Luca Tremolada, Il Sole 24 Ore – Nòva 11/5/2014, 11 maggio 2014
NELLA TESTA DI CHI INVENTA IL CODICE
Non lo ammetteranno mai, neanche sotto tortura. Ma gli sviluppatori in fondo in fondo sono classisti. Senza tirare in ballo Karl Marx, più semplicemente non si sentono parte di un’unica grande famiglia. Al loro interno esistono distinguo, specializzazioni, ruoli e aspirazioni che li spingono in direzioni a volte opposte. Inutile girarci intorno, la favola della comunità di amiconi raccontata in Microservi, il romanzo che per primo rese protagonisti gli sviluppatori si è rivelata un po’ una frottola. Possiamo dire che al loro interno hanno generato un biodiversità notevole con un alto e un basso. Intendiamoci: gli "operai" del codice, quelli nelle catene di montaggio delle sofware esistono ancora (e forse esisteranno sempre). Ma stanno emergendo anche figure più al centro del processo strategico (o creativo) di una azienda. Tutto o molto dipende dal linguaggio, dalla specializzazione e dal settore.
Prendendo come punto di vista la stratificazione del software, a partire dal sistema operativo, per arrivare fino alla User Interface, si possono con una operazione di estrema sintesi identificare tre macrocategorie: i programmatori di sistema (sistema operativo, compilatori, networking, application server, etc.), gli applicativi (modellazioni dati, business logic, framework, etc) e chi si occupa di front-end.
A sentire i più tecnici, gli spaghetti code, i programmi scritti male si trovano più facilmente nel front end. La maggior parte dei programmatori top lavora sui sistemi. Ma naturalmente sono punti di vista. Certo è che gli ambiti sono diversi: chi si occupa di application server, per fare un esempio, non sogna le stesse cose di chi lavora con l’Html. Vivono tensione e ritmi diversi. E anche destini economici perché per un freelance scommettere su un linguaggio che perde di popolarità vuol dire rischiare di ritrovarsi senza lavoro.
Se si scorrono le richieste di impiego sui siti americani dedicati agli sviluppatori come FlexJobs.com, Dice.com e Stack Overflow’s Careers 2.0, si scopre che i linguaggi di programmazione non hanno tutti lo stesso valore. A New York, se vuoi trovare un posto velocemente devi avere sul curriculum competenze in Python. Il suo principale pregio è quello di essere un linguaggio talmente facile da essere diventato il punto di ingresso anche dei giornalisti verso la programmazione. Stesso discorso per Ruby che invece è molto apprezzato a San Francisco. La natura versatile, funzionale e (più semplice) di linguaggi come Ruby, Php, JavaScript e Objective-C li rende più popolari per chi si occupa di sviluppo nelle startup, nel design e nel gaming. Ma restiamo nell’ambito di una frazione piccolissima del mercato. Un nicchia che però è sotto i riflettori perché lavora a stretto contatto con grafici, designer e il marketing. Resta più sottocoperta - ma non per quanto rigurarda lo stipendio - chi si occupa di programmazione dura e pura. Anzi, se consultiamo l’indice Tiobe che misura il livello di popolarità dei linguaggi di programmazione sulla base non della qualità ma della versatilità nell’ambito software scopriamo che ai primi posti ci sono C e Java. Il primo, sviluppato negli anni Settanta è il più antico ma più utilizzato linguaggio di programmazione. Fornisce i mattoncini base per altri popolari codici come C#, Java, JavaScript e Python. Java è uno dei linguaggi più richiesti (si legga l’infogratica) e diffusi. Lo troviamo dappertutto - enterprise software, contenuti web based, giochi, e applicazioni mobili -. È studiato per lavorare su più piattforme software e nella classifica Tiobe è secondo solo a C. Non è di moda perché non mai passato di moda. Anzi possiamo dire che oggi Javascript sia stia candidando a essere il vero concorrente di Java (si legga l’infografica).
Le competenze però sono altro dai linguaggi. E nessun programmatore che si rispetti si identificherà mai nel suo strumento di espressione. Del resto sono tutti parte di un’unica grande famiglia.
Luca Tremolada, Il Sole 24 Ore – Nòva 11/5/2014