Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
• Il sabato mattina, alla radio, il presidente Usa Barack Obama parla agli americani. Ma ieri, a sorpresa, gli ascoltatori hanno sentito la voce di sua moglie, Michelle: «Nelle ragazze rapite rivedo le mie figlie. Faremo di tutto perché vengano liberate». Un appello cui si è unito anche il Papa, chiedendo via Twitter «l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria».
• Di chi stanno parlando?
Delle 278 studentesse portate via la notte tra il 14 e il 15 aprile dal gruppo terroristico Boko Haram. In Nigeria, nella città di Chobik, a maggioranza cristiana. Di quelle poverette, 53 sono riuscite a scappare, saltando giù dal camion che le stava portando via e nascondendosi poi nei boschi.
• Come fa una banda di malviventi a portarsi via addirittura 278 ragazze? Non c’era nessuno a difenderle?
Alle nove di sera del 14 aprile diversi veicoli e una quarantina di moto sono arrivate davanti alla scuola pubblica di Chobik. La scuola era piena di studentesse, tornate per gli esami di fine anno e ospiti nel dormitorio dell’edificio. I miliziani di Boko Haram sono entrati nell’edificio gridando: «La scuola è sotto attacco! Presto, tutte nella sala refettorio! Vi portiamo in salvo!». Le ragazze si sono buttate giù dal letto, precipitandosi nella sala refettorio e qui hanno capito che si trattava di un sequestro: i soldati le spingevano e le picchiavano, non avevano affatto l’aria dei salvatori. Le hanno infatti costrette a uscire, le hanno obbligate a salire sui camion e prima ancora che i camion partissero hanno appiccato il fuoco alla scuola. È probabile che le abbiano portate nella foresta di Sambisa, 60 mila chilometri quadrati che i terroristi di Boko Haram hanno eletto a loro dimora, mettendo in sicurezza tutta una serie di zone dove si sono sistemati a vivere.
• Ma chi sono questi di Boko Haram?
L’espressione «Boko Haram» in dialetto hausa (quello che si parla nel nord del Paese) significa: «L’educazione occidentale è peccato». Per questi terroristi — musulmani — si tratta di un punto chiave, e infatti, da quando operano agli ordini del loro nuovo capo, Abubakar Shekau, gli attacchi contro le scuole si sono moltiplicati. Il 5 maggio Shekau s’è mostrato in un video e ha parlato per 57 minuti consecutivi, rivolgendosi alle madri delle rapite: «Abbiamo preso le vostre figlie, sono schiave, le venderemo al mercato in nome di Allah». S’è messo a ridere: «Le ragazze sono fatte per diventare mogli, a 12 anni, anche a 9, non per studiare. Adesso troveranno un marito. Oppure saranno vendute al mercato». I mercati degli schiavi esistono. In Ciad o in Camerun una ragazza come quelle in mano a Shekau si compra per 12 dollari. Boko Haram non scherza: dal 2002 a oggi ha fatto più di diecimila morti. Tra questi morti ci sono molti bambini: chiusi a chiave in una scuola a cui poi veniva dato fuoco.
• Però adesso c’è la mobilitazione internazionale.
Sì, Michelle Obama ha diffuso in rete l’hashtag #BringBackOurGirls («Ridateci le nostre ragazze»), invitando il mondo a spedire selfie di sostegno («selfie» è una parola nuova che significa «autofotografia»). Ne sono arrivate da tutte le parti, anche da personaggi famosi. Il presidente nigeriano, di nome Goodluck Jonathan, che inizialmente ha preso la cosa sottogamba, minimizzando e credendo così di preservare l’immagine sua e del Paese di fronte al mondo, ha infine accettato l’invio da parte americana di esperti dei servizi segreti (anche noi manderemo qualcuno dei nostri 007 laggiù). Il ministro degli Esteri francese Fabius, dando seguito a una raccomandazione del presidente francese Hollande, ha fatto sapere che «una squadra specializzata con tutti i nostri mezzi nella regione est è a disposizione della Nigeria». Gli inglesi manderanno le teste di cuoio. Ma, quello che è davvero nuovo e straordinario, è che si sono resi disponibili i cinesi: daranno la caccia ai rapitori anche loro.
• Come mai?
I cinesi hanno forti interessi in Africa, e anche in Nigeria, e desiderano che il loro lavoro non sia disturbato dai terroristi. Tengono alla stabilità dei governi. L’azione di Boko Haram è locale, ma tende a estendersi anche fuori dalla Nigeria, in Camerun, in Ciad o in Centrafrica, e a saldarsi con quella di Al Qaida e dei radicali somali. Boko Haram non è solo un movimento di lotta islamico e anticristiano. C’è di mezzo pure la miseria. La Nigeria, che produce ogni giorno 1,9 milioni di barili di petrolio, è da poche settimane la prima economica africana, superiore anche a quella del Sudafrica. Ma la ricchezza è concentrata in poche mani, che stanno nel Sud e sono prevalentemente cristiane. Mentre protestiamo, non dobbiamo dimenticarlo.
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