombra dentro la quale lo spirito democratico possa confondersi e tentennare, come è sembrato accadere in questi giorni dopo i fatti di Macerata. Non c’è contenzioso legale o etico, attorno a due crimini che non solo non si annullano, ma si sommano, aggravandosi l’uno con l’altro. E dunque: la solitudine delle vittime africane inermi e innocenti nelle loro stanze d’ospedale, e il modesto profilo, ai limiti della timidezza, delle parole pronunciate dalle istituzioni e dal partito di governo pesano come un cedimento di fronte al ricatto politico della destra italiana quasi al completo. Come se farsi riprendere da una telecamera al capezzale di un africano colpito a caso, o dire a chiare lettere che il razzismo è un crimine schifoso, significasse parteggiare per l’immigrazione clandestina; e non — come invece è — parteggiare per l’Italia, le sue leggi, la sua democrazia, il suo ordine pubblico.Di fronte allo scandaloso « gli immigrati se la sono cercata» che aleggia intorno al raid di Macerata, e più in generale intorno all’onda di razzismo fobico che bussa con pugni sempre più pesanti alle porte della nostra società, la cosa peggiore è mostrare paura. Non c’è solo la paura degli indifesi e dei confusi, dei meno istruiti e dei più esposti, di fronte all’indubbio sconquasso che l’immigrazione ha portato con sé. Esiste anche, meno visibile ma forse più pericolosa, la paura dei giusti e dei ragionevoli. Paura dell’impopolarità, paura del prezzo politico da pagare nell’immediato, paura che anche i princìpi più solidi diventino inservibili di fronte all’odio e all’ignoranza.Eppure il risentimento sordido, le chiusure violente non sono una novità introdotta dai social. C’è chi, prima di noi, quanto a razzismo e violenza politica ha dovuto fronteggiare ben altro che le patacche fasciste appese nelle stanzette di qualche figlio di mamma, o i post degli orchi da tastiera. L’errore, il male, il deragliamento dei comportamenti, la violenza politica, la violenza criminale non sono un’emergenza di oggi né di ieri, sono una condizione endemica di ogni collettività umana. Per questo è tanto più importante tenere duro su alcuni princìpi, presidiare alcune trincee. Non avere paura del razzismo e del fascismo, nominarli, affrontarli, combatterli con le armi della ragione e del diritto, ribattere punto su punto alla propaganda xenofoba.Servono i dati e servono le cifre, a smentire le bugie sull’immigrazione come fonte esclusiva di illegalità e di insicurezza; ma servono anche le bandiere da sventolare. Il tricolore usurpato dallo sparatore di Macerata puzzava di polvere da sparo e copriva a malapena l’eterno « viva la muerte » del fascismo. Il tricolore vero è quello della Repubblica democratica, che ripudia il fascismo e il razzismo. La frase « siamo in campagna elettorale» è usata spesso per dissuadere dai toni striduli. Ma se non in campagna elettorale, quando è il momento giusto per definire quel paio di princìpi che ancora distinguono le forze in campo?
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CHE EFFETTO HANNO I FATTI DI MACERATA SULLA CAMPAGNA ELETTORALE? – AGI.IT – 

Non sappiamo ancora se gli orribili fatti di Macerata sono destinati a produrre uno scossone nelle intenzioni di voto, come qualcuno teme (o magari spera). Quello che possiamo dire è che finora non solo non c’è traccia di scossoni, ma nemmeno di timidi segnali di una qualche novità nelle tendenze.

I trend di questa settimana della nostra Supermedia (che tiene conto delle ultime rilevazioni effettuate da ben 7 istituti negli ultimi 15 giorni) segnalano infatti una stasi che per la terza settimana consecutiva non mostra evoluzioni di sorta ci induce a ritenere che i mutamenti nella geografia del consenso destinati a prodursi nella prima parte di campagna elettorale si sono quasi completamente esauriti.

Come nelle ultime settimane, il Movimento 5 Stelle è il primo partito con poco meno del 28%, il Partito Democratico è in seconda posizione (poco) sopra il 23%, l’area di centrodestra è di gran lunga la prima coalizione con oltre il 36% (9 punti sulle altre due) e Liberi e Uguali si mantiene ancora sopra la soglia del 6%.

