Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi ci occupiamo dell’arresto all’aeroporto di Nizza della signora Chiara Rizzo. Notizia da prima pagina, benché il nome di Chiara Rizzo, alle persone normali, non dica assolutamente niente.
• Già, infatti. Chi è?La moglie di Amedeo Matacena. Questo le rende il quadro più chiaro?
• Matacena... Matacena... Mi vengono in mente la Calabria e Forza Italia... Sta in galera?
È latitante. L’altro giorno, con una piccola retata, sono state arrestate sette persone. Tra queste c’era l’ex ministro Scajola, quello della casa al Colosseo comprata per quattro soldi a sua insaputa. I magistrati della Divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria accusano Scajola di aver aiutato Matacena a scappare o almeno a restare latitante. La storia di Matacena è da raccontare. Lei ha detto “Calabria”, ma l’uomo è nato a Catania, e suo padre, Amedeo Matacena senior, era di Napoli. Questo padre, prima antifascista, poi socialdemocratico, poi liberale, infine schierato con i fascisti reggini del “Boia chi molla”, ebbe l’idea di scendere da Napoli in Calabria per mettere in mare il servizio di traghetti tra Messina e Reggio Calabria, recuperando certi vecchi scafi della guerra in condizioni buone. Divenuto ricco, sposò una donna bellissima, che si chiama Raffaella “Raffy” De Carolis, umbra e miss Italia nel 1962. La Raffy sta adesso agli arresti anche lei.
• Cioè è la madre del Matacena latitante.
Esatto. Il Matacena latitante, da giovane, fece la vita che fanno i figli di papà come lui, sia detto senza il minimo disprezzo. Belle donne, macchine, i traghetti, la politica. Disinvolto e con cravatte indimenticabili. Si fece eleggere deputato con Forza Italia nel 1994, poi di nuovo nel 1996. Era già stato consigliere comunale e regionale, però con il Pli. Tutto filava alla grande – soldi, potere e belle donne – quando i magistrati ci misero lo zampino. Inchiesta Olimpia sulle ‘ndrine e la certezza dei magistrati che Matacena sia collegato al clan Rosmini. Clan Rosmini, cioè un centinaio di omicidi.
• In che senso i magistrati pensano che Matacena abbia a che fare con questo clan Rosmini?
È il «concorso esterno in associazione mafiosa». Sa, quel reato che non esiste nel codice: è un fatto che hai aiutato la ‘ndrangheta anche se, formalmente, non ne facevi parte. In ogni caso, alla condanna del 2001 succedono i soliti balletti tra un appello e l’altro, Cassazione, rifacimenti di processo eccetera e la sentenza diventa definitiva, cioè Matacena – nel frattempo non più ricandidato – deve effettivamente andare in galera, solo nel 2012. Ma a quel punto non lo trovano più: è scappato all’estero, ha girato un po’ in posti fidati e alla fine è sbarcato a Dubai, negli Emirati arabi, dove lo fermano. Non abbiamo accordi per l’estradizione da Dubai, e quindi Matacena se ne resta in quel paese abbastanza al sicuro. Gli emiri gli hanno solo ritirato il passaporto. L’altro giorno s’è fatto intervistare via Skype dai giornalisti italiani. Smentisce di voler andare in Libano, dice che non si tratta affatto di un esilio dorato, c’è di mezzo una famiglia, con moglie e due figli, «campo» ha detto «facendo il maitre in un locale».
• Eravamo partiti da una certa Chiara Rizzo.
È la moglie. Di Messina. Quarantatre anni. Bella donna anche lei, in rete si trovano sue foto dove si mostra piacevolmente generosa di scollatura. Bella, bionda e con gli occhi azzurri, ripeto, anche se ci sono sue intercettazioni in cui la si sente dire: «Ah, va bene, questo che cazzo me ne fotte, voglio dire! Io pensavo che avevano aperto una indagine di cazzo! Ma che c’entra, pensano una indagine... ma che c’entro io?». Le donne, e magari anche gli uomini, pensano che per avere charme basti la griffe e l’avvenenza che t’ha regalato madre natura. Poi però aprono bocca.
• Che ha fatto?
Ha chiesto aiuto a Scajola per il marito. Da cui, nel frattempo, si è separata, però secondo i magistrati solo per finta. Scajola s’è messo nei guai concedendo questo aiuto, ed è finito dentro perché secondo i magistrati ha aiutato il latitante a fare il latitante. Una grande questione è come mai Scajola, sposato e con una figlia, sia caduto nella trappola di rispondere di sì alla signora che chiedeva aiuto, e che adesso dovrà essere estradata da Nizza in Italia (lei dice che stava tornando per conto suo e si sarebbe consegnata già ieri sera). C’è un’altra intercettazione in cui Scajola, piuttosto alterato, dice alla signora Chiara Rizzo appena uscita dallo studio di un professionista svizzero che, forse trattenendola troppo a lungo, l’aveva ben volentieri aiutata nella gestione di certi fondi: «Pappa e ciccia non si fa! Pappa e ciccia non si fa! Pappa e ciccia non si fa!». Sta forse in queste esclamazioni, dolorose e fanciullesche, la risposta al perché, richiesto di aiuto, lo sventurato ex ministro abbia risposto.
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