Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 12/05/2014, 12 maggio 2014
DUBBI SU DUE ACCUSE: PERCIÒ ROBLEDO NON FIRMÒ
MILANO — È sulla posizione di Angelo Paris, general manager di Expo 2015, che si è consumato lo strappo tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che il 6 marzo non appose il visto alla richiesta d’arresto, e gli invece firmatari Edmondo Bruti Liberati, Ilda Boccassini, Claudio Gittardi (del pool Boccassini antimafia) e Antonio D’Alessio (del pool Robledo antitangenti: ma gli atti documentano che quel giorno nessuno era contrario a chiedere l’arresto di Paris, peraltro in quel momento proposto solo ai domiciliari.
La differenza era che Robledo chiedeva di eliminare due delle quattro imputazioni, che con il materiale disponibile gli parevano meno solide delle altre; mentre i colleghi erano invece convinti e premevano sull’urgenza di mettere al riparo Expo 2015, peraltro essendo Paris in lizza per il posto del direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Rognoni, a sua volta in procinto di essere arrestato in un’altra indagine di Robledo con i pm D’Alessio e Pirrotta. Robledo non firma dunque la richiesta di arresto di Paris: è l’ultimo atto di una travagliata coabitazione tra pool iniziata il 4 maggio 2012 con la coassegnazione (al pm Gittardi che ha Boccassini come capo e al pm D’Alessio che ha Robledo come capo) del fascicolo gemmato da un’indagine per tangenti sulla sanità del tandem Gittardi-D’Alessio, a sua volta però scaturita (pur se poi senza più alcun nesso con fatti di criminalità organizzata) dall’inchiesta di ‘ndrangheta «Infinito» nel 2010 del pm Boccassini. In precedenza Bruti aveva detto no alle richieste di Robledo o di coordinare da solo l’inchiesta con altra polizia giudiziaria, o di stralciare i fatti riguardanti Expo per riunirli a quelli già oggetto della sua inchiesta su Rognoni.
Gli atti aggiungono che i successivi 4-11-18-22 aprile e primo maggio gli altri pm inoltrano al gip Antezza integrazioni alla richiesta di arresto di Paris, con nuove intercettazioni che li spingono a chiedere non più i domiciliari ma il carcere: queste integrazioni non vengono più sottoposte a Robledo (che al Csm ora se ne lamenta) perché gli altri pm ritengono di aver interpretato il suo precedente rifiuto come presa di distanza dal fascicolo.
Al gip, tra le integrazioni, i pm mandano curiosamente pure una pagina del sito Dagospia sull’articolo del Corriere che nell’esposto di Robledo aveva colto soprattutto l’inedito accenno a una nuova segreta indagine su Expo: diffusione di notizia che per il pm D’Alessio poteva allarmare gli arrestandi e quindi acuiva le esigenze cautelari.