Emanuela Audisio, la Repubblica 12/5/2014, 12 maggio 2014
IL CALCIO SAUNA
DOHA
Sono quasi le otto della sera. Colpo di tacco di Raul, ma nessuno se ne accorge. Sapessi com’è strano farlo in Medio Oriente, dove per la prima volta si giocheranno i mondiali 2022. Stadio Jassim bin Hamad, Coppa dell’Emiro. Aria appannata. Primavera araba a 39 gradi. Al Sadd contro Al Gharafa. Cinquemila spettatori, stadio senza recinzione, un tabellone, ma niente immagini. Nessuno si azzuffa. Sobrietà assoluta: acqua, aranciate, succhi di frutta. Scordatevi la birretta. Gruppo di tamburi come tifo, una bandierona, zero striscioni, niente urla bestiali, nemmeno in panchina. Al 30’ una lunga fila di uomini con la dishdasha, la tunica bianca si alza e se ne va. Lo stadio si svuota: sdegno per un assist sbagliato? Ma no, vanno tutti in sala, duecento metri quadri di tappeti: è l’ora della preghiera. Il muezzin chiama. Sul tabellone compaiono dei numeri con le serie dei biglietti. E’ la lotteria: in palio più di 15 mini iPad. C’è chi può. A bordo campo le bottigliette d’acqua usate sono ormai un cimitero di plastica. Allo stadio ci si arriva solo in macchina, con un traffico da Los Angeles. Raggiungerlo a piedi non si può, la metropolitana è ancora da costruire. Doha per l’Oms è tra le venti città più inquinate del mondo. Nessuno cammina da questa parti: 46 gradi alle undici di mattina a metà maggio. Una sauna all’aperto, fa più freddo in rosticceria. Ma allo stadio vi si congeleranno i piedi, perché dal basso arriva aria condizionata, anche se gli architetti dicono che negli impianti mondiali non sarà possibile averla (troppo dispendio energetico).
Oddio, non è che al Qatar manchino i soldi, ha il pil pro capite più alto del mondo, centomila dollari americani a testa (tre volte quello italiano). Una volta, ma non tanto tempo fa, pescavano perle nel mare, ora gas e petrolio. Luce, acqua, telefono e cure sono gratis per i cittadini. Niente tasse sui redditi personali, nessun partito politico. Anche se il parlamento dove siedono i 35 consiglieri dell’emiro al-Thani, il primo a salire al trono senza colpo di stato, è il doppio di Versailles. Bastano tre minuti di estrazione per pagare gli stipendi di quella polvere di stelle che a fine carriera viene a giocare qui al caldo (c’è passato anche Guardiola). Il paese è un po’ più piccolo del Trentino Alto Adige, i qatariani nostrani solo 71 mila (ultimo censimento del 2010), ma c’è anche chi dice 300 mila, su una popolazione di 1,9 milioni di abitanti. In pratica la grande massa è fatta dagli immigrati e dalla manodopera schiava. Il mondiale 2022 si giocherà in 8 impianti (e non 12) e costerà, infrastrutture comprese, 200 miliardi di dollari, tre volte di più delle costose olimpiadi invernali russe di Sochi. Da altre parti si costruiscono gli stadi, qui invece anche la città, Lusail, che ospiterà il mondiale. E’ un Football-Show quasi perfetto nella sua artificialità.
Il Qatar ha cambiato un po’ strategia visto che nel deserto non nascono campioni e soprattutto non ci si può allenare. Prima nello sport comprava, anzi faceva razzia, e naturamoderna,
lizzava. Adottava i figli di altri cambiando i loro nomi. Commerciava la gloria per avere una sua bandiera da far sventolare. Ricordate Stephen Cherono, keniano, re dei 3.000 siepi e dei 5.000 metri? Era un keijo, della tribù dei Marakwet, della mitica Rift Valley. Diventò Saif Saeed Shaheen del Qatar. Un prodotto global con mensile assicurato. Ora invece il paese cerca di far crescere i suoi, come Barshim, 22 anni, campione di salto in alto. Anche se il problema è sempre quello: non c’è serbatoio, c’è il petrolio, ma dove metterlo? La tradizione si può costruire, ma su cosa, se mancano i numeri, se non ci sono persone? In più lo stile di vita, sempre al chiuso, uscire solo di sera, fare poco movimento, sposarsi tra parenti, ha portato ad un alto tasso di popolazione diabetica.
Valter Di Salvo, 50 anni, ex preparatore atletico di Lazio, Real Madrid, Manchester United, è il direttore dell’Accademia Aspire, sezione calcio. Aspire è molto di più di una Coverciano è la Nasa dello sport, ha anche ospedale e laboratorio antidoping (per ora testa solo il sangue). Qui viene farsi curare Drogba, qui si allena per dei periodi la nazionale australiana di nuoto. C’è il meglio di tutto il mondo: dai macchinari ai fisioterapisti. Di Salvo crea il programma per la nazionale di calcio. Segue i giovani. Il Qatar non è mai riuscito a qualificarsi per il mondiale, ha perso 1-0 in casa con l’Iran per quest’ultimo. Tutto è scientifico, tecnologico, all’avanguardia. Di Salvo spiega: «Qui i ragazzi si allenano, mangiano, e studiano anche in classi quasi private. La mensa ha il cibo con le indicazioni per le diete, niente bibite gassate. Abbiamo comprato dal Borussia Dortmund questa gabbia che si chiama Footbonaut, inventata da un ingegnere tedesco, dove l’atleta si mette al centro e dove dai quattro lati gli vengono sparati palloni, alti e bassi, che lui dovrà direzionare in base alla luce che si illumina. In più ho voluto questa palestra con vetrate, posizionata tra i due campi di gioco: gli allievi vengono, digitano il loro nome sul video, compare il loro programma e anche il filmato del loro lavoro. Poi si prendono l’iPad e seguono il loro personale allenamento. Con la gioventù oggi è importante comunicare con l’immagine, altrimenti si annoiano. Per questo sull’altro schermo c’è Messi che racconta la sua vita e il suo calcio».
Aspire manda i calciatori fuori in Europa ad allenarsi con i grandi club e ha comprato una squadra in Belgio, di seconda divisione, il Kas Eupen, che permette ai migliori di fare esperienza. Di Salvo aggiunge: «In più per motivarli ho appena inaugurato un programma di premi salariali. Chi più gioca in campionato, chi più partecipa alla vita sociale del club e va a parlare in scuole e ospedali, guadagna soldi aggiuntivi. Così si è spinti a fare meglio». I vecchi soldi anche nel nuovo mondo funzionano sempre.
Emanuela Audisio, la Repubblica 12/5/2014