p. mas. , La Stampa 12/5/2014, 12 maggio 2014
CADE IL TABÙ NEL FOOTBALL SAM, IL PRIMO GAY DICHIARATO GIOCHERÀ NEL CAMPIONATO NFL
Secondo il settimanale «Time», la gente guarderà a sabato scorso come un giorno che ha fatto la storia nel football americano, e forse nell’America in generale. Per la prima volta un giocatore dichiaratamente gay è stato selezionato dai St. Louis Rams per il campionato professionistico Nfl. Si chiama Michael Sam, è nero, e per festeggiare l’ingaggio ha fatto circolare le immagini del bacio celebrativo col suo compagno, bianco. Più di così non si poteva fare per scuotere il mondo dello spor.
Michael ha 24 anni, è alto un metro e 88 centimetri, e pesa 118 chili. È nato in Texas e giocava per la University of Missouri: non esattamente i luoghi più facili dove crescere, quando sei omosessuale. Sul campo è bravo, al punto che è stato giudicato uno dei migliori difensori del campionato universitario, però era stanco di nascondere la sua natura sessuale. Non voleva fingere, o interpretare la parte del macho che distrugge gli avversari, per poi magari rivelare di essere gay dopo le scelte dell’Nfl. Chiedeva che se una squadra avesse deciso di prenderlo, lo facesse sapendo dal principio chi era e accettandolo.
Quindi all’inizio dell’anno aveva rivelato di essere gay, sfidando l’intero mondo dello sport professionistico Usa. Alcuni analisti avevano detto che era pazzo, perché così si rovinava la carriera: nella Nfl avevano giocato altri gay, ma in silenzio. Per lui, però, il punto era proprio questo: venire allo scoperto ed essere accettato, come era successo poco prima a Jason Collins nel basket Nba, quando Brooklyn lo aveva ingaggiato dopo l’annuncio della sua omosessualità. Quindi aveva dato alle squadre qualche mese di tempo per abituarsi all’idea. Non è stato facile, perché il football è lo sport più macho. Infatti Sam è stato la scelta numero 249, nonostante sul piano tecnico non si discuta. Questo è solo l’inizio, e la sua carriera è tutt’altro che sicura. Ma la storia ormai è fatta.
p. mas. , La Stampa 12/5/2014