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 2018  febbraio 09 Venerdì calendario

Il paradiso cucito addosso

Nel 1983 The Vatican Collections divenne la terza mostra più visitata nella storia del Met. Ora, dal 10 maggio fino all’8 ottobre, il Metropolitan Museum of Art di New York ci riprova con l’esposizione Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination (Corpi celesti: la moda e l’immaginazione cattolica). I due mondi dialogheranno in vari luoghi: l’Anna Wintour Costume Center, la galleria medievale del Met a Fifth Avenue e i Met Cloister (ala distaccata del museo che riunisce cinque antichi chiostri) nell’Upper Manhattan. Saranno radunati più di 50 ornamenti sacri provenienti dal Vaticano e dal dipartimento medievale del Metropolitan Museum e 150 abiti ispirati all’arte sacra di Balenciaga, Versace (tra gli sponsor della mostra), Chanel (la cui fondatrice imparò a cucire proprio dalle suore), Madeleine Vionnet, Dolce&Gabbana, Lanvin, Elsa Schiaparelli, Riccardo Tisci, Christian Lacroix, Valentino, solo per citarne alcuni.
LE TEMATICHE
L’organizzazione ha richiesto due intensi anni di lavoro e studio al curatore Andrew Bolton e la conferenza stampa di presentazione della mostra si terrà, eccezionalmente per il tema trattato, a Roma il 26 febbraio, presso la Galleria Colonna, alla presenza di Anna Wintour e del cardinale Gianfranco Ravasi. Le tematiche sottese all’evento sono di grande attualità: in questo momento storico la razionalizzazione imperante spinge alla ricerca della spiritualità, del sacro e dei suoi riti stabili e millenari, compreso quello della vestizione, simile alle prove di un abito di alta moda in sartoria. Giustapporre divino e terreno, inoltre, richiama anche le dispute interne alla chiesa cattolica tra conservatori e liberali e i dettami di papa Francesco a un minor sfoggio di lusso e a una vita più umile.
L’approccio polemico, ha dichiarato il curatore di Heavenly Bodies, Andrew Bolton, è sempre potenzialmente insito in ogni esposizione del Costume Institute: «Ma vorrei che il focus fosse su come l’immaginario cattolico ha plasmato l’approccio alla creatività di molti designer, al di là della loro personale adesione a una qualche religione o teologia. La bellezza è stata spesso un importante ponte tra chi crede e chi no». Gli abiti provenienti dal Vaticano saranno separati dagli altri capi per evitare critiche di blasfemia. «Ma è importante avere idee che siano un riflesso degli interessi e dei fatti contemporanei, che abbiano un forte riscontro nella coscienza collettiva», aggiunge Bolton. Il curatore aveva in mente un’esposizione che mettesse in luce i legami tra sacro e profano già da parecchio tempo, ma è riuscito a concretizzare questa sua visione solo due anni fa, rivedendo l’ottica, che era inizialmente nata per confrontare le cinque grandi religioni.
I RICHIAMI
L’arte cattolica è stata per secoli uno degli strumenti per diffondere il vangelo; sulle passerelle spesso sono nati movimenti di costume e ideologici che hanno plasmato l’immagine della società. Così, un abito di Dolce&Gabbana dell’autunno/inverno 2013/14, con decori ispirati alle tessere dorate dell’abside del Duomo di Monreale, in Sicilia, sarà collocato tra i mosaici bizantini della collezione del Met. Un abito da sposa di Balenciaga sarà esposto in una cappella dei Cloisters. Cattureranno sicuramente sguardi e stupore un abito da sposa Chanel con chiari richiami a quello della prima comunione, così come le cappe couture di Valentino ispirate al pittore spagnolo Francisco di Zurbarán, noto per aver rappresentato nei suoi dipinti i santi in piena estasi spirituale. Ci saranno anche abiti che si sono rifatti a miniature della Bibbia o che riprendono i colori e le atmosfere della raffigurazione della natività, come quello di Jeanne Lanvin del 1939 o quello da sera disegnato da Gianni Versace nel 1997 decorato con una croce bizantina. Indimenticabili i vestiti della collezione Virgin di Jean Paul Gaultier o l’haute couture autunno/inverno 2000/01 di Dior by John Galliano che prendeva il via con un modello vestito da papa che spargeva incenso.