Tutto già scritto, quindi? Possibile che la campagna elettorale non abbia più niente da dire, che il consenso ai partiti si distribuirà esattamente nello stesso modo oggi come il 4 marzo? Tutt’altro, in verità. E non solo perché – come ogni elezione ci dimostra – c’è sempre una quota importante di elettori che decide cosa votare nelle ultimissime settimane. Ma soprattutto perché, come abbiamo più volte raccontato, con il nuovo sistema elettorale conteranno molto le campagne territoriali nei singoli collegi uninominali, che eleggeranno oltre un terzo dei futuri deputati e senatori.


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ANNALISA CAMILI, INTERNAZIONALE.IT –

“Scimmia africana”: così Amedeo Mancini aveva chiamato una giovane nigeriana prima di sferrare un pugno contro il marito, uccidendolo. Succedeva il 5 luglio 2016, meno di due anni fa, vicino al belvedere di Fermo, una cittadina marchigiana a 45 chilometri da Macerata. Per l’omicidio di Emmanuel Chidi Nnamdi, colpevole di aver reagito agli insulti rivolti alla sua compagna Chiniery, Amedeo Mancini, ultrà della Fermana vicino ad ambienti neofascisti, è stato condannato a quattro anni di carcere con il patteggiamento e rimesso in libertà nel maggio del 2017, a nemmeno un anno dall’omicidio. 

All’epoca i difensori di Mancini invocarono la legittima difesa e accusarono la vittima di aver provocato l’aggressore. Dissero anche che Mancini, ex pugile, era vicino agli ambienti dell’estrema destra, ma non era fascista. A nemmeno due anni di distanza, un sabato mattina a Macerata, Luca Traini, 28 anni, entra in macchina e gira per la città sparando con una pistola Glock contro i passanti, vuole uccidere chi ha la pelle nera. Jennifer Odion, una ragazza nigeriana di 25 anni, è colpita da un proiettile alla spalla mentre si trova alla fermata dell’autobus. Si accascia per terra davanti allo sguardo incredulo del suo fidanzato. Traini riparte sulla sua Alfa nera e colpisce altre cinque persone in dieci punti della città. Sono tutti uomini, sono tutti richiedenti asilo. Nessuno di loro conosce Traini e ha mai avuto contatti con lui. Sconosciuti. 

Vittime casuali
Un proiettile attraversa l’addome di Mahamadou Touré, 28 anni, originario del Mali. Il proiettile penetra in profondità e provoca un ematoma al fegato. Touré è ricoverato e sottoposto a un’operazione in ospedale, è ancora in terapia intensiva. Anche Wilson Kofi, 20 anni, ghaneano, è colpito all’altezza del busto e riporta diverse fratture alle costole e una contusione polmonare. Kofi si trovava con Festus Omagbon, 32 anni, che viene ferito al braccio destro. Gideon Azeke, nigeriano, era in bicicletta quando ha sentito lo sparo e subito dopo il dolore all’altezza della coscia. È caduto a terra, ma nessuno l’ha aiutato. È dovuto arrivare alla fermata dell’autobus sulle sue gambe prima che qualcuno chiamasse un’ambulanza. 

Infine Omar Fadera, 23 anni, del Gambia, è stato colpito di striscio. Altre due persone hanno contattato il pronto intervento, ma poi non si sono fatte trovare. Si presume che fossero migranti irregolari coinvolti nella sparatoria, che hanno avuto paura di rivolgersi all’ospedale. 

Traini viene arrestato a piazza della Vittoria, si mette addosso un tricolore e dice “Viva l’Italia” quando i carabinieri lo fermano. Il colonnello dei carabinieri Michele Roberti dice che Traini è “lucido e determinato” al momento dell’arresto e non sembra sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Roberti esclude un legame diretto tra la sparatoria e l’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne uccisa nelle campagne di Pollenza il 31 gennaio. 

Per l’omicidio non c’è nessun accusato: la ragazza, che era tossicodipendente, potrebbe essere morta di overdose, non è chiaro nemmeno se sia stata violentata. Ma il suo corpo è stato fatto a pezzi e nascosto in due valigie. Per l’occultamento del cadavere è stato arrestato lo spacciatore Innocent Oseghale, nigeriano, che al momento è in carcere e potrebbe non aver agito da solo. Secondo quanto affermato dai carabinieri, Luca Traini non conosceva Pamela Mastropietro e non aveva nessun rapporto con lei, eppure tutti ipotizzano che Traini abbia deciso di prendere la pistola e sparare contro degli sconosciuti con la pelle nera per vendicare la morte della ragazza. “Lo capisco, anche se ha colpito degli innocenti”, dice alla stampa la madre della ragazza dopo la sparatoria. 

La connessione tra l’attacco a sfondo razziale di Traini contro sconosciuti e la morte di Pamela Mastropietro prende piede nella ricostruzione dei fatti e rimbalza di sito in sito, di notizia in notizia tanto che anche le istituzioni la danno per scontata. Il ministro dell’interno Marco Minniti in una conferenza stampa a Macerata lo stesso giorno della sparatoria condanna quanto avvenuto, ma parla di “farsi giustizia da soli” e il leader della Lega Matteo Salvini si difende dall’accusa di essere “il mandante morale” della sparatoria (Traini era stato candidato alle amministrative nel 2017 nelle file leghiste) dicendo che il motivo di tanta violenza sono i sostenitori dell’immigrazione di massa.

Anche i leader del centrosinistra, in piena campagna elettorale, usano parole tiepide: il segretario del Partito democratico Matteo Renzi e la sottosegretaria di stato alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi chiedono di “non strumentalizzare” l’accaduto. La stessa posizione è sostenuta dal leader dei cinquestelle Luigi Di Maio. Il premier Paolo Gentiloni parla di “comportamenti criminali” che non possono avere “nessuna matrice ideologica”. “I delinquenti sono delinquenti”, afferma Gentiloni. 

L’unica rappresentante delle istituzioni che usa parole nette di condanna è la presidente della camera Laura Boldrini, che chiama il raid “fascista”. Boldrini, a sua volta, è oggetto di attacchi violenti sui social network per le sue posizioni sull’immigrazione. “Sgozzata da un nigeriano inferocito, questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici”, scrive lo stesso giorno su Facebook un uomo di 58 anni della provincia di Cosenza, che viene denunciato e individuato dalla polizia postale. 

A condannare fermamente il gesto di Traini c’è anche Roberto Maroni, governatore della Lombardia ed ex ministro dell’interno, che definisce l’aggressore “un criminale fascistoide che non ha nulla a che vedere con la Lega nord”. I giornali stranieri in effetti hanno meno reticenze di quelli italiani a definire Traini “un estremista dell’estrema destra” (Associated Press) oppure “un militante della Lega nord” (Mediapart) e raramente usano le definizioni “gesto folle” o azione di uno “squilibrato”. 

La matrice ideologica
Il raid razzista di Traini ha una matrice ideologica: nella perquisizione della sua casa a Tolentino i carabinieri trovano diverse pubblicazioni neofasciste e una copia del Mein Kampf di Adolf Hitler. Traini inoltre ha un tatuaggio sulla fronte: il Wolfsangel, il simbolo celtico usato dai nazisti che è stato ripreso anche nello stemma di Terza posizione, un’organizzazione eversiva neofascista fondata alla fine degli anni settanta da Roberto Fiore, oggi leader di Forza nuova. Dopo la sparatoria, Fiore si schiera pubblicamente al fianco di Luca Traini e s’impegna a non lasciarlo solo e a pagargli le spese legali. Traini è accusato di strage. 

Tra l’uccisione di Emmanuel Chidi Nnamdi a Fermo e la sparatoria razzista a Macerata sono trascorsi meno di due anni d’intensa campagna elettorale, che si è svolta in particolare sul tema dell’immigrazione. Dopo la sparatoria di Macerata, Matteo Salvini ha rispolverato il concetto di “invasione incontrollata” e Silvio Berlusconi ha promesso di espellere 6oomila irregolari. Tuttavia nell’ultimo anno l’arrivo di migranti in Italia è diminuito del 34 per cento e in particolare nelle Marche (dove la loro presenza è del 10 per cento, in linea con quella nazionale) gli immigrati residenti sono diminuiti di più di mille unità dal 2013 a oggi. 

Secondo i dati dell’Istat, nel 2013 gli immigrati nella regione erano 32.267, mentre sono arrivati a 31.020 nel 2017. La percezione del fenomeno però nell’ultimo anno ha assunto tinte fosche, al punto che anche i politici del centrosinistra hanno usato termini e toni simili a quelli della destra. Il ministro dell’interno Marco Minniti ha sostenuto la necessità di chiudere la rotta del Mediterraneo centrale giustificandola con i timori per “la tenuta democratica del paese”. Secondo il rapporto dell’Eurispes 2018, la percezione che gli italiani hanno della presenza degli immigrati nel paese è largamente sovrastimata. Per il 35 per cento degli intervistati dall’istituto di ricerca gli immigrati nel paese sarebbero il 16 per cento della popolazione, cioè il doppio di quanti sono in realtà (8 per cento). Per il 25 per cento degli intervistati un residente su quattro sarebbe di origine straniera.