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 2014  maggio 12 Lunedì calendario

EUROSCETTICI NELLE PIAZZE ASSENTEISTI A STRASBURGO


BRUXELLES Che agli euro-scettici non piaccia l’Unione Europea è risaputo. Cavalcando lo scontento popolare causato dalla crisi, intendono trasformare le elezioni europee del 25 maggio in un referendum contro l’Europa. Ma quel che Marine Le Pen, Nigel Farage e Matteo Salvini – i leader dei principali partiti anti-UE – non dicono è che la loro allergia all’Europa è tale da spingerli a disertare le aule di Strasburgo e Bruxelles. «Gli anti-europei sono pigri. Semplicemente non lavorano al Parlamento europeo», spiega Sylvie Goulard, eurodeputata francese dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. I dati di VoteWatch – organizzazione che ha misurato l’attività degli eletti europei per tutta la passata legislatura – confermano.
Nonostante tutto il loro gridare contro l’Ue, gli euro-scettici sono stati tra i meno presenti e i meno attivi tra i 766 deputati dell’Europarlamento. Voti in plenaria sotto la media, scarsa partecipazione in commissione, pochi rapporti redatti nel corso della legislatura, incapacità di parlare lingue straniere: secondo Goulard, gli anti-UE non saranno un problema nel prossimo Europarlamento perché «non lavoreranno».
LE CLASSIFICHE
Nelle classifiche di VoteWatch, Salvini, Le Pen, Farage & Co. sono agli ultimi posti. Dal 2009 al 2014, il segretario della Lega Nord ha partecipato al 76,91% dei voti per appello nominale, arrivando al 625° posto per presenza ai lavori della plenaria. In cinque anni di legislatura, Salvini ha redatto solo un rapporto (sulla modernizzazione delle dogane) ed un parere (sulla protezione dei dati personali). Relatore ombra sulla nuova legislazione per gli appalti in Europa, Salvini lo scorso gennaio è stato accusato in plenaria dal socialista belga, Marc Tarabella, di essere «un fannullone». Tra riunioni di commissione e gruppi ristretti, «per un anno e mezzo abbiamo lavorato con altri relatori ombra», ma Salvini è «l’unico che non abbiamo mai visto», ha denunciato Tarabella.
LA COMMISSIONE PESCA
La francese anti-euro Marine Le Pen non fa meglio. Al 701° posto con il 67,29% delle presenze in aula, la leader del Front National non ha prodotto alcun rapporto, parere o emendamento. Peggio di Marine è il padre Jean Marie Le Pen, storico capo dell’estrema destra francese, che si piazza al 709° posto ed in plenaria ha parlato solo 22 volte. Praticamente ultimo in classifica è il leader dell’Ukip, Nigel Farage, che vuole far uscire il Regno Unito dall’Ue. Per lui, stare lontano dal posto di lavoro sembra essere un vanto: zero rapporti, zero opinioni, zero emendamenti, una dichiarazione scritta. Con il 42,97% dei voti, Farage è al 759o posto per presenze. Secondo il presidente dei liberali Guy Verhofstadt, «il più grande spreco di denaro nell’Ue di oggi è lo stipendio che paghiamo tutti al signor Farage”, che è membro della commissione Pesca e «non c’è mai».
I PICCOLI PAESI
L’assenteismo prevale anche tra i leader dei partiti euro-scettici dei piccoli Paesi. Il belga Frank Vanhecke, che sostiene l’indipendenza delle Fiandre, è stato in aula solo il 77.16% delle volte in cui si è votato. Morten Messerschmidt, deputato del Partito del Popolo Danese, ha schiacciato il pulsante l’80,15% delle volte. Timo Soini, capo dei Veri Finlandesi, ha abbandonato l’Europarlamento dopo appena due anni di mandato, per tornare a fare politica a Helsinki. Anche tra i deputati semplici l’allergia per Strasburgo e Bruxelles è diffusa. Il lepenista Bruno Gollnisch è al 457° posto. Giancarlo Scottà della Lega Nord ha perso più di 1.000 voti per appello nominale in cinque anni. Magdi Cristiano Allam, di Io Amo l’Italia, non ha partecipato a più di 1.500 votazioni.
Le lingue sono un ostacolo per gli euro-scettici. Nazionalisti o regionalisti, pochi anti-Ue parlano idiomi di altri paesi. In un recente incontro a Strasburgo, Le Pen e Salvini hanno avuto bisogno di un interprete per capirsi. Loro dicono di comprendersi comunque, perché uniti dalla battaglia comune contro l’euro e l’Ue. Ma, quando si vanno a controllare i dati, si scopre che gli anti-Ue sono divisi sulla maggior parte dei provvedimenti europei. I deputati di Europa della Libertà e della Democrazia – l’unico gruppo euro-scettico della legislatura che si è conclusa – hanno votato insieme in meno del 50% delle deliberazioni dell’Europarlamento, contro il 90% circa dei grandi gruppi.