il Giornale, 9 febbraio 2018
Da Fidel a Nancy Pelosi. Quei discorsi senza fine che hanno fatto la storia
L’applauso finale, i deputati e le deputate che le battono il cinque, tutti in piedi. Un tributo, certo, per le parole espresse a favore dei dreamers (gli immigrati arrivati negli Stati Uniti quando erano bambini). Ma forse anche una plateale manifestazione di sollievo. Perché Nancy Pelosi, leader della minoranza democratica alla Camera dei Rappresentanti, ha parlato per oltre otto ore. Un record nell’aula che da oltre un secolo non assisteva a un intervento così lungo (nel 1909 Champ Clark parlò per 5 ore e 15 minuti). E l’immagine di Pelosi che a voce alta legge le storie dei baby-immigrati e cita Papa Francesco e la Bibbia fa ancora più effetto se si pensa che lei ha 77 anni e ha deciso di tenere i tacchi alti durante l’intero speech, invece che indossare scarpe da ginnastica come fanno di solito in queste occasioni i senatori americani.
Il privilegio di poter parlare senza limiti di tempo è riservato alla Camera bassa del Congresso americano solo alla leader dell’opposizione, mentre al Senato è un’opportunità per tutti i suoi cento componenti. E non a caso qui il record lo detiene il senatore Strom Thurmond – era il 1957 – che parlò per 24 ore e 18 minuti. Un discorso che si può considerare un elisir di lunga vita (per lui ma non per i suoi colleghi) visto che Thurmond passò dal partito democratico a quello repubblicano stabilendo anche altri due primati, quello di terzo senatore della storia americana a superare i cento anni di età e anche l’unico a festeggiare il secolo di vita mentre era ancora in carica.
Una mania, quella dei discorsi lunghi, che è stata spesso appannaggio dei grandi dittatori. Di Stalin non si conoscono i tempi precisi, si sa per certo, però, che chiunque decidesse di alzarsi in anticipo dalla platea del Congresso del Partito comunista, sarebbe finito in carcere l’indomani. Fidel Castro adorava parlare per ore al suo popolo, tanto che il suo entourage contemplava pause-cibo durante i suoi interventi. Ai cubani regalò il record di 7 ore e 10 minuti nel 1986, di fronte al Congresso del Partito comunista. E alle Nazioni Unite fu a lungo il primatista da Guinness quando nel 1960 si dilungò per 4 ore e 29 minuti (preceduto, ma non nel ruolo di leader, solo dal ministro delle Finanze indiano V.K. Krishna Menon, oltre 7 ore nel 1957). A distanza anche dal verboso dittatore libico Muammar Gheddafi, che pure nel 2009 fece sbadigliare la platea del Palazzo di Vetro con un discorso di cento minuti considerato fra i più noiosi e sconclusionati mai sentiti all’Onu. A seguire le orme del mentore e amico Fidel Castro è stato spesso Hugo Chavez, noto per aver battuto più volte se stesso lanciandosi in interminabili sermoni, uno dei quali, nel 2012 mise a tacere (ma solo per poco) i timori sul suo stato di salute dopo una logorroica maratona verbale di 10 ore in occasione del discorso sullo stato dell’Unione.
In Italia il record spetta a Marco Boato, ex fondatore di Lotta Continua e oggi membro del Consiglio federale dei Verdi, che nell’81 si dilungò per 18 ore e 5 minuti alla Camera contro la proroga di un anno del fermo di polizia previsto dal dl Cossiga.
Eppure non tutte le ciambelle riescono col buco. Edward Everett, ex segretario di Stato americano, parlò per oltre due ore a Gettysburg – era il 1863 – durante la guerra di secessione. Uno speech di 13.607 parole. Immediatamente dimenticate. Perché, dopo il suo, arrivò il discorso di Abraham Lincoln, pietra miliare nella costruzione della futura nazione americana. Tre minuti in tutto. La prova che a fare la differenza è la qualità.