Marco Imarisio, Corriere della Sera 12/05/2014, 12 maggio 2014
L’INGEGNERE CHE ACCOLSE I 5 STELLE NEL CANTIERE DI CHIOMONTE
«Scusi lei, mi può reggere il metro?». Era il 23 marzo 2013, un mese dopo le elezioni politiche. Al cantiere di Chiomonte erano arrivati 61 nuovi deputati e senatori a Cinque stelle, una specie di gita scolastica nella quale si erano imbucati in molti, compreso uno strambo militante No Tav deciso a misurare il diametro del tunnel con un nastro da sarto. L’ingegnere con casco giallo e baffi aveva collaborato con espressione costernata. Marco Rettighieri è dotato di notevole pazienza, virtù che ha dovuto esercitare in dosi massicce negli anni vissuti da direttore generale della Lyon Turin Ferroviaire, ovvero Ltf, la società responsabile della parte internazionale della contestata Torino-Lione. Non è un uomo da segni particolari, solo un gran lavoratore. Ma il suo attivismo sulla Tav non era affatto scontato. A chiamarlo era stato Mauro Moretti, l’ex amministratore delegato di Trenitalia che mai ha fatto mistero di amare poco quel treno. Lui prese l’incarico molto sul serio, appassionandosi al progetto, «una ferrovia bellissima» disse una volta con tono estasiato davanti al plastico della nascitura ferrovia, spogliandosi spesso dei panni di tecnico per vestire quelli dell’oratore pro Tav. Ne guadagnò minacce, la scorta permanente, e una promessa di morte da parte di fantomatici Nuclei Operativi Armati. Il cantiere di Chiomonte fu l’ultima tappa, la più complicata. Ma Rettighieri, ex direttore per il Nord e Centro Italia di Rete Ferroviaria Italiana e dei suoi investimenti, è stato una delle architravi dell’alta velocità nostrana. Sabato scorso alla manifestazione No Tav di Torino lo striscione più grande era quello dei No Expo 2015. Lui sa cosa lo attende, M5S e antagonisti assortiti invece vedranno nel suo arrivo a Milano una perfetta chiusura del cerchio